il femminicidio
venerdì 31 Maggio, 2024
di Sara Alouani
Giù da un cavalcavia, per 15 metri, prima di essere travolta da un camion che stava passando. Giada Zanola, 34 anni, non si è suicidata, è stata uccisa. Buttata giù dal ponte dal compagno, Andrea Favero, 39 anni, fermato dalla polizia di Padova con l’accusa di omicidio volontario aggravato.
Il suo corpo straziato era stato ritrovato senza vita nella notte tra il 28 e il 29 maggio, sul nodo padovano della A4, nel territorio di Vigonza. La svolta nelle indagini della Polizia Stradale di Padova e Venezia insieme con i colleghi della Squadra Mobile della Questura di Padova e della Polizia Scientifica, è arrivata a 24 ore dal ritrovamento del corpo. Nel confronto con gli agenti, il 39enne è crollato, iniziando a fare delle parziali ammissioni di quello che era accaduto.
I due, genitori di un bambino di 3 anni, avevano una storia che era andata in crisi: le liti erano frequenti e anche violente, come hanno ricostruito gli inquirenti. Sul 39enne, infatti, sono stati riscontrati segni e lividi precedenti al giorno dell’ultima lite. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Giada Zanola e Andrea Favero hanno iniziato a litigare nei pressi della loro abitazione, poi si sono spostati verso il cavalcavia, distante poco meno di un chilometro. È qui che lui l’avrebbe buttata di sotto, facendola precipitare nel vuoto sulla carreggiata autostradale. Alcune auto erano riuscite a evitare il corpo, ma alla fine un tir l’ha travolta.
Favero aveva orchestrato una maldestra messinscena per allontanare da sé i sospetti. Alle 7,38, si legge nel decreto di fermo, «al fine di lasciare traccia della messinscena, effettuava una chiamata al cellulare della vittima e le scriveva un messaggio rinfacciandole di essere uscita senza salutare lui e il figlio: “Sei andata al lavoro? Non ci hai nemmeno salutato!!”». Altri messaggi li scambia con un’amica di Giada, dai quali lascia intendere che lui «non sapeva nulla di cosa fosse successo alla compagna, riferendole che era al lavoro». Per ore ha ripetuto di aver saputo che era morta da una chat tra vicini e di aver «sperato che lei stesse bene».
Al pm di turno, Favero ha raccontato di un ‘disagio’ che nasceva dalla relazione con Zanola, ormai in crisi, e la preoccupazione di non poter più vedere il figlio avuto con lei. Secondo quanto affermato dal 39enne, i due si sarebbero dovuti sposare il prossimo 21 settembre ma la compagna aveva annullato le nozze.
Al termine dell’interrogatorio, Favero è stato condotto in carcere, in attesa dell’udienza del gip per la convalida del fermo. Oggi sarà condotta anche l’autopsia sul corpo della donna.