La questione
domenica 2 Giugno, 2024
di Davide Orsato
Una «ricetta» per risolvere i problemi che, da anni, in particolare dopo la pandemia, attanagliano la sanità trentina come, del resto, gran parte dei servizi sanitari regionali italiani. Le liste d’attesa che si allungano, i medici e gli infermieri che sono sempre di meno, pazienti esausti e «che si trascurano», visti i dati su abitudini e stili di vita. L’assessore alla salute Mario Tonina è impegnato in questi giorni a presentare il piano provinciale sulla sanità (la missione 5 del documento approvato la scorsa settimana): dopo un primo incontro venerdì, un secondo, davanti ai professionisti della sanità si è tenuto oggi, lunedì 3 giugno.
Assessore, le questioni sul piatto sono tante, ma c’è un tema in generale che riguarda la presa in carico del paziente. Come si può aggredire?
«Serve un intervento di rete. Penso al sovraccarico che hanno i pronto soccorso. Un problema che ho riscontrato in prima persona solo ieri (venerdì, ndr), durante una visita al Santa Chiara. Alle due del pomeriggio c’erano oltre cento pazienti in attesa, con disagi per loro e per i medici».
Serve un filtro?
«Assolutamente: si parla sempre dei medici di medicina generale e, in effetti, si deve fare in modo che i medici di famiglia il primo riferimento dei pazienti. Sappiamo che anche loro sono sovraccaricati e che hanno da fare i conti con la burocrazia, dunque ci vuole un sostegno».
A che si pensa?
«Con il nuovo piano ospedaliero si potrà rafforzare la rete territoriale e gli ospedali di valle potranno essere rafforzati anche per quanto riguarda i pronto soccorso. Però servono medici specializzati: non possiamo andare avanti con i gettonisti, anche se in questo momento non c’è altra scelta».
Quello del personale è un altro punto dolente. Ci sono stati molti bandi andati deserti. È possibile un’inversione di tendenza?
«Sì, se si punta sulla risorsa umana. E lo stiamo facendo, sono arrivati diversi professionisti di altissimo livello».
Come si farà a richiamarne altri?
«Pagandoli. La retribuzione è un tema chiave e noi dobbiamo investire risorse anche in questo: parte del nostro bilancio della sanità, un miliardo e 400 milioni di euro dovrà essere dedicato anche a questo».
Lei è impegnato in una visita alle strutture sanitarie trentine, dagli ospedali alle Rsa. Che cosa le dicono i lavoratori?
«Si sentono squalificati, poco considerati, travolti dal lavoro. Pochi toccano il tema della retribuzione, ma c’è anche quello».
Il piano strategico si apre con una «fotografia» poco ottimista: una popolazione in via d’invecchiamento e con problemi nella prevenzione: si cita l’aumento dell’indice di obesità, dal 6 al 9,6%, il consumo d’alcol pari al doppio della media italiana, mentre un terzo della popolazione adulta fuma, una dato che non accenna a calare. Serve un intervento anche in questo ambito?
«Sì, il futuro è impensabile senza una popolazione sana. Il calo delle nascite è un grosso problema e senza prevenzione si rischia di caricare ancora di più il nostro sistema sanitario. Sono convinto che dobbiamo guardare molto più in là della legislatura, ai prossimi venti, trent’anni. E per intervenire sulle cattive abitudini serve maggior sensibilizzazione a partire dalle scuole. Ma spero anche che arrivi qualche iniziativa a livello nazionale, paragonabile alla legge Sirchia (nel 2003, vietò il fumo nei locali, ndr)».
Nel documento si menziona anche nuovo ospedale di Trento. È la volta buona?
«Era un’opera strategica vent’anni fa, lo è ancora di più adesso. Sarà un ospedale aggiornato agli ultimi standard, sia per sostenibilità sia per per “umanità” nella presa in carico del paziente».
chiesa
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Si tratta di due giovani trentini e di un ragazzo originario dello stato del Minas Gerais, nel sud-est del Brasile. Domani saranno ordinati dal vescovo monsignor Lauro Tisi