la storia
sabato 1 Giugno, 2024
di Gabriella Brugnara
«Patrizia Coser, ragazza di 29 anni, splendida e piena di vita, è stata colpita da un tumore terribile, un angiosarcoma del fegato. Un tumore anche molto raro, devo dire, in quarant’anni di attività ne avrò incontrato forse un altro. Di fronte alla sua morte improvvisa, quello che mi ha colpito è stata la capacità di reagire dei familiari, seppur devastati dal dolore. “Cerchiamo di fare qualcosa in modo che se altri si ammalano come Patrizia possano avere delle possibilità in più di guarire, rispetto a quanto è accaduto a lei”, è stato questo il pensiero che li ha guidati. Non sono persone facoltose, ma con fatica paziente e determinata, euro dopo euro, sono riusciti a raccogliere i primi venticinquemila euro da destinare alla prima borsa di studio».
Con empatia il dottor Enzo Galligioni – già primario di oncologia all’ospedale Santa Chiara di Trento, nel 2016 nominato presidente della Fondazione Pezcoller di Trento – racchiude in queste parole il suo ricordo di Patrizia Coser, di cui oggi, sabato 1 giugno, ricorrono gli otto anni dalla scomparsa. Accanto a ciò, sottolinea la forza d’animo e la determinazione dei familiari che sono stati capaci di andare oltre la disperazione per mantenere viva la memoria della loro congiunta, impegnandosi attivamente nella raccolta fondi destinati alla ricerca contro il cancro. Un intento che si è concretizzato con la nascita dell’Associazione Patrizia «Patty» Coser Onlus, dal 2017 attiva anche sui social.
I fondi per la ricerca
I fondi raccolti nelle diverse iniziative promosse da tale associazione a sostegno della ricerca hanno permesso di istituire una borsa a ricordo di Patrizia Coser, tra quelle che la Fondazione Pezcoller, in collaborazione con la Società Italiana Cancerologia (Sic), eroga a supporto di giovani ricercatori italiani che lavorano in Istituti italiani, per un progetto di ricerca sul cancro della durata di un anno. A vincere la borsa è stato Federico Gulluni, dal Dipartimento di Molecular Biotechnology and Health Sciences dell’Università di Torino.
«Un grande cuore»
«Da allora, l’impegno dei familiari non si è mai fermato – osserva Galligioni – ed è per questo che lo scorso 11 maggio, durante la cerimonia di consegna del Premio Pezcoller a Titia de Lange, ho parlato di donazioni importanti e di generosità, ma anche di un “cuore grande”, come requisito fondamentale per continuare a combattere contro il tumore. È questo l’atteggiamento che serve alla ricerca, uno sforzo continuo che non si deve arrendere di fronte alle delusioni e alle insoddisfazioni, con l’obiettivo di arrivare ai risultati che oggi stiamo sempre più conseguendo».
Occupandosi di sostenere la ricerca contro il cancro, compito della Fondazione Pezcoller è quello di «capire chi sta facendo, in tal senso, cose importanti e merita un riconoscimento, anche come esempio verso gli altri, oltre a dare una mano ai giovani, a quelli che cioè domani potranno diventare i protagonisti nella lotta contro il cancro. L’aiuto può arrivare solo con le borse di studio, soprattutto nel nostro Paese dove le risorse sono sempre molto limitate, le università e gli istituti di ricerca ci sono, ma è sempre difficile trovare le risorse, in particolare per i più meritevoli» aggiunge Galligioni.
La qualità della selezione
Per questo il progetto di selezione delle borse di studio da parte della Fondazione Pezcoller si avvale di esperti in grado di affrontare il complesso processo di valutazione, cercando al contempo di sensibilizzare «chi ha a cuore, come è stato per l’associazione Patty Coser, per sollecitare chi ha disponibilità e volontà a sostenere la fiamma della ricerca che, proprio come quando si accende un fuoco, va mantenuta costantemente viva. I criteri sono estremamente rigorosi, vorrei sottolineare che chi riceve il Nobel in medicina è scelto tra un’ampia platea di scienziati che non sono solo oncologi, ma appartengono alle diverse branche della medicina. Il fatto che la Fondazione Pezcoller abbia assegnato il premio a quattro oncologi poi insigniti del Nobel, testimonia l’estremo rigore e l’eccellenza del suo operato» conclude Galligioni.
