Val di Non
martedì 29 Novembre, 2022
di Tommaso Di Giannantonio
I rifiuti dei cantieri della Galleria del Brennero andavano a finire in una discarica abusiva scavata ad hoc all’interno di un biotopo. In un’area, quindi, ad alta tutela ambientale, a due passi dal fiume Noce, tra l’altro di proprietà del Servizio bacini montani della Provincia. Dopo il sequestro di un impianto di recupero dei rifiuti, a inizio anno, questa mattina i carabinieri del nucleo operativo ecologico di Trento – in collaborazione con il nucleo ispettivo dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (Appa) e coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Trento – hanno sequestrato in Val di Non le aree in cui sarebbero stati smaltiti gli inerti che arrivano dai lavori per la realizzazione del tunnel di base.
Tre le persone indagate, alle quali la Procura di Trento contesta numerosi illeciti da cui avrebbero tratto altrettanti vantaggi economici: dalla vendita del materiale demaniale abusivamente asportato al denaro risparmiato smaltendo i rifiuti nei vuoti ricavati. In questo modo, non solo è stato defraudato l’ente pubblico che aveva dato in concessione l’area per svolgervi attività di lavorazione degli inerti, ma è stato inoltre arrecato un danno ambientale (al momento non quantificabile) in una riserva naturale di interesse ecologico a elevata valenza.
Le indagini si inseriscono nell’ambito della specifica manovra di monitoraggio delle cosiddette «Grandi opere pubbliche» e di contrasto degli ecoreati, promossa dal Comando dei carabinieri per la tutela ambientale e la transizione ecologica. I sequestri odierni sono stati eseguiti nel prosieguo di un’ampia e complessa attività investigativa denominata «Brennero». Lo scorso febbraio, appunto, era stato sequestrato un impianto di recupero rifiuti, dove, secondo gli investigatori, i titolari, eludendo le norme tecniche e analitiche, facevano transitare i rifiuti, per poi recapitarli in quelle che avrebbero dovuto essere delle bonifiche agrarie, ma che di fatto si erano rilevate delle discariche abusive.
Oggi 29 novembre i carabinieri del Noe e gli ispettori dell’Appa – coordinati dal Procuratore capo Sandro Raimondi e dal sostituto procuratore Alessandra Liverani della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo trentina – hanno individuato e sequestrato, in esecuzione di un provvedimento emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trento, altri siti in cui venivano smaltiti abusivamente i rifiuti. In particolare, oltre ad acquisire nuovi elementi circa i tempi e le modalità con cui i rifiuti venivano conferiti nelle principali bonifiche, alcune delle quali risultano peraltro già piantumate, nella nuova fase dell’inchiesta sono state individuate ulteriori aree adibite a discarica nei pressi del fiume Noce. Biotopi di interesse comunitario, di proprietà demaniale, che gli indagati hanno prima abusivamente scavato e poi riempito con i rifiuti provenienti dagli impianti di macinazione degli inerti. Il business dei rifiuti non si è fermato davanti a nulla. E non poche perplessità ha destato negli inquirenti il fatto che l’attività delittuosa si sia concretizzata in un’area di pregio ambientale che si sviluppa tra il fiume Noce e la strada statale 43, di proprietà del Servizio bacini montani della Provincia, senza che apparentemente nessuno si sia accorto di nulla.
Sul fronte delle bonifiche agrarie sono state invece localizzate, in Val di Non, attraverso un minuzioso esame degli elementi raccolti nel corso delle indagini, otto macro aree all’interno delle quali si ritiene fossero stati illecitamente smaltiti i rifiuti. Al riguardo sono state registrate le prime iniziative dei proprietari dei terreni interessati dagli illeciti smaltimenti, che si sono immediatamente attivati per rimuovere i rifiuti e ripristinare le aree per la destinazione agricola. Iniziative che dovranno essere adottate anche dagli ulteriori proprietari dei terreni interessati.