la storia
sabato 8 Giugno, 2024
di Lorenzo Fabiano
Uno spaccato di ciò che non dovremmo essere ma, ahinoi, in questo Paese troppo spesso siamo. In una non precisata cittadina della provincia italiana, potrebbