Elezioni 2024
martedì 4 Giugno, 2024
di Tommaso Di Giannantonio e Leonardo Omezzolli
Sala Filarmonica di nuovo sold-out per il dibattito de il T con la candidata sindaca del centrosinistra Giulia Robol e il candidato sindaco del centrodestra Gianpiero Lui, in corsa per il turno di ballottaggio delle elezioni amministrative di Rovereto, in programma l’8 e il 9 giugno. Un confronto schietto, che a tratti ha assunto i contorni dello scontro, a cui hanno partecipato oltre 250 persone. Robol – alla guida della coalizione composta da Alleanza verdi e sinistra, Campobase, Civici per l’autonomia, Pd, Rovereto libera e Officina Comune – e Gianpiero Lui – alla guida della coalizione formata da Forza Italia, Lega, Lui sindaco, Patt e Rovereto al centro – non si sono tirati indietro alle domande del direttore Simone Casalini e della giornalista Denise Rocca e hanno affrontato, punto per punto, tutti i temi che riguardano il presente e il futuro della Città della Quercia.
Al primo turno ha colpito molto il dato sull’astensionismo. Quali le cause? Cosa proporrete, se eletti, per riattivare la partecipazione?
Robol: «La politica ha bisogno di creare percorsi di partecipazione fuori dalle istituzioni, e questo si è visto anche nelle scelte elettorali dei cittadini, che hanno premiato Officina Comune. La disaffezione alla politica è una delle piaghe di questo secolo. Le istituzioni devono tornare dalle cittadine e dai cittadini, anche attraverso percorsi di formazione legati alla scuola».
Lui: «Ho trovato tanta delusione nei confronti delle scelte precedenti della politica, non solo comunale. Bisogna recuperare un rapporto con i cittadini attraverso percorsi di avvicinamento, non su argomenti grandi come il bypass ma su argomenti semplici, vicini ai cittadini, nei quartieri e nelle circoscrizioni».
Robol, lei al primo turno ha ricevuto il 41,1% dei consensi. Il Pd è risultato il primo partito nonostante l’exploit di Officina Comune che avrebbero potuto incidere su quel serbatoio di voto. È stato un voto che ha premiato la sinistra più che le anime centriste o civiche-autonomiste. Come lo analizza e spiega?
Robol: «Officina Comune ha riscosso interesse per il modo in cui ha affrontato una serie di problematiche. In questa forza politica, così come nel Partito Democratico, si è formato il desidero di costruire una proposta attorno a determinati valori: volontariato, solidarietà, sanità pubblica e servizi per il sociale. Sinistra e centro vanno molto d’accordo, riformismo e progressismo sono le due importanti caratteristiche delle forze politiche che hanno scelto l’apparentamento. E sono le due importanti caratteristiche che le distinguono dalla destra. Nella nostra coalizione non ci sono i “no” all’integrazione culturale, alle moschee…».
Lui, lei, invece, al primo turno ha ottenuto il 30,7% con una coalizione che univa forze politiche della tradizione di centrodestra (Forza Italia e Lega) con un’area civica (la sua lista, risultata la terza più votata con il 15%) e autonomista. Avete confermato anche nel ballottaggio l’esclusione di Fratelli d’Italia. Perché e quale obiettivo ha questa scelta?
Lui: «Lo dico con una parola: coerenza. Il giorno dopo le elezioni non sono andato a cercare apparentamenti con altre forze, che proponevano cose diverse. Sono addolorato per chi ha votato Officina Comune: molti di loro non volevano arrivare a questo punto. La nostra coerenza parte dal “centro”, cioè da cittadini che si mettono a servizio della città, senza tessere di partito. Dopodiché Lega e Forza Italia hanno condiviso questo progetto. Io ho parlato con Dorigotti: alcune loro tematiche le porterò avanti perché sono anche le mie, come la democrazia dal basso. Quello che ci differenzia è l’approccio pragmatico, non ideologico. Ho l’ambizione di conoscere bene i problemi e di poter mettere in campo le soluzioni. Non ho bisogno del sindaco di Trento, che ha rivolto attacchi indecorosi nei miei confronti. Abbiamo parlato anche con FdI, ma abbiamo deciso di rimanere coerenti. Ovviamente ci sono tematiche comuni».
Robol: «Parli di coerenza, ma al primo turno hai raccolto voti da una parte della maggioranza valdughiana».
Lui: «L’Alleanza Verdi e Sinistra è contro tutto, anche contro la Valdastico. Voglio vedere cosa succederà sui temi ambientali».
Robol: «Nella precedente consiliatura giustamente Alleanza Verdi e Sinistra era all’opposizione, invece ora abbiamo costruito una coalizione insieme. Tu, invece, hai preso l’assessore ai lavori pubblici e alla mobilità (Plotegher, ndr) della prima consiliatura».
Lui: «Sì, io ho votato Valduga nel 2015, ma non stravolgo alleanze, vado avanti con la mia coalizione».
Quale sarà l’idea di assetti che guiderà la nuova giunta? Aggiungiamo una domanda di un lettore: quanti assessorati per Officina Comune e quanti per FdI?
Robol: «L’esecutivo è una parte importante della maggioranza di governo, ma non c’è solo l’esecutivo, c’è anche l’aula consiliare. La squadra di governo avrà al suo interno tutte le competenze necessarie per affrontare le sfide più importanti della città. Adotteremo modelli diversi rispetto al passato. In questo momento non faccio nomi, ma mi faccio garante della partecipazione di Officina Comune. E se verrò eletta, ci tengo a sottolineare, avremo 11 consigliere all’interno della maggioranza».
Lui: «Gli assetti di giunta saranno decisi secondo la competenza e la disponibilità di tempo. Ne abbiamo abbastanza di assessori part-time. Saremo una giunta esecutiva e lavoreremo con tutte le forze presenti sulla base di un programma. E le circoscrizioni saranno l’articolazione di una medesima macchina organizzativa».
Tre azioni da attuare nei primi cento giorni che indicano simbolicamente anche le vostre priorità e la sensibilità della vostra azione politica.
Robol: «Vogliamo attivare le unità di strada per affrontare il disagio giovanile, che a volte sfocia in una cattiva condotta. La sinistra si occupa di sicurezza affrontando le questioni, non limitandosi a enunciarle. Il problema non si risolve con il vigile del quartiere e l’assessore delegato alla sicurezza. La seconda azione sarà quella di portare a termine i percorsi avviati con il Pnrr. Dobbiamo trasferire la Casa di comunità dall’ex Cassa malati all’ex Bimac e portare a conclusione il cantiere di piazzale Orsi».
Lui: «Per prima cosa affronteremo il tema sicurezza. In questi giorni ho evitato accuratamente di uscire a causa delle effrazioni, dei vandalismi e degli attacchi registrati. La città chiede un maggiore controllo. Rovereto investe centinaia di migliaia di euro in attività sociali: dobbiamo capire come migliorare interventi. Saranno cento “nuovi” giorni, ricordo che Robol è in consiglio da 9 anni. Infine dobbiamo affrontare il nodo viabilistico e il decoro urbano, per cui proponiamo un servizio di giardinaggio tempestivo».
Sanità, quali sono le esigenze di Rovereto?
Robol: «Alla luce del progetto del Nuovo ospedale del Trentino, l’ospedale di Rovereto dovrà assumere un ruolo ancora più importante per i servizi di prossimità e per quelle emergenze che si verificano sul territorio. Ci sono molte questioni aperte, come liste di attesa, su cui il Comune di Rovereto può essere un interlocutore con la Provincia».
