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martedì 27 Febbraio, 2024
di Tommaso Di Giannantonio e foto di Federico Nardelli
Gli occhi di Chiara si intimidiscono quando incrociano il volto di Kamar Baldwin. Il cestista se ne accorge e le porge una borsa bianca con lo stemma degli aquilotti. Dentro c’è una palla da basket. Al dono, inatteso, gli occhi della bambina rispondono con un sorriso. Uno dei tanti sorrisi regalati, ieri, dai giocatori della Dolomiti Energia Trentino nel giorno del «Volo di Aquila», un progetto che si inserisce nelle attività di AquiLab della Fondazione Aquila per lo sport Trentino. Per un giorno, Baldwin, capitan Forray e altri loro compagni di squadra si sono spesi come volontari all’interno di diverse realtà: dal Centro di Protonterapia di Trento al carcere di Spini di Gardolo, da Villa Sant’Ignazio al Paese di Oz, fino al laboratorio di falegnameria del Punto d’Incontro.
La visita di Baldwin ai pazienti di Protonterapia
Chiara è una delle pazienti di Protonterapia, centro specializzato nel trattamento dei tumori pediatrici. Accanto a lei – ieri mattina – c’era tutta la famiglia. La mamma si è trasferita a Trento per stare vicina alla figlia durante i due mesi di cure. Ha trovato un alloggio grazie alle associazioni 27 giugno e Ail Trentino. Il papà e il figlio, invece, sono arrivati direttamente da Napoli. «Noi facciamo su e giù nel fine settimana», spiega il papà, Dario, che tiene stretta la mano della figlia. «Per lei questo è un momento di distrazione», chiosa.
Un altro bambino, non appena Baldwin gli tende la borsa, prende la palla e comincia a palleggiare nella sala. «È dura vederli così, ma sono forti – dice il cestista dell’Aquila Basket – Per me è un’opportunità far sorridere chi sta affrontando una battaglia contro il cancro. Mia nonna l’ha avuto. Quindi capisco la situazione delle famiglie. È difficile».
Nella visita ai pazienti di Protonterapia Baldwin era accompagnato da Andrea Nardelli, direttore generale di Aquila Basket, in prima linea nei progetti di responsabilità sociale della società. «Noi – spiega il dg – non abbiamo mai avuto un presidente padrone e questo ci ha portato ad essere società del territorio. Oggi lo siamo tutti assieme, anche con i giocatori».
Capitan Forray barista e cameriere
Il «Volo di Aquila» si è esteso fino a via delle Laste. Qui il capitano «Toto» Forray si è messo alla prova nel campo della ristorazione. Al BarNaut della cooperativa Samuele – uno dei percorsi di inserimento lavorativo per persone in difficoltà – il giocatore dell’Aquila ha preparato e servito caffè. «Ha imparato in fretta», dicono i due giovani «titolari» da dietro il bancone.
A seguire Forray si è tolto il grembiule da barista e ha indossato quello da addetto mensa nella sede di Villa Sant’Ignazio, che offre accoglienza e sostegno ad altre persone in difficoltà. Il capitano degli aquilotti ha aiutato Gloria, una delle volontarie presenti in struttura, ad apparecchiare la tavola e poi ha servito i piatti. «È un modo per mettere i piedi per terra, per capire com’è la vita normale delle persone ed essere più umili. È un’iniziativa che serve a tutti», dice Forray, che si è fermato a pranzo insieme agli ospiti di Villa Sant’Ignazio. «Se Forray può dedicarsi per un giorno a fare volontariato, lo possono fare tutti e per tutto l’anno», considera Antonio Caferra, uno degli educatori della struttura.
Ellis e la sfida a Supermario Kart
Nel pomeriggio, infine, Quinn Ellis, Daniel Alviti e Saliou Niang hanno fatto visita insieme all’associazione Anffas al Paese di Oz, centro riabilitativo di Trento per persone con disabilità in età evolutiva. Non una semplice visita. Nonostante l’infortunio, Ellis ha sfidato Marco, uno degli ospiti, al Nintendo Wii, a Supermario Kart in particolare. Niang, invece, era al biliardino. L’aria era carica di entusiasmo. «Qui organizziamo attività di doposcuola per ragazzi delle medie e delle superiori – spiegano due educatori, Claudio e Paola – Sono attività incentrate sulla regolazione delle emozioni e sulle autonomie dei ragazzi. Riconoscersi nelle proprie fatiche e in quelle degli altri aiuta a prendere consapevolezza di sé».
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