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venerdì 3 Maggio, 2024

Pubblico impiego, nei prossimi 4 anni 6mila dipendenti in pensione. Ma per i giovani il posto fisso non è attrattivo

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La proiezione al 2028. Comper (Provincia): «Bisogna iniziare a lavorare per obiettivi, invece che ad orario. È una richiesta che i giovani ci fanno»

Se il posto fisso nel pubblico non è più attrattivo per i giovani (come scritto sul «T» del 30 aprile) i prossimi anni rischiano di diventare problematici, il ricambio generazionale, infatti, diventa sempre più pressante.
La carica dei pensionati
«Nei prossimi quattro anni abbiamo stimato che 707 dipendenti provinciali andranno in pensione» spiega Luca Comper, dirigente generale del Dipartimento personale della Provincia di Trento. Si tratta circa del 16% della forza lavoro della macchina provinciale. Se applichiamo lo stesso valore al totale dei dipendenti pubblici in Trentino che sono circa 42mila, considerando quindi enti locali, sanità, dipendenti di agenzie statali e istruzione, il risultato è che nei prossimi quattro anni andranno in pensione più di 6.700 persone. Imperativo sostituirli, per non indebolire la macchina pubblica, ma non sarà semplice, basti pensare che la media nazionale parla di 72 nuove assunzioni ogni 100 pensionamenti. «La preoccupazione è relativa – spiega Comper – In Provincia stiamo reclutando sufficientemente per il nostro fabbisogno, diverso il discorso per i Comuni, che fanno più fatica. C’è una difficoltà quantitativa, nel senso che il calo demografico significa meno domande, sia qualitativa, nel senso che la concorrenza del privato è molto forte. Noto inoltre che più cerchiamo personale qualificato, minore sono le persone che si candidano». Il nodo del problema è che il posto fisso non è più così attrattivo verso i giovani, come lo era una volta. «Per questo motivo stiamo lavorando su 5 aspetti: il primo è la retribuzione, poi ai giovani che entrano nel pubblico va fatto un prospetto di carriera chiaro e meritocratico, dobbiamo garantire formazione continua, è importante comunicare il valore del lavoro per l’ente pubblico e infine serve maggiore flessibilità sui tempi di lavoro». Lavorare per obiettivi, invece che ad orario fisso. «È una richiesta che i giovani ci fanno, non solo per la conciliazione, e che dobbiamo tenere in considerazione», conlcude Comper.
Accordo stralcio per dirigenti
Intanto nell’ambito dei rinnovi di contratto 2022/24 del pubblico impiego è stato firmato l’accordo stralcio tra Provincia e sindacati per quello che riguarda l’area dirigenza per il contratto provinciale delle autonomie locali. Soddisfatti a metà i sindacati, Uil e Cisl del Trentino, in una nota congiunta, chiedono che sia adeguata l’indennità. «Il ruolo apicale di datori di lavoro, all’interno dei vari enti del Trentino, ha la necessità di ritrovare nuovo riconoscimento economico per come più volte convenuto ai tavoli»
I sindacati
I sindacati sono poi anche intervenuti sulle difficoltà del pubblico impiego, commentando gli interventi dell’assessore provinciale Spinelli e del direttore dell’Agenzia del lavoro Salomone sul «T» del 1 maggio. Si impone un cambio di passo che parta dalla flessibilità negli orari secondo Andrea Bassetti della Uil Fpl del Trentino. «Una metodologia ampliamente consolidata nelle realtà del nord Europa, a differenza di quanto rilevato in Trentino, dove l’innovazione stenta a decollare, per limitata capacità di visione futura da parte degli amministratori». Secondo Diaspro, della Fp Cgil, l’analisi dell’assessore Spinelli è giusta ma «alle parole fino ad oggi non è seguita alcuna azione concreta per invertire questa tendenza alla svalorizzazione. A cominciare dal rinnovo dei contratti pubblici. L’assessore dovrebbe essere consapevole che al momento il contratto ha previsto un aumento del 6,31% a fronte di un’inflazione del 17%. Quindi ben venga la preoccupazione, che condividiamo in pieno, ci aspettiamo però un impegno concreto che ad oggi manca del tutto».