Sella Giudicarie in lutto

domenica 31 Marzo, 2024

Morto nello schianto a Saone, l’ipotesi dei genitori: «Federico è stato tradito da un colpo di sonno»

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La Procura ha aperto un’inchiesta e disposto l’autopsia su Facchini, operaio edile di 19 anni di Roncone. Il collega stagista di 16, operato al Santa Chiara, continua a chiedere di lui

«Il nostro Federico è stato vittima di un colpo di sonno mentre era alla guida, non ce lo spieghiamo altrimenti l’incidente di cui è stato vittima, anche per il fatto che avesse pranzato da poco. Si era appisolato anche il collega che gli sedeva accanto». Mamma Daniela e papà Renzo Facchini, assieme al figlio più grande Andrea, non riescono a darsi pace e sanno spiegare solo così la tragedia ad amici e parenti che si stringono attorno a loro. Venerdì dopo le 14 il loro amato secondogenito Federico, che avrebbe compiuto 20 anni il giorno dopo, sabato 30 marzo, di rientro a casa dal lavoro assieme a uno stagista, è stato ucciso da uno schianto all’altezza di Saone, sulla statale 237, appunto tra Ponte Arche e Tione. I due erano diretti a Prezzo (Pieve di Bono) da Vattaro, dove in mattinata avevano terminato un intervento in un cantiere della ditta per cui prestavano servizio, la Abito Holz che produce tetti in legno. Stavano rientrando in azienda dopo il pranzo. Ma il furgone di lavoro condotto dal ragazzo di 19 anni di Roncone, Sella Giudicarie, alla fine di un rettilineo, prima di una semicurva, è finito contro un tir che sopraggiungeva dal senso opposto. L’impatto violento non ha dato chance di sopravvivenza a Facchini: il suo cuore, nonostante i tentativi di rianimazione dei soccorritori, non è più tornato a battere.

Lo stagista ferito, l’indagine
Il ragazzo di 16 anni, anche lui di Roncone, stagista in azienda quale studente dell’Enaip di Tione, si era appisolato sul sedile del passeggero. A seguito del forte urto ha riportato seri traumi: urlava dal dolore quando è stato estratto dalle lamiere dai vigili del fuoco volontari, e tra questi c’era anche suo zio. Trasferito in elicottero al Santa Chiara, sabato è stato operato a un polpaccio. E continua a chiedere del collega, preoccupato: «Federico come sta? Dov’è?». Una terribile realtà che presto dovrà conoscere.
Quanto al camionista, di 49 anni, è stato trasferito in ospedale a Tione: per lui conseguenze meno gravi. Quando possibile verranno sentiti entrambi dai carabinieri che hanno effettuato i rilievi dell’incidente e che hanno fatto avere una relazione alla pm di turno Ottavia Ciccarelli la quale, come da prassi, ha aperto un’inchiesta per fare luce sulla tragedia, disponendo, a quanto trapela, l’autopsia su Facchini.

I ricordi, la commozione
Un ragazzo che lascia il segno nella comunità, che ora si stringe attorno alla famiglia. «Qui per tutti noi è lutto cittadino» le parole del sindaco Franco Bazzoli che ha fatto sospendere i festeggiamenti pasquali previsti. Per i funerali bisognerà attendere appunto l’esame autoptico, quindi il nullosta della pm. Di certo si celebrerà nella chiesa di Roncone. «Federico era davvero un bravo ragazzo, giudizioso, responsabile, di compagnia, propenso alle relazioni» le parole di don Celestino Riz. «Un giovane socievole e volenteroso, capace di fare tutto, un grande appassionato di calcio, tanto che pur avendo smesso di giocare seguiva comunque la squadra locale ogni domenica» il ricordo dell’assessore Giuseppe Leotti di Borgo Chiese (dove i genitori del ragazzo sono conosciuti, la mamma è originaria di Condino). «Federico era un ragazzo squisito, molto impegnato sul lavoro, prudente, aveva iniziato a lavorare nella nostra azienda da un paio d’anni a questa parte, per tutti noi è una grande perdita e tragedia» lo ricorda l’architetto Sandro Tagliaferri, socio della Abito Holz.

Il messaggio dei sindacati
I segretari generali di Cgil Cisl e Uil del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti, hanno espresso «solidarietà alla famiglia di Federico» e sostenuto che «è tempo di riformare l’alternanza scuola lavoro puntando anche sul sistema duale». Ed evidenziato che «quello dell’edilizia resta una delle occupazioni più dure, faticose e pericolose che spesso comporta lunghe trasferte dopo intense giornate di lavoro. Per questo — sostengono i sindacati — non dobbiamo mai dimenticare che la cultura e la tutela di un bene primario come la sicurezza deve partire fin davanti la porta di casa».