La truffa
martedì 9 Aprile, 2024
di Benedetta Centin
Un truffatore in trasferta da fuori regione, un’anziana presa di mira, la richiesta di soldi e gioielli facendo leva sui suoi affetti più cari, raccontando di un parente in difficoltà, coinvolto in un incidente, e, ancora, la successiva visita a casa, per ritirare contanti e preziosi. E il raggiro è consumato. La tecnica usata è sempre quella: stesse scuse, stesse modalità, vittime sempre degli ingenui pensionati che vivono soli. Era accaduto a metà marzo, il giorno del G7 a Trento. È accaduto ancora venerdì scorso, a distanza quindi di meno di un mese. Sempre un malfattore di origini napoletane, questa volta un quarantenne con precedenti, che non si è fatto scrupoli di approfittare di una pensionata di 91 anni residente in città, dalla quale si è fatto consegnare oltre 30mila euro in contati e gioielli in oro. Si era presentato a lei come «maresciallo dei carabinieri» e aveva usato come leva per spillarle l’ingente cifra la nipote, convinto che così avrebbe pagato. E così è stato. «Tua nipote è rimasta coinvolta in un incidente stradale e perché la rilascino è necessario pagare una cauzione in contanti» la richiesta di soldi. Dopo la telefonata è quindi seguita la «visita»: l’attempata signora ha aperto la porta di casa a quell’estraneo che si era spacciato per appartenente alle forze dell’ordine e gli ha consegnato i suoi risparmi: oltre 30mila euro in contanti, assieme ai gioielli in oro che indossava, per lei ricordi a cui era affezionata. Ottenuto il cospicuo bottino, il napoletano una volta in strada è salito su un taxi dalle parti di via Vittorio Veneto in città, non sapendo che una pattuglia dei carabinieri della sezione operativa lo aveva notato, mentre si aggirava con fare sospetto in strada in attesa appunto dell’auto di servizio. Così avevano deciso di seguirlo. Il quarantenne era infatti tra le persone monitorate nell’ambito di specifici servizi messi in atto dall’Arma visto la recrudescenza del fenomeno delle truffe ai danni di anziani nelle ultime settimane sul territorio provinciale.
Seguito durante la fuga in taxi
I carabinieri hanno iniziato a stargli alle calcagna, raccogliendo contemporaneamente informazioni varie dai colleghi delle stazioni sulle più recenti truffe denunciate e rafforzando così i sospetti sul conto del passeggero del taxi che aveva imboccato l’autostrada in direzione di Verona, destinazione insolita per questo tipo di mezzi. Ed è così che i carabinieri della sezione operativa di Trento, con il supporto dei colleghi del Nucleo Operativo e Radiomobile di Verona, hanno bloccato il taxi nel Veronese. Perquisito, il quarantenne è stato trovato con quasi 40mila euro in contanti e gioielli di valore. Alla 91enne di Trento è stato restituito tutto, soldi e monili che aveva consegnato all’uomo. Ma evidentemente quest’ultimo aveva raggirato ulteriori persone. Indagini sono ora in corso per rintracciarle.
La campagna di sensibilizzazione
Dopo l’attività intrapresa lo scorso anno tra stazioni carabinieri e circoli parrocchiali, con circa 5mila anziani incontrati finora in Trentino, le potenziali vittime sono più accorte: oggi sono diversi i pensionati che non cadono nella trappola, che iniziano a nutrire sospetti quando vengono ingaggiati e chiamano un parente o il 112. Tuttavia il fenomeno è ancora frequente, soprattutto in Val d’Adige, e al momento, fanno sapere i carabinieri, statisticamente, su cinque tentativi purtroppo uno ancora va in porto. Motivo per cui l’Arma continuerà, soprattutto nelle zone periferiche, a svolgere conferenze ed incontri a favore degli anziani.
«Diffidate di chi vi chiede soldi»
Arma che, anche in questa occasione, ribadisce l’appello: «Dovete diffidare di qualsiasi persona che al telefono si presenti come parente, un appartenente alle forze dell’ordine, un tecnico comunale o dipendente di qualunque azienda che fornisca servizi, quando la chiamata è finalizzata a richiedere denaro o, per assurdo, un corrispettivo in monili pur di poter far fronte ad una paventata esigenza e problematica improvvisa». Il consiglio è infatti quello di «chiamare sempre il 112» anche al minimo dubbio, nella consapevolezza che, di norma, nessuna forza dell’ordine, ente o società chiederà mai, per alcun motivo, il pagamento di qualsiasi tipo di prestazione attraverso telefonate che lo sollecitino tramite metodi che non siano legalmente e sicuramente tracciabili.
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