orsi
mercoledì 3 Aprile, 2024
di Benedetta Centin
Ad agosto saranno dieci anni che Daniele Maturi è stato aggredito dall’orsa Daniza con cuccioli al seguito, mentre cercava funghi nei boschi vicino casa, sopra Pinzolo. Atterrato con un’unghiata sulla schiena che era andata in profondità, era rimasto ferito anche a una gamba, che era stata suturata con una quarantina di punti, non senza fasciatura a una mano, presa a morsi dal plantigrado. Eppure a distanza di tanti anni il 48enne — il primo a subire l’attacco di un orso in Trentino — non ha ottenuto finora alcun risarcimento da parte della Provincia che ha portato in causa (la Corte di Cassazione, a dicembre scorso, aveva rinviato la decisione alla Corte d’Appello di Trento in diversa composizione).
Ad oggi nemmeno un euro, come conferma lui stesso. «Dopo dieci anni non ho ottenuto alcun indennizzo, niente proprio, ma io vado avanti, è questione di principio, voglio che sia riconosciuta la responsabilità e colpa dell’Amministrazione» fa sapere Maturi. «Se la Provincia non ha sbagliato, come sostiene, allora perché dopo il mio caso ha previsto il risarcimento anche per le persone aggredite dagli orsi e, da quanto ne so, provveduto in tal senso? Quando è accaduto a me, il giorno di Ferragosto del 2014, la normativa provinciale prevedeva indennizzi solo in caso di danni provocati dagli orsi» lo sfogo del padre di famiglia di Pinzolo che, insiste, «non ne faccio affatto una questione economica, è una questione di principio» chiosa.
La battaglia giudiziaria
Il tribunale di Trento, nel 2019, aveva condannato piazza Dante a liquidare a Maturi un risarcimento danni di 20mila euro, in base alla quantificazione fatta attraverso una consulenza medico legale (la richiesta del ferito era comunque maggiore). Una sentenza, quella di primo grado, impugnata poi dalla Provincia e ribaltata dalla Corte d’Appello di Trento l’anno dopo. Stessa Corte (ma con giudici diversi) a cui la Cassazione, circa quattro mesi fa, ha rispedito il procedimento, cassando la sentenza impugnata e accogliendo di fatto il ricorso del trentino.
«Laddove la Regione, o, come nella specie, la Provincia autonoma dimostri che la condotta dell’animale, causa del danno, non era ragionevolmente prevedibile (avendo ad esempio assunto carattere di eccezionalità rispetto al comportamento abituale) o comunque non sarebbe stata evitabile neanche ponendo in essere le più adeguate misure di gestione e controllo della fauna selvatica e di cautela per terzi… andrà senz’altro esente da responsabilità» hanno scritto gli ermellini.
Non rimane quindi che attendere la nuova udienza di fronte ai giudici di secondo grado, sperando sia l’ultimo e definitivo capitolo di un lungo iter giudiziario.
«Ho rischiato di morire»
Oltre le aule di tribunale ci sono cicatrici sulla pelle e sulla persona che non si sono ancora rimarginate e probabilmente non lo saranno mai. E la paura c’è ancora, quella di trovarsi faccia a faccia con un animale dalla grande stazza e potenza contro cui si può poco (nel suo caso, l’orsa che lo aggredì, Daniza, morì nel settembre 2014, stroncata dall’anestesia predisposta per catturarla).
«Da quell’aggressione non ho più fatto passeggiate ed escursioni, non sono più andato a funghi, per quanto mi piacesse molto — fa sapere Maturi — e dopo quello che è successo ad Andrea Papi a Caldes un anno fa, i ricordi sono tornati di nuovo a galla, in modo prepotente, si è riaperto tutto, ho rivissuto quello che mi era accaduto e per me non è stato un periodo facile: quello che ha provato quel povero ragazzo ammazzato dall’orso Jj4 lo posso immaginare perché l’ho provato sulla mia pelle: so cosa vuol dire avere un orso addosso, mi viene la pelle d’oca solo a parlarne, a raccontarlo, davvero…» ancora le parole del 48enne di Pinzolo. «Se ho pensato di morire quando è successo a me? Sì, l’ho pensato. Eppure per qualcuno quello era solo un falso attacco…».