Trento

venerdì 22 Marzo, 2024

Più donne al lavoro ma la parità è lontana

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Presentato dall’assessora Giulia Casonato il bilancio di genere del comune di Trento. Ancora troppo grande il divario per quanto riguarda i ruoli rivestiti e lo stipendio percepito

Bene, ma non benissimo. Con una battuta si potrebbe sintetizzare così il «Bilancio di genere» in comune di Trento. Sale l’occupazione femminile ma le donne guadagnano ancora meno degli uomini. Questo è ciò che emerge dal documento del Comune di Trento che è stato presentato ieri sera a Palazzo Geremia. Il report finanziato dal protocollo Uniccità, siglato fra l’Università di Trento e l’amministrazione Comunale, è stato realizzato dal Centro Studi Interdisciplinari di Genere dell’Università di Trento. L’analisi dei dati di genere, raccolti in diversi settori di operatività del Comune di Trento, è utile ad analizzare le decisioni pubbliche e l’impegno economico e finanziario della amministrazione dal punto di vista dell’impatto delle disuguaglianza di genere, e permette di individuare vie, misure e opportunità di uguaglianza nell’ambito della vita sociale del comune. «Questo è uno strumento nuovo che ci permette di applicare una lente di genere nella lettura dei dati e nelle scelte delle politiche pubbliche -spiega l’assessora comunale alle pari opportunità Giulia Casonato- Quello che emerge è che viviamo in una società lontana dall’essere paritaria. Il Bilancio mostra che la discriminazione non è una sensazione ma una realtà». I dati mostrano che la percentuale di donne occupate è lievemente aumentata, sia a livello comunale che provinciale. Il numero di uomini occupati rimane però superiore e gli stipendi delle donne rimangono inferiori, così come le pensioni di anzianità. A questo scenario di disparità si somma la segregazione formativa nell’istruzione per le donne, che faticano anche a raggiungere ruoli apicali sia nelle aziende partecipate nel Comune di Trento che nelle aziende private. Delle 14 società partecipate dal Comune i dati mostrano una netta sproporzione tra uomini e donne, nel 2022 ricoprivano la carica di presidente solo il 14,3% del totale femminile, nel 2021 e nel 2020 il 7,1%. Un dato che richiama un ampio svantaggio delle donne nella partecipazione al mercato del lavoro. Nel Comune di Trento la percentuale di donne con un’occupazione lavorativa nel 2021 era del 46,8%, nel 2011 45,8%. Per i maschi invece l’occupazione nel 2021 era del 58,6%, nel 2011 del 59,9%. Rimane fra i due generi una differenza di 12 punti percentuali, che mostra però una lieve riduzione del gap occupazionale, passando dal 14,1% all’11,9% in un decennio. La riduzione è dovuta all’aumento dell’occupazione femminile ma anche alla sostanziale riduzione occupazionale maschile, aggravata dalla crisi economica che sta colpendo il mercato del lavoro. In provincia di Trento invece il tasso di occupazione nel 2021 era del 46,5% per le donne e del 59,4% per gli uomini. Questi dati mostrano che il differenziale occupazionale di genere è più basso nel comune rispetto che in provincia di Trento. La differenza di reddito fra uomini e donne rimane problematica. Fra 2016 e 2020 infatti nel Comune di Trento le donne hanno guadagnato in media 10 mila euro lordi all’anno meno degli uomini. Anche le pensionate hanno guadagnato meno, nel 2022 hanno percepito in media una pensione di 1.851 euro a fronte di 2.960 euro dei pensionati. Sono poche anche le donne imprenditrici, l’80% delle imprese con sede legale a Trento è controllata da un uomo. È in aumento la rappresentanza femminile nel mondo della politica sebbene la parità fra uomini e donne, anche in questo caso, sia ancora lontana. Se si considera infatti la percentuale di donne all’interno del Consiglio Comunale del 2020, la rappresentanza femminile era solo del 25%. La disparità di genere è rintracciabile anche nella scelta della carriera scolastica e accademica. Rimangono forti i pregiudizi legati alle materie scientifiche e tecnologiche, ancora considerate “materie maschili” non adatte per le donne. Il Bilancio mostra che l’85% degli iscritti al liceo linguistico, il 73,8% al liceo artistico, il 72,9% al classico, il 72,2% al coreutico e il 77,3% al liceo delle scienze umane, sono studentesse. I maschi si concentrano negli istituti tecnologici (85,7%). Anche per quanto riguarda le carriere universitarie le donne sono principalmente impegnate in carriere di tipo umanistico, gli uomini in percorsi scientifici e tecnologici. Una forte segregazione formativa di genere che ha delle importanti conseguenze occupazionali sul mercato del lavoro. Sono infatti meno retribuite le professioni accessibili con percorsi di tipo umanistico, principalmente scelti dalle donne.