Lui: «Non possiamo ridurre tutta la sanità trentina al Nuovo ospedale di Trento. Va rafforzata la centralità dell’ospedale di Rovereto, con una medicina territoriale che sia all’altezza. Un altro tema fondamentale è la seconda Rsa di rovereto: velocizzeremo questo progetto».
In un’intervista che il nostro quotidiano ha pubblicato domenica a Pietro Monti, l’ex sindaco ed ex Reggente della Campana sottolineava le capacità di essere «laboratorio» della città. Quale potrebbe essere un tema sul quale sentite l’esigenza di costruire politiche totalmente nuove e quindi di diventare “laboratorio” di sperimentazione?
Lui: «L’ambito industriale è la grande sfida identitaria per Rovereto. Possiamo sviluppare l’industria del terzo millennio, come il Polo delle scienze della vita all’ex Ariston. Questa sfida si lega alla nostra volontà di offrire percorsi professionali di alto livello ai nostri giovani».
Robol: «Noi siamo anche Capitale nazionale ed europea del volontariato, come Trentino. Il ragionamento di Pietro Monti ci invita a costruire un sistema di aziende che si dà alla comunità e alla società per realizzare insieme alle istituzioni un percorso che valorizza la nostra Autonomia. L’altro tema importante è la pace, un’altra questione su cui Rovereto può ancora crescere».
Il ruolo del Mart per la città di Rovereto e un bilancio di questi vent’anni, caratterizzati molto dalle diverse direzioni. La integriamo con la domanda di un lettore che ci scrive: come valutate la riconferma di Sgarbi alla luce delle inchieste?
Lui: «Il Mart è stata una grande intuizione. In questo territorio, con attrazioni legate alla montagna e al lago, ha fatto fatica ad affermarsi il museo. Negli ultimi cinque anni con la presidenza Sgarbi c’è stato un cambio di passo. Condividere la presidenza non significa condividere le sue esternazioni spesso discutibili».
Robol: «Il Mart è un dono all’interno della città. Il Mart non può essere valutato solo e unicamente per l’afflusso di visitatori. Il Mart può e deve essere un laboratorio che costruisce sinergie turistiche, ma non solo, con il territorio. Il vero tema è quanto si vuole scommettere sull’arte contemporanea e questo è possibile farlo attraverso bandi ministeriali e bandi europei. Non si deve crescere solo in una rete trentina, ma anche attraverso la sinergia con musei extra provinciali. Sgarbi? Quando parla d’arte a me piace molto. Non mi piace quando si mette a canzonare le persone omosessuali».
Questione di genere: Rovereto ha avuto due femminicidi nell’ultimo anno. Più in generale, all’interno di una diversa consapevolezza, permane un divario consistente nelle relazioni tra genere. Emerge dal lavoro alla vita privata. Cosa può fare il Comune per migliorare questa disparità?
Lui: «Sono due eventi che resteranno nella storia della città. Quello che ha colpito Iris Setti si poteva evitare, perché lo stesso assassino, un anno prima, saltava sopra le auto. Qualcosa non ha funzionato e non do colpe a nessuno. Il disagio psichico di quella persona non è stato affrontato. Rimarrà una ferita per la città e dobbiamo impegnarci tutti, trasversalmente, perché non accada più. Sono due episodi che devono farci riflettere sulla prevenzione e assumere provvedimenti come il Daspo urbano. Per quanto riguarda il tema più ampio della parità di genere, è un tema fondamentale perché oggi perdiamo gran parte della potenzialità lavorativa delle donne».
Robol: «Il tema di genere è importante e quello dei femminicidi è ancora più significativo. Penso ai momenti di confronto, le donne sono sempre poche e molto spesso si trovano isolate a momenti di confronto, cosa si potrebbe fare? Banalmente aumentare la possibilità di partecipazione. Non succede neanche nelle professioni: il gap salariale è qualcosa di incredibile. Bisognerebbe ripristinare il progetto educativo all’interno delle scuole per costruire una cultura della parità di genere».
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