Centro storico
martedì 7 Maggio, 2024
di Tommaso Di Giannantonio
La Soprintendenza per i beni culturali non ci sta a passare per il «cattivo» che impone limiti alle attività economiche e alla socialità nel centro storico di Trento. «Il diritto di fare impresa, però, va contemperato con i diritti di uscita dal proprio portone, di parcheggio (comprese le aree carico-scarico), di visione dei monumenti più importanti e con la difesa della bellezza e dei luoghi sacri», spiega Franco Marzatico, dirigente della Soprintendenza della Provincia di Trento.
Nei giorni scorsi le disposizioni annunciate sugli spazi esterni (dehor) di bar e ristoranti hanno fatto molto discutere. Hanno provocato reazioni sia tra gli esercenti che tra gli avventori. C’è chi ha parlato di «museo morto», ma «mi sembra abbastanza anacronistico — dice Marzatico — Gli esercizi interessati dalle misure si contano sulle dita di una mano».
Sullo sfondo c’è il nuovo regolamento sui plateatici, che sarà varato dal Comune entro la fine dell’anno. Le ultime indicazioni sono state date in un tavolo congiunto tra Soprintendenza, associazioni di categoria e amministrazione comunale per permettere agli esercenti di mirare i propri investimenti in vista delle nuove disposizioni.
«Su tavolini, separatori, ombrelloni e riscaldatori c’è massima apertura — dice il soprintendente — Invece per quanto riguarda sulle cosiddette strutture a quattro zampe non ci sono aperture». Parliamo di quei plateatici che assomigliano a delle piccole serre. «Su questo non abbiamo mai espresso un’apertura nei luoghi critici del centro storico — prosegue Marzatico — Mi stupisce che si dica che non c’è stata chiarezza».
C’è poi la questione degli arredi esterni. Da questo punto di vista la Soprintendenza ha fornito alcune indicazioni, in maniera anche ironica. Nelle slide presentate agli esercenti, ad esempio, si riporta una foto di via Belenzani stretta tra un plateatico e un furgoncino: da «antica via Larga» è diventata il «vicolo Stretto» di Monopoli. Si passa poi alla foto delle tende a copertura dei tavolini in piazza Duomo: «Una nuova “spiaggia” di ombrelloni o le tende dal 1912?». In un’altra slide si mettono a confronto le bandiere promozionali di alcuni esercizi con quelle caratteristiche delle pompe di benzina: «Bandiere al vento… per fare il pieno?», scrive la Soprintendenza. Infine c’è la foto del portone della cattedrale di San Vigilio a tu per tu con i plateatici: a fianco viene riportata la locandina del film di Alberto Sordi «Il comune senso del pudore». «Mi risulta che i carri funebri arranchino tra i tavolini — chiosa il soprintendente — Bisogna difendere i luoghi che hanno una sacralità». Tutti criteri di «buonsenso», così vengono presentati dalla Soprintendenza. In ogni caso, sugli arredi «sospendiamo il giudizio in attesa del regolamento».
Per quanto riguarda la concessione in uso a terzi di aree pubbliche — vincolata all’autorizzazione paesaggistica — quello che emerge dalla relazione della Soprintendenza è che su circa 2.563 metri quadrati richiesti dagli esercenti per l’utilizzo di suolo pubblico ne sono stati concessi 2.382, con una riduzione di soli 180 metri quadrati circa. Se questi dati si convertono in tavolini, dalla grandezza di circa 5 metri quadrati, su 513 tavolini richiesti ne sono stati concessi dalla Soprintendenza 477.