Il funerale

mercoledì 6 Marzo, 2024

Duomo gremito per l’ultimo saluto a Carlo Borzaga. La figlia Anna: «Sei stato mentore e maestro, ci hai insegnato che il lavoro è dignità»

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Istituzioni, studenti, docenti, quattro diversi rettori: centinaia di persone per l'ultimo saluto del pioniere degli studi sull'impresa sociale. Don Farina: «Un visionario»

La sua storia l’ha raccontata con potenza la figlia Anna, commuovendo l’intera cattedrale del Duomo. Nato sopra un letamaio, figlio di contadini che hanno creduto alle parole del maestro del paese che andava ripetendo: «Fate studiare questo bambino, è promettente». Così, dal niente eppure da una terra forte, Carlo Borzaga è diventato un economista di rilievo internazionale, capace di abitare le sale conferenze di ogni continente e poi, con la medesima autenticità, tornare alla realtà dell’amata Sarnonico, alla verità delle adorate nipotine, all’orgoglio dei suoi campi, delle patate che distribuiva sull’uscio di una lezione all’università.

«Caro papà, sei stato esempio e speranza anche nella malattia», ha ribadito la figlia Anna, al termine di una cerimonia funebre che oggi, mercoledì 6 marzo, ha unito idealmente studenti e docenti, istituzioni e amici senza toghe per ricordare il docente scomparso domenica 3 marzo a 75 anni, dopo aver affrontato la Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla). Quattro rettori diversi (Davide Bassi, Daria de Pretis, Paolo Collini, Flavio Deflorian), i vertici della Federazione della Cooperazione (a cominciare dal presidente Roberto Simoni e dal direttore generale Alessandro Ceschi), il sindaco di Trento Franco Ianeselli, decine di professori che con lui hanno condiviso anni di lavoro prima ad Economia, dove è stato preside, e poi a Sociologia. E ancora: l’assessore Mario Tonina, l’assessora provinciale Francesca Gerosa, cooperatori e cooperatrici che negli anni hanno conosciuto il visionario, come ha ricordato l’amico don Marcello Farina, che ha costruito le fondamenta della cooperazione sociale, superando gli steccati plastici della teoria e praticando i lemmi della solidarietà, della sussidiarietà, della crescita dell’individuo – nella sua centralità – oltre il profitto, oltre le logiche del mercato. Tante, tantissime le persone che hanno salutato prima l’amico, poi il mentore che ha accompagnato centinaia di studenti, ricercatori, dottoranti e migliaia di persone fragili che con le sue intuizioni hanno trovato spazio e riscatto.

«Hai sempre creduto che il lavoro dà dignità alle persone – ha ricordato la figlia Anna Borzaga – Caro papà, anche questa tua ultima avventura è finita». Inevitabile menzionare la malattia, che Borzaga ha affrontato senza maschere, senza pudori, senza trucchi. Diventando testimonial del Centro di riabilitazione Nemo, ribadendo le fatiche ma al tempo stesso le urgenze della ricerca scientifica. «Sono stati tre anni in salita – ha ribadito la figlia Anna – ma la nostra famiglia è riuscita a non naufragare, merito tuo e della mamma, che avete saputo costruire solide fondamenta. Ma anche merito mio e di Matteo – ha aggiunto col sorriso – che abbiamo imparato quello che ci avete insegnato». Ossia la forza della coesione. «Ci hai aiutato a combattere con te, malgrado le pesanti menomazioni». Come bere e mangiare, rinunciando all’adorato speck.

Malgrado la malattia, Borzaga non ha rinunciato a scrivere, a lavorare. «Mi dicevi: “Quando lavoro non mi sento nemmeno ammalato”», ha ricordato ancora Anna. Una generosità, ha ribadito la figlia, che affonda le radici in quella tradizione popolare, appresa nell’amata Sarnonico, dove solidarietà e gratuità sono pane quotidiano.
«Ha vissuto una vita piena, ricca di umanità e dedicata a una ricerca intelligente e coraggiosa» ha detto nell’omelia l’amico di sempre don Farina rintracciando quattro sentieri percorsi da Borzaga: l’affetto per la famiglia; la rettitudine; la scienza; l’ascolto. «Un visionario», ha ribadito don Farina.

Un uomo capace di irridere gli schemi fissi dell’alto e del popolare. Un uomo e uno scienziato, ancora, che come ha ricordato la ricercatrice Giulia Galera ha gettato le basi per la nascita del network europeo Emes (Emergence of Social Enterprises) e lasciando traccia di sé nello studio del movimento cooperativo e dell’impresa sociale. Un contributo insostituibile alimentato, ha ricordato il segretario generale di Euricse Gianluca Salvatori, con infaticabile generosità.