la storia
giovedì 28 Marzo, 2024
di Marco Ranocchiari (testo) e Federico Nardelli (foto)
È una tarda mattinata come tante, alla Locanda dal Barba. Tra poco arriveranno i primi clienti, e tra le sale c’è un discreto viavai. Lina Setti, dietro al bancone, è raggiante e – racconta – ha un sogno: quello di essere assunta stabilmente dalla cooperativa, che per lei è come una famiglia. I camerieri nelle sale danno gli ultimi ritocchi alle tavole apparecchiate nella grande sala, luminosa nonostante la pioggia che, fuori, batte incessante, mentre in cucina Mirush e Ermanno sono già all’opera. Altri giovani lavoratori – Mirko Pizzini, Noa Cont, Susanna Cossali – si muovono con le mani occupate e lo sguardo concentrato ma anche, mentre si presentano, il sorriso sulle labbra. Nel pastificio al piano inferiore Simone Tosi, mastro pastaio, è orgoglioso di mostrare le fasi di lavorazione di una partita di rigatoni, a partire dagli ingredienti (semola semintegrale biologica italiana) fino all’impacchettamento. Destinazione: il ristorante e, tra poco, alcuni supermercati.
Molti lavoratori mancano all’appello, sono a Rovereto, alla Campana dei Caduti che il 2 aprile – Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo – tingeranno di blu e allieteranno con le loro pietanze l’incontro di conoscenza e sensibilizzazione sul tema.
Sono tante le attività della Cooperativa Sociale «Locanda dal Barba – Autismo e Lavoro» di Villalagarina. Ristorante – cucina tipica – pastificio e bed & breakfast, e nei prossimi mesi arriverà anche un vigneto e una produzione di vino biologico. Quello che può sembrare un normale agriturismo è in realtà molto di più: una combinazione innovativa tra una realtà imprenditoriale e un progetto sociale, con l’obiettivo di sostenere l’inclusione di giovani con disturbi del neurosviluppo e di persone vulnerabili.
«Siamo molto orgogliosi del lavoro dei ragazzi che in questo posto mettono tutta la loro passione e amore», spiega Alessandro Pontara, presidente della Cooperativa. Tutto, spiega, è cominciato nel 2016 «da un gruppo di genitori convinti che fosse possibile restituire dignità alle persone con neurodiversità attraverso il lavoro». Dal punto di vista dell’inclusione era stato un successo, ma i conti scricchiolavano. Così nel 2019, racconta, è arrivata l’intuizione di dotarsi di una vera e propria struttura imprenditoriale, con un cda formato da due consulenti finanziari e l’intervento di partner, tra cui Metalsistem di Rovereto. «Dopo aver rilevato la cooperativa abbiamo iniziato a farla girare – racconta Pontara – fino ad arrivare ai 38 dipendenti attuali, e quest’anno contiamo di assumerne altri cinque». La Locanda del Barba, spiega, è la prima cooperativa sociale in Trentino mista, di tipo A+B (che si occupa cioè sia della gestione dei servizi socio-sanitari, formativi e di educazione permanente dell’inserimento di personale lavorativo svantaggiato all’interno delle diverse realtà imprenditoriali). «Entrambi gli aspetti sono fondamentali: una volta svolto un periodo di formazione i ragazzi possono iniziare direttamente il percorso lavorativo. La cooperativa – prosegue – è strutturata in modo da avere psicoterapeuti, psicologi, educatori, che continuano a seguire i ragazzi ».
«Da noi il lavoro è uno strumento di inclusione sociale, ma anche per valorizzare le abilità dei ragazzi e favorire il senso di appartenenza alla comunità. Purtroppo c’è ancora molto sommerso in questo ambito, e tante persone rimangono chiuse per anni. Noi cerchiamo di dare un cambio prospettiva da una visione assistenziale, ancora prevalente, a una che preveda un ruolo attivo», spiega Raffaele Ettrapini, psicologo psicoterapeuta alla cooperativa. «La nostra è ormai una realtà conosciuta e riconosciuta nel territorio, per cui sono spesso le stesse famiglie dei ragazzi a contattarci, ma anche l’Agenzia del lavoro o le scuole. All’inizio facciamo un periodo di osservazione per capire le abilità e gli interessi dei ragazzi. In seguito – spiega – non ci sono lezioni, sono tutti alla pari, i tutor sono anche loro colleghi». Come Denise Folgarait, educatrice: «Ho iniziato con un tirocinio universitario e da allora sono rimasta legata a questa realtà, così sono rimasta come volontaria, e ora lavoro nelle sale».
«Il 30% delle persone autistiche è in grado di svolgere una mansione lavorativa se inserite in un contesto idoneo», commenta Iva Berasi, ex assessora provinciale e volontaria da anni al Barba. Una chiave dell’inserimento delle persone con disabilità nel mondo lavorativo, spiega, è l’articolo 14 della legge 68/99, che obbliga le aziende con oltre 15 dipendenti ad assumerne. Ma quasi sempre a intraprendere un percorso si preferisce pagare multe, che fruttano alla sola Provincia di Trento 2 milioni ogni anno. Qui invece l’articolo si applica, anche grazie a una sorta di triangolazione: alla Locanda lavorano quattro ragazzi assunti dalla Metalsistem, e due dalla Marzadro. Anche se hanno commesse dalle rispettive aziende, lavorano con noi. Ci siamo resi conto che, purtroppo, gli organi deputati non fanno molto per favorire l’applicazione di questa legge, ed è un grave errore».