Mercato del lavoro
domenica 5 Maggio, 2024
di Francesco Terreri
Nei prossimi quattro anni 700 dipendenti della Provincia andranno in pensione (il T di venerdì). Ma nei prossimi dieci anni, stima l’Inps, saranno 1.600, più di un terzo dei 4.500 impiegati di Piazza Dante. Nel caso dei Comuni e delle Comunità di valle, che contano complessivamente 5.500 dipendenti, andranno in quiescenza 600 lavoratori e lavoratrici nei prossimi quattro anni e 1.800 nel giro di dieci anni.
Sul complesso dei 42mila dipendenti pubblici trentini, che comprendono anche 12mila addetti della scuola, 8.700 operatori della sanità, 4.600 dipendenti delle Aziende pubbliche di servizi alla persona, gli addetti della Regione e di altri enti locali, gli impiegati degli uffici delle amministrazioni e degli enti nazionali, parliamo di oltre 6.000 uscite dal lavoro in quattro anni, ma di ben 13mila nel giro di dieci anni. Tutto questo senza considerare che gli enti pubblici in Trentino utilizzano più di 10mila lavoratori e lavoratrici con contratti a termine, che hanno però una struttura per età più concentrata sulle fasce giovani. Secondo l’Inps, che ha elaborato i dati per classi di età dell’Osservatorio sui lavoratori pubblici, tenendo conto dell’età pensionabile prevista dalle norme, si può stimare che nell’arco di dieci anni al massimo oltre un terzo dei dipendenti pubblici transiterà alla pensione. «C’è la necessità di affrontare le criticità e dare risposte a un settore in difficoltà e che rischia di collassare in assenza di azioni e di progettualità per rilanciare il pubblico impiego – commentano il segretario Cisl Fp Giuseppe Pallanch e Andrea Bassetti di Uil Fpl Enti locali – Le lavoratrici e i lavoratori vedranno riconosciuti gli sforzi degli ultimi mesi tra maggio e giugno con i primi soldi previsti nell’anticipazione contrattuale contenuti nell’accordo definito con la Provincia e che rappresenta una tappa di un percorso importante che è per ora solo iniziato».
La previsione di circa 700 pensionamenti solo negli uffici provinciali da qui al 2028 e di molti di più negli altri comparti pubblici, evidenziano i sindacati, richiede di lavorare ad una maggiore attrattività del pubblico impiego. «Si devono valorizzare le competenze e le conoscenze del personale, avviare un processo di mentoring e sviluppare un piano per garantire le carriere professionali». Le parti sociali hanno più volte sollecitato il governo provinciale a intervenire «altrimenti si rischiano ripercussioni drammatiche sull’erogazione dei servizi. Nonostante le difficoltà e un comparto evidentemente sotto pressione, non solo per la carenza strutturale di personale, oggi gli standard qualitativi sono elevati ma fortemente a rischio. Ma non si può sempre affidarsi all’abnegazione e al senso di responsabilità dei dipendenti. è tempo di risposte e di avviare realmente un percorso per sostenere il settore alla base del Pil del Trentino. La ricchezza prodotta deve essere reinvestita su tutto il territorio provinciale a partire dalle periferie e sulle lavoratrici e sui lavoratori che concorrono a garantirlo».
Per i sindacati si deve ripartire dai salari. «Mettere fin da subito soldi nelle tasche delle lavoratrici e dei lavoratori è il punto di partenza, che abbiamo garantito con la firma – sostengono Pallanch e Bassetti – Per questo è necessario accelerare sulle tempistiche dei pagamenti e stanziare le risorse mancanti per chiudere ulteriori accordi. Rafforzare i salari significa lavorare a più livelli: garantire potere d’acquisto alle famiglie e fronteggiare la spirale inflattiva con conseguenti benefici sul territorio e sulla capacità di spesa». Ma non è l’unica soluzione. «Obbligatorio e urgente un impegno da parte di tutti per valorizzare il capitale umano e avere una corrispondenza tra salario, competenze e responsabilità sempre maggiori da parte di lavoratrici e lavoratori di Provincia, Comuni e Comunità, Aziende pubbliche di servizi alla persona. Necessario e urgente partire con i tavoli richiesti per affrontare le criticità del settore dei Comuni, Comunità e Apsp».
Gli adeguamenti contrattuali sono un tassello necessario per invogliare i giovani a intraprendere la propria attività professionale all’interno del pubblico impiego. Peccato, dicono Pallanch e Bassetti, che una richiesta da sempre inevasa sia la mappatura dei carichi di lavoro all’interno della amministrazioni, elemento essenziale per comprendere una delle ragioni della scarsa attrattività del settore pubblico».