bypass ferroviario

giovedì 7 Marzo, 2024

Bypass ferroviario, le risorse finanziarie ci sono ma la valutazione ambientale è in ritardo. Franzoi: «Questa attesa potrebbe aumentare i costi»

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Secondo l’assessore alla mobilità Ezio Facchin, la bonifica però potrebbe costare meno delle stime che circolano (50 milioni di euro)

I soldi per il bypass ferroviario di Trento ci sono. Il decreto Fitto prevede una rimodulazione delle fonti di finanziamento per le opere ferroviarie, in modo tale che se un investimento passa ad essere finanziato dal Pnrr, il Piano di ripresa alimentato da fondi europei, risorse nazionali si liberano per coprire le opere che allungano i tempi rispetto alla scadenza del 2026, come, appunto, la circonvallazione ferroviaria. Lo sostiene il Comune di Trento per bocca dell’assessore alla mobilità Ezio Facchin e del dirigente Giuliano Franzoi. Facchin, piuttosto, esprime qualche preoccupazione per un altro iter ancora in sospeso: la Valutazione di impatto ambientale in istruttoria al Ministero dell’Ambiente. «è lì da mesi, ci aspettiamo la risposta da un momento all’altro». Qualche ritardo sulla tabella di marcia il bypass lo avrà, anche perché c’è da definire la bonifica dei terreni che saranno attraversati dall’opera, soprattutto a Trento nord. La bonifica però potrebbe costare meno delle stime che circolano, che tra gli oli pesanti trovati all’ex Scalo Filzi e la pulizia del tratti di ex Carbochimica ed ex Sloi da attraversare potrebbero arrivare a 50 milioni di euro. «Sarà meno – dice Facchin – perché queste stime si riferiscono ad una bonifica ampia che non è necessaria».
«Il decreto appena varato dal governo parla di rimodulazione delle fonti di finanziamento degli interventi ferroviari al fine di consentirne l’immediata realizzazione – afferma Facchin – La ricognizione è molto impegnativa, ho sentito la direzione investimenti di Rete Ferroviaria Italiana e mi hanno confermato che il lavoro è lungo. I 60 giorni indicati nel decreto per il provvedimento del Ministero delle Infrastrutture che riassegna i fondi sono il tempo operativo necessario per poter declinare la cosa. Poi serviranno ulteriori decreti per l’aggiornamento del contratto di programma di Rfi».
«Il decreto è il linea con quello che ha dichiarato il viceministro Rixi a Trento – precisa Franzoi – Si parla di rimodulazione delle fonti di finanziamento per l’immediata prosecuzione dell’opera. Significa che lavori che erano finanziati da altre fonti passano ad essere finanziati dal Pnrr e, viceversa, opere come il bypass che prima erano finanziate dal Pnrr avranno le risorse da altre fonti». In sostanza, i 930 milioni di euro definanziati dal Piano di ripresa sono già da qualche altra parte. Una volta messi in ordine i conti, uscirà il decreto del Mit.
«Sul finanziamento sono tranquillo – aggiunge Facchin – Sono meno tranquillo sulla procedura che può creare qualche disagio». Su quale aspetto della procedura? «Ad esempio sul piano terre della fase A, è da mesi presso il Ministero dell’Ambiente, aspettiamo da un momento all’altro che si sblocchi». Si tratta della Valutazione di impatto ambientale, che è in istruttoria tecnica presso il Ministero, con 83 documenti sul Piano di utilizzo dei materiali da scavo sotto esame. «Bisogna fare grande attenzione, c’è questo allungamento dei tempi che può portare ad un aumento dei costi».
A proposito di costi, le bonifiche che si rendono necessarie a Trento nord non saranno spese in più per l’opera? «Nello Scalo Filzi i ritrovamenti di inquinanti sono molto puntuali – sostiene Facchin – Sul tratto della risalita ci presenteranno le modalità operative, ma non è tutto da bonificare».