il caso

sabato 2 Marzo, 2024

Chico tornerà in Italia, lo zio Gianni Forti: «Ho fatto bene a non mollare mai. Giorgia è una wonder woman»

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La chiamata della premier nel pomeriggio di ieri, poi la felicità immensa: «Sono travolto dall’emozione»

In questi 24 anni zio Gianni Forti non ha mai voluto demordere, determinato a far rientrare in Italia quel nipote condannato al «fine pena mai» e di cui non ha smesso un istante di urlare l’innocenza, prodigandosi strenuamente per lui su più fronti. «Ho praticamente rinunciato alla mia vita per riportarlo a casa: una battaglia iniziata quando ero un giovane, ora sono arrivato nella quarta età, ma ho fatto bene a non mollare, a insistere» sorride, lasciandosi andare all’emozione. Ottant’anni compiuti, Gianni è fratello di Aldo, papà di Enrico, per tutti Chico, morto di crepacuore nel 2001 dopo la sentenza di condanna all’ergastolo. In questo quarto di secolo lo zio è stato il megafono e il sostegno dell’ex surfista e produttore televisivo trentino arrestato negli Usa la prima volta nel 1998, in carcere da 24 anni. Per incontrarlo, anche solo pochi minuti, Gianni Forti ha preso un aereo almeno una cinquantina di volte (l’ultima nel 2018). E il pensionato ha continuato a fare trasferte pure dal Trentino a Roma. Anche di recente. Nonostante gli acciacchi dell’età.
Riuscire a parlarci, ieri sera, dopo l’annuncio ufficiale della premier Giorgia Meloni, non è stato affatto facile.
Gianni, quando ha raccontato che per Chico si stava muovendo la presidente Meloni si era detto convinto fosse la volta buona. E non si sbagliava. Quanto felice è?»
«Felice?? (e l’emozione prende il sopravvento ndr). Sono travolto dall’emozione, non ce la faccio nemmeno a fare un respirone … (e qui si ferma per cercare di prendere ariandr).
Ero in contatto con la premier Meloni da cinque anni e avevo avuto modo di incontrarla più volte, a Roma e alla Farnesina anche di recente. Avevo avuto diverse rassicurazioni da lei. Negli ultimi mesi l’avevo sentita diverse volte e ogni volta mi aveva ribadito che avrebbe riportato Chico in Italia, che stava facendo il possibile per riuscirci. Mi aveva anche dato un riconoscimento per lui come “uomo coraggio”».
Quando aveva incontrato Meloni l’ultima volta?
«L’avevo vista di recente a Palazzo Chigi e mi aveva detto che le trattative con il governo dello Stato della Florida e con il governo federale degli Stati Uniti erano a buon punto. Lei ne aveva fatto una questione personale. E ci è riuscita ad ottenere la firma del governatore della Florida per autorizzare il trasferimento di Chico in un carcere italiano. Le promesse fatte la premier Giorgia Meloni le ha mantenute. Eccome. Per me è una wonder woman.
Come lo ha saputo della firma? Chi l’ha informata che finalmente suo nipote potrà rientrare?
«È stata la stessa presidente del Consiglio Meloni oggi pomeriggio (ieri per chi legge ndr) a chiamarmi per darmi la bellissima notizia del rientro di Chico. Ma non ne ho parlato con nessuno fino all’annuncio ufficiale che ha dato lei con quel video da Washington».
Non lo ha detto nemmeno alla mamma di Chico, Maria?
«No, non l’ho ancora fatto, certo dovrò usare tutte le accortezze del caso quando l’aggiornerò: Maria è anziana, ha 96 anni compiuti, e sapere che suo figlio che tanto vorrebbe riabbracciare sta per tornare le provocherà certamente una grandissima emozione».
Sa invece chi ha informato Chico?
«Sempre la Meloni. Quando l’ho sentita mi ha detto che aveva già parlato personalmente al telefono con Chico, contattato il carcere di Miami in cui è detenuto. E mi aveva anticipato che da lì a poco avrebbe dato l’annuncio ufficiale».
E lei, invece, Gianni, quando avrà modo di parlare con suo nipote?
«È possibile solo il lunedì: può chiamare lui, solo una volta la settimana appunto, il lunedì, e solo per cinque minuti. Ma la prima che sentirà sarà di sicuro la sua mamma».
Cosa sono stati per lei questi 24 anni?
«Sono stati 24 anni in cui ho viaggiato dall’Italia agli Stati Uniti: avrà fatto almeno 50 voli verso la Florida per arrivare a questo risultato. E poi centinaia di migliaia di chilometri in auto e treno in Italia. Con il supporto degli Amici di Chico e di tante persone, che ci sono state vicine, abbiamo promosso centinaia di eventi. Ma senza alcuna contestazione, solo per dare un supporto pacifico alla nostra causa. Devo dire grazie di cuore a tutti coloro che in questi anni hanno avuto sempre fede, convinti che il rientro di Chico in Italia sarebbe avvenuto».
Una battaglia tutt’altro che facile eh?
«Per nulla facile. In 24 anni abbiamo avuto 14 governi e tante promesse. Abbiamo urlato l’innocenza di Chico ai quattro venti. Abbiamo chiesto aiuto al Governo italiano che per i motivi che ben conosciamo non può intervenire direttamente nelle vicende giudiziarie di altri Stati. E per la particolare articolazione giudiziaria nel processo dello Stato della Florida nemmeno il Presidente Usa può interferire. In questi anni abbiamo tentato la strada della revisione del processo ma inutilmente. Abbiamo raccolto 25 scatoloni di carte contenenti 50 mila documenti, che abbiamo passato a uno a uno per trovare una sola prova che potesse giustificare la condanna. Ma non l’abbiamo trovata».
Ora si può dire che la sua è stata una missione riuscita…
«Sì, dopo tanti viaggi, contatti con governi, ministri, politici, giornalisti…
Ho praticamente rinunciato alla mia vita per riportare Chico a casa: ho iniziato che ero giovane, ora sono già nella quarta età. Non avevo certezza di riuscirci ma non ho mai mollato e ho fatto bene a non desistere. Finalmente mio nipote dopo 24 anni di terribile vitaccia vedrà la il sole senza le sbarre.
Quando avverrà? Penso settimane, i tempi tecnici. Non vedo l’ora di riabbracciarlo».