Il report, demografia e lavoro
domenica 12 Maggio, 2024
di Massimo Furlani
Nel giro di vent’anni il Nord Italia ha perso oltre un milione di giovani. E nel 2040 perderà altri 500mila giovani. È il grido d’allarme lanciato, attraverso la sua terza nota sulla «glaciazione demografica», dalla Fondazione Nord Est: «Tutti parlano di inverno demografico — si legge nel comunicato firmato dal ricercatore Lorenzo Di Lenna e dal direttore scientifico Luca Paolazzi — Tuttavia, l’inverno è una stagione nel ciclo annuale, a cui segue sempre la primavera. Qui, invece, di primavere non se ne vedono proprio».
Numeri alla mano, secondo le elaborazioni della Fondazione sui dati Istat, nel 2002 in Nord Italia erano presenti 5,8 milioni di giovani con un’età compresa fra i 18 e i 34 anni. Nel 2023 questo numero è sceso a 4,7 milioni, un 19% in meno, ma il dato sarebbe stato ancora più basso senza gli apporti degli altri territori, italiani e non, da cui sono arrivati oltre un milione di persone. La popolazione giovanile sarebbe scesa del 38%, fino a 3,6 milioni. Delle persone provenienti da altri territori, circa 600mila sono di origini estere e le altre 500mila italiane: «In futuro i flussi interni al paese si inaridiranno notevolmente», osserva però la Fondazione.
Parlando delle singole regioni, in Trentino rispetto alle zone del Nord Italia il calo è stato il più contenuto: dai 107.366 giovani presenti nel 2002 si è arrivati ai 99.817 del 2023, una riduzione di circa 8mila unità, cioè del 7%, in contrapposizione invece alle flessioni del 25% in Friuli Venezia Giulia, del 23% in Piemonte e del 22% in Veneto. Anche in Alto Adige la riduzione è stata meno marcata, circa del 9%.
Per quanto riguarda gli apporti esterni, sono 19.593 i giovani arrivati in provincia, di cui 11.226 dall’Italia e i restanti 8.367 dall’estero: si parla quindi di un 18% della popolazione compresa fra i 18 e i 34 anni. In Alto Adige, dove questo apporto è del 12%, c’è una netta distinzione fra i giovani di origine italiana, che non arrivano nemmeno al migliaio, e straniera, che invece superano i 12mila. Le due province autonome sono fra i territori del Nord che più di tutti si sono avvicinati a quella che viene definita l’«attrattività ideale».
Facendo una proiezione al 2040, però, si stimano 10.773 giovani in meno in Trentino rispetto ad oggi (-11%). In questo caso il Trentino si allinea agli altri territori, ad eccezione dell’Alto Adige, che segnerà una riduzione del 5% nel 2040. Senza apporti esterni ci sarebbero 13.818 giovani in meno nel 2040 in Trentino.
La questione è delicata: «Il forte calo dei giovani ha numerose conseguenze — conclude la Fondazione — Mette in seria difficoltà la piena partecipazione dell’Italia alle rivoluzioni verde e digitale, essendo i giovani più sensibili alle questioni ambientali e nativi digitali, tende ad abbassare ulteriormente la natalità, riduce la capacità di apprendimento sul lavoro, diminuisce la nascita di nuove imprese e l’innovazione a essa collegata e scoraggia gli investimenti delle imprese, impossibilitate a trovare personale. In altre parole, diminuisce il potenziale di crescita del Paese».
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