il caso

sabato 16 Marzo, 2024

Guardia medica aggredita da un paziente: era sola in ambulatorio. I sindacati: «Servono guardie giurate»

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Il paziente era problematico, La solidarietà di Ferro (Apss) e dell’assessore Tonina. «Collegare l’allarme con la polizia»

Un pesante turno di notte. Un paziente che si presenta quando la sala è vuota e pretende di essere visitato. Ma quello che gli dice il medico non gli va bene e non importa se la diagnosi e le successive raccomandazioni erano fondate o meno. La reazione è isterica, urla e strepiti e, alla fine, mette le mani addosso alla guardia medica. È quanto è accaduto nei giorni scorsi in un servizio di continuità assistenziale. A essere aggredita «verbalmente e fisicamente» una giovane dottoressa che ha poi denunciato il tutto alla polizia. La stessa vittima ha chiesto il riserbo sui dettagli dell’aggressione che ricalca, però, un canovaccio ben noto (e temuto) dai camici bianchi: un paziente che si reca da un medico d’emergenza (spesso di pronto soccorso, anche se questo caso è avvenuto con un medico continuità assistenziale) e reagisce male quando le risposte del medico tradiscono le sue aspettative. Spesso pesa anche la lunga attesa, ma non è questo il caso: l’uomo, già identificato, è stato seguito subito. C’entra, invece, il disagio psichico, come accaduto in molti casi analoghi: il paziente risulta avere problemi di questo tipo già diagnosticati.
In ambulatorio da sola
Quanto accaduto riguarda anche la condizione in cui le guardie mediche lavorano. Sono spesso giovani laureati da pochi anni, in molti casi sono donne e, di frequente, sono completamente soli in ambulatorio. A sottolineare questa situazione la Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), sindacato a cui la dottoressa è iscritta. «Si tratta — le parole del segretario, Valerio Di Giannantonio — dell’ennesimo inaccettabile ed intollerabile episodio di violenza verso sanitari favorito dall’assenza di tutele strutturali quali la presenza di guardie giurate, telecamere, pulsante per la chiamata e l’allerta immediato alle forze di polizia, misure necessarie ed ormai imprescindibili a tutela dei colleghi e di tutti i sanitari, soprattutto quando gli stessi si trovano a lavorare soli ed in sedi periferiche. È un’emergenza che è stata segnalata più volte e che richiede la necessaria ed immediata adozione di doverosi provvedimenti urgenti, in assenza dei quali dichiareremo l’agitazione sindacale. Devono essere messe in campo tutte le misure di sicurezza atte ad evitare che questi episodi si ripetano. Ci sentiremmo tranquilli se nostra figlia o nostra sorella dovessero prestare servizio in queste condizioni?».
La risposta dell’azienda
A seguito dell’episodio, avvenuto peraltro a pochi giorni dalla data in cui in sensibilizza sul rischio di aggressioni al personale sanitario (il 12 marzo) è arrivata alla dottoressa la solidarietà dei vertici Apss. È il dg Antonio Ferro a «esprimere alla collega la solidarietà per quanto accaduto nel corso del suo turno di guardia e assicurano la massima attenzione alla tutela dei professionisti dipendenti e convenzionati». Allo stesso tempo, Ferro annuncia che, tramite il consiglio di direzione, «ha dato mandato di verificare la situazione nella sede della continuità assistenziale dove è avvenuta l’aggressione e in tutte le altre sedi provinciali al fine di verificare le misure di sicurezza in atto ed eventualmente agire per tutelare ulteriormente il personale in servizio: azioni come queste non devono avvenire più». Anche la Provincia, con l’assessore Mario Tonina, annuncia provvedimenti. «Gli episodi di violenza a carico delle donne e degli uomini impegnati a garantire la salute dei cittadini nelle nostre strutture sanitarie non sono accettabili – il commento – è un fenomeno sul quale la Provincia intende assumersi un preciso impegno: cominceremo affrontando il tema in sede di comitato per l’ordine e la sicurezza». Solidarietà è arrivata anche dal sindacato Smi.