Storo
giovedì 4 Aprile, 2024
di Stefano Marini
Il giorno tanto atteso è arrivato. Ieri mattina di buon’ora, nella frazione storese di Lodrone sono arrivati alcuni camion dei trasporti eccezionali che hanno consegnato le componenti del terzo ponte sul torrente Caffaro, che segna il confine fisico tra Trentino e Lombardia. In giornata si è provveduto ad una prima opera di assemblaggio, mentre per la posa definitiva bisognerà attendere i prossimi giorni. Collaudo e apertura sono previsti entro la fine del mese di aprile.
Si muove così un passo importante verso la soluzione di quella che di anno in anno si è trasformata in una situazione sempre più ingarbugliata, che ha suscitato l’ilarità ma anche la rabbia di gran parte della popolazione che vive e lavora a ridosso dei territori gemelli di Valle del Chiese e Valle Sabbia.
Punto nevralgico
In realtà la questione è seria. Il ponte sul Caffaro rappresenta un punto nevralgico dell’intera rete stradale che collega i centri urbani del nord Italia al Trentino. La statale omonima parte da Brescia e arriva a Sarche passando per Tione, ed è ancora oggi la strada principale scelta dai turisti lombardi per raggiungere le località turistiche della Val Rendena. Le stime dicono che ogni giorno da questo varco di confine passano dai 7 mila ai 13 mila mezzi, e quando ci sono problemi le conseguenze si manifestano immediatamente sottoforma di code chilometriche. Insomma, garantire la fluidità del traffico sul confine del ponte del Caffaro ha risvolti economici rilevanti, sia per le ditte che operano a ridosso delle Provincie di Trento e Brescia che per il vasto mondo dell’accoglienza turistica che orbita in Rendena e oltre. Ecco dunque spiegato perché gli interventi sul ponte di Caffaro hanno trovato tanta attenzione da parte delle istituzioni e al contempo tanto risalto hanno avuto le vicissitudini che ne sono scaturite.
Il ponte del 1906
Oggi si parla di tre ponti sul Caffaro, ma per oltre un secolo di ponte ce ne è stato solo uno. Il Caffaro è un torrente di norma placido e sonnacchioso, ma che a volte dimostra un caratteraccio. Agli inizi del ‘900, quando il Trentino era ancora «terra irredenta», una piena si portò via il ponte di legno che era stato anche teatro di una celebre battaglia risorgimentale vinta dai garibaldini. Va detto che all’epoca l’intervento del genio militare austroungarico fu rapido ed efficace. Nel 1906, veniva posto a valle dell’originale il ponte di ferro che è oggi considerato un manufatto storico degno di tutela. È lo stesso ponte rimasto in servizio da allora, sopravvivendo indenne a due guerre mondiali. Purtroppo il tempo passa per tutti e la legge dell’entropia è implacabile. Il ponte «storico» è oggi gravemente ammalorato. Per questo dopo il 2010 si pensò di sostituirlo con una rotonda e i denari per realizzarla vennero reperiti nel fondo Odi (oggi Comuni Confinanti), 3.711.000 euro messi a disposizione del Comune di Bagolino da parte della Provincia di Trento. L’opera però venne bocciata dalla relativa conferenza dei servizi. I problemi sollevati erano in sostanza due: la storicità del manufatto, la cui fisionomia, secondo la soprintendenza di Brescia andava tutelata, e il fatto che la rotonda proposta risultava troppo bassa rispetto al rischio di piena del Caffaro. Di fronte al rischio di perdere il finanziamento si agì in fretta. Rotonda archiviata e nuovo progetto che prevedeva di realizzare un «raccordo anulare asimmetrico».
Il ponte del 2017
Partita nel 2015, la costruzione del secondo ponte sul Caffaro, doveva nelle intenzioni consentire di realizzare questo raccordo. L’opera venne terminata nel 2017. Da allora però non è mai stata aperta al traffico. Il motivo? Per farla semplice, si fatica a circolarci sopra, specie se si guida un autoarticolato, perché gli angoli di curvatura sono troppo stretti e costringono ad «allargare»: insomma, un errore di progettazione. Aggiungeteci le inevitabili cause legali per come il progetto è cambiato in corso d’opera «murando» le abitazioni limitrofe e per il fatto che il Comune di Bagolino non può e non vuole pagare per un’opera difettosa che verrebbe immediatamente contestata dalla corte dei conti. Morale della favola, il secondo ponte sul Caffaro è rimasto e rimane inutilizzato, mentre la stabilità del ponte storico di certo non migliora e la necessità di un restauro si fa ogni giorno più pressante. Come risolvere? Facile. Piazzando un terzo ponte, provvisorio, tra i primi due.
Il ponte del 2024
A inizio dell’attuale decennio, appurata la necessità di intervenire sullo scricchiolante ponte del 1906 e di fronte ad un’elevata pressione sociale e politica, le Province di Brescia e Trento si sono accordate per la posa di un ponte provvisorio che consenta di restaurare quello storico senza chiudere la statale del Caffaro. La Provincia di Trento ha finanziato l’opera con 900 mila euro e quella di Brescia, a seguito del rincaro dei prezzi, con 251 mila, per un costo totale dell’intervento pari a 1.155.000,00 euro. La struttura prescelta, un ponte militare modello Bailey, che avrebbe dovuto essere operativo a giugno 2023. L’obiettivo però è stato ampiamente sforato, con codazzo di inevitabili e feroci polemiche. A seguito di un serrato dibattito epistolare tra la Provincia di Brescia e la ditta incaricata le cose si sono sbloccate a fine 2023. Il risultato è stato l’arrivo del ponte che si è cominciato ad assemblare ieri a Lodrone. Fine di un incubo? Si spera, nella consapevolezza però che, oltre alla posa del ponte provvisorio che è in affitto e si paga salato, per procedere col restauro del manufatto del 1906 serve anche completare le opere di collegamento, non risultano ancora terminate.