«Patrizia e la visione in rosa»
Nicola Coser, il fratello di Patrizia, ritorna con il pensiero ai primi giorni del dicembre 2015 quando, dopo continui malori, a sua sorella viene diagnosticato un angiosarcoma. «Il tumore, a quel tempo, era l’ultimo dei nostri pensieri, invece dal momento della diagnosi Patrizia è vissuta solo sei mesi – ricorda -. Con lo stesso carico emotivo di otto anni fa, in questi giorni sento tutto il peso dell’ottavo anniversario della sua morte che si sta avvicinando. Mia sorella era una ragazza piena di vita, felice, aveva una visione della vita in “rosa”, per questo le abbiamo dedicato “La Festa in rosa”. Di animo buono e generoso, disponibile, con lei era impossibile litigare e le eventuali piccole divergenze avevano come esito nuova positività. Quando si è ammalata, era lei a dare forza a noi tutti. I miei genitori – mio padre Franco e mia madre Laura, originaria di Grauno, ma anch’io con mia moglie e con il ragazzo di Patty, che è rimasto molto legato alla nostra famiglia, oltre a tanti amici – le siamo stati accanto in ogni momento. Spesso era però Patrizia a trovare parole di conforto per noi, a darci la speranza di potercela fare, combattendo fino all’ultimo. Siamo molto grati al dottor Galligioni per il supporto che ci ha dato durante questo percorso di indescrivibile dolore, ma anche per la borsa di studio che, attraverso la sua mediazione, la Fondazione Pezcoller ha dedicato a Patrizia. Per noi e per chi sostiene la nostra associazione, ciò si traduce anche in un’importante garanzia di trasparenza in riferimento alla raccolta fondi».
«L’angiosarcoma, malattia rara»
Il tanto dolore ha potuto con il tempo trovare un appiglio, una via per trasformarsi nell’energia positiva che ha appunto portato alla costituzione dell’Associazione Patrizia «Patty» Coser Onlus.
«Quella che ha colpito mia sorella è una malattia rara e a tutt’oggi non esiste una cura per l’angiosarcoma, per questo la nostra scelta è stata quella di impegnarci a sostenere la ricerca contro il cancro, per provare almeno a migliorare la vita delle persone che si ammalano – aggiunge ancora -. Durante l’estate torniamo a Grauno, il paese natale di mia madre, in val di Cembra e già dal 2017 nel clima di solidarietà che anima la comunità di questo piccolo centro, organizziamo un incontro conviviale in ricordo di Patrizia, “La Festa in rosa”, appunto. Un’iniziativa molto partecipata, che riusciamo a organizzare grazie alla grande disponibilità della Pro Loco e dei tanti volontari. Una festa come sarebbe piaciuta a mia sorella, con cibo, musica e tanta allegria, alla quale partecipano più di trecento persone. È così che, anno dopo anno il ricordo di Patrizia viene mantenuto vivo in prossimità del giorno del suo compleanno, che ricorre il 23 agosto. Quest’anno l’appuntamento è per il 18, e l’intero ricavato andrà ancora una volta alla Fondazione Pezcoller.
«Fondare l’associazione è stato un passo fondamentale per mia madre, colpita nel profondo dalla perdita di mia sorella. Le ha permesso, in qualche modo, di rinascere, come ha fatto un po’ rinascere tutti noi. Ci tengo a sottolineare che, essendo una onlus, è possibile scegliere la nostra associazione come destinataria del 5 per mille, in sede di dichiarazione dei redditi. Il nostro impegno nella raccolta fondi continua ogni giorno grazie al passa parola, alla presenza sui social e in ogni altro modo possibile. Una goccia dopo l’altra i fondi continuano ad arrivare perché, come dice mia madre, “l’è le migole a far la michetta”» conclude Nicola Coser.
L'intervista
di Benedetta Centin
L'11 gennaio scorso l'operatrice olistica fu uccisa dall'ex compagno Igor Moser, padre dei suoi figli. «Non ci disse nulla per proteggerci. L'omicida? Rabbia»