giovedì 4 Aprile, 2024

Ateneo nomi al femminile. Fdi: «Grottesco». La Svp: «La destra non capisce»

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Il rettore sul magazine dell’Università: «La parità è il futuro della società, e con essa evolve anche il linguaggio»

Non piace proprio alla destra il femminile sovraesteso. Nemmeno se è una provocazione, se per una volta — per sottolinearne la contraddizione — i ruoli vengono declinati al femminile, quando per prassi sono declinati sempre al maschile. L’iniziativa dell’Università di Trento, che nel suo regolamento interno ha declinato tutto al femminile, è bollata come «eretica» dal punto di vista linguistico ma soprattutto politico. La deputata di Fratelli d’Italia parla addirittura di «offesa alle donne», ma in difesa dell’Ateneo trentino interviene un’altra parlamentare, la senatrice della Svp Julia Unterberger: «Spiace che la destra non capisca e parli di inutile provocazione». E interviene pure la ministra all’Università Bernini, smorzano però i toni della polemica..
«Femminile ideologico»
Ambrosi interviene su X (ex Twitter): «A Trento, come saprete, siamo tutte travolte dal femminile obbligatorio ideologizzato esteso». E definisce come «tragicomica» l’iniziativa dell’Ateneo trentino «di declinare al femminile tutte le cariche interne anche se a ricoprirle sono uomini. La Rettora di Trento, a prescindere, anche se è maschio». E la butta sull’ironia, continuando il tweet così: «Faccio una proposta: e se andassimo oltre? E se non ci fermassimo ai soliti risultati di piccolo cabotaggio?
E se a questo punto la chiamassimo direttamente “Rettora di Trenta” cogliendo finalmente anche l’occasione per eliminare quella odiosa “o” dopo Trent, testimonianza evidente dell’atavico patriarcato da abbattere?». E conclude: «Se dobbiamo delirare, facciamolo fino in fondo».

«Proposta grottesca»
L’esponente meloniana, dopo l’esternazione via sociale sulla piattaforma X, entra nel merito con un comunicato stampa: «Ma che male abbiamo mai fatto noi donne per ritrovarci coinvolte in scemenze del genere? Dovremmo davvero ribellarci tutte, perché simili uscite sono non solo inutili e mancano di rispetto alla nostra identità di persone?», si chiede Ambrosi. Per la deputata queste iniziative sono addirittura «pericolose»: «Perché confinano le sacrosante battaglie per la parità nel ridicolo, in un ambito macchiettistico, grottesco, da operetta, e rischiano purtroppo di rendere le nostre rivendicazioni minoritarie e isolate nella società». E conclude così: «Il rettore (o la rettora?) ci chieda scusa e ripristini immediatamente un minimo di buon senso».
Unterberger: «Scelta giusta»
Di tutt’altra opinione Julia Unterberger, iscritta al gruppo delle Autonomie al Senato ed eletta con la Svp: «Sostengo la scelta dell’Università di Trento di introdurre il femminile sovraesteso, ossia l’utilizzo del femminile per tutte le cariche e i riferimenti di genere nei documenti dell’Università. In Italia — ricorda la senatrice — di solito il femminile viene usato per i ruoli e le professioni più umili, mai per i ruoli di potere e le posizioni apicali. Ha ragione il Rettore nel rivendicare il valore simbolico di una proposta che ha ottenuto il consenso unanime del cda dell’Università: un’inversione linguistica per far comprendere a tutti il senso di subalternità ed esclusione che la lingua può generare». Sa bene che nel centrodestra sono su tutte furie: «Peccato che non capiscano queste iniziative e parlino di inutile provocazione. È invece di una decisione coraggiosa e intelligente, che spero sia replicata anche altrove».
La ministra: «Rispetto la scelta»
Anche il governo nazionale dice la sua, anche se la ministra all’Università Anna Maria Bernini preferisce la diplomazia allo scontro. Sollecitata da Radio24, dice questo: «Non posso che rispettare la decisione, presa in modo unanime dal Consiglio di amministrazione dell’Università di Trento per cui tutte le cariche dell’ateneo saranno declinate al femminile, anche quando riguarderanno uomini. È però importante che sul tema delle pari opportunità non ci si concentri solo sui fattori lessicali. Servono fatti concreti».
Il rettore: «Non è scelta politica»
Alle reazioni suscitate dalla decisione dell’Ateneo, soprattutto se di provenienza politica, il rettore Flavio Deflorian non intende dare risposta: «Non intendo commentare le prese di posizione di origine politica. La nostra iniziativa —spiega Deflorian — non è di natura politica». E più diffusamente interviene su UniTrentoMag, il magazine online di Unitn: «Abbiamo scritto un documento partendo dal presupposto che tutte le persone abbiano lo stesso valore e dignità. Se questo a qualcuno non piace — scrive il rettore — può liberamente dire il contrario e cioè che il maschile vale più del femminile. Senza però ridicolizzare chi la pensa diversamente».