L'intervista
martedì 9 Aprile, 2024
di Ottilia Morandelli
Giuliano Stelzer, dirigente comunale con delega alla rigenerazione urbana va in pensione. Dopo 30 anni di attività l’architetto lascia l’amministrazione comunale: «Trento è in evoluzione, ora è fondamentale pensare agli spazi per gli immigrati e per la popolazione universitaria».
Com’è cambiata la città negli ultimi anni?
«La città si è consolidata, non è cambiata. Consolidandosi però ha creato difficoltà fra le sue parti, si sono formati dei problemi fra la gestione delle varie zone. Il rafforzamento delle quote residenziali nei sobborghi in collina crea disguidi nella mobilità che ancora oggi rimane uno dei problemi principali di Trento. Per fortuna negli ultimi anni si è cominciata a legare la visione della mobilità con l’urbanistica».
E dal punto di vista sociale?
«Trento ha una nuova popolazione, formata da studenti e immigrati. Se si considera l’immigrazione degli ultimi anni e l’edilizia sociale, non si sta facendo abbastanza sul piano urbanistico. Trento poi è fatta di giovani, gli studenti universitari creano una città nella città. Si deve fare uno sforzo diverso per dare loro gli spazi che meritano».
A che punto è la rigenerazione urbana nella città di Trento?
«Finalmente si è cominciato a smettere di consumare nuovo territorio e a parlare di rigenerazione, è fondamentale concentrarsi sulla città già costruita. La città ha sempre ragionato su se stessa, molto spesso si parla di vecchie strutture riqualificate. In realtà questo non è un problema ma una risorsa, la città continua a riconsiderare delle strutture che hanno caratterizzato certi periodi storici. La rigenerazione negli ultimi anni è comunque stata accompagnata da un ulteriore utilizzo del territorio. L’idea di rigenerazione deve svilupparsi maggiormente».
Negli anni quali problemi urbanistici sono stati risolti a Trento?
«La città negli ultimi anni ha sviluppato una rete di ciclabili importante ma perfettibile e non ancora completa. Abbiamo risposto a una domanda. Trento in fondovalle avrebbe le condizioni per sviluppare di più la ciclabilità, che va a vantaggio della città stessa. Sarebbe un grandissimo contributo da sviluppare».
Cosa farebbe per migliorare ulteriormente la città?
«Si devono migliorare le condizioni di collegamento della città, lavorando sulle connessione. SuperTrento potrà aiutare in questo. Nel nuovo spazio urbano che potrà realizzarsi con l’interramento dei binari si potranno dare risposte chiare anche alla pedonabilità, ma anche al sistema del trasporto pubblico».
Cosa deve cambiare a Trento?
«La città si deve adattare alla crisi climatica, non si può non considerare la natura per migliorare gli spazi pubblici. Noi a Trento siamo fortunati ma dobbiamo puntare di più sul verde cittadino».
Come cambierà la città dopo il bypass e l’interramento della ferrovia?
«Potenziare la ferrovia per una valle come la nostra è fondamentale, non possiamo più permetterci il sistema di trasporto merci che abbiamo ora a Trento. L’interramento ha una valenza urbanistica molto profonda, fornisce la città di nuovi spazi urbani e elimina la frattura fra gli spazi cittadini e il fiume. Si tratta di un’occasione di enorme interesse per poter dare spazio a luoghi e servizi che ora non ci sono. Speriamo di avere la forza e le capacità di portarla avanti».
Qual è il progetto che ha realizzato di cui è più orgoglioso?
«Una questione che mi è particolarmente cara è stata la costruzione del forno crematorio al cimitero monumentale di Trento. All’epoca c’era un dibattito molto acceso su dove dovesse essere realizzato. Ora sappiamo per certo che quello era il luogo migliore. Si è trattato di un intervento significativo per quanto riguarda il concetto di civiltà».
E Super Trento, ne è orgoglioso?
«Se si guarda il territorio cittadino si nota un luogo diviso da tante particelle, bisogna avere una visione di insieme e guardare il territorio con gli occhi della comunità che lo abita. SuperTrento apre orizzonti di grande interesse».
Ha qualche dispiacere, qualcosa poteva essere fatto meglio?
«In questi 30 anni non è andato tutto bene, io ho cercato di fare il meglio possibile, ho la coscienza pulita. Quello che mi dispiace è che il sistema normativo complessivo dell’amministrazione è ancora molto complesso, a volte questo blocca le capacità di intervento».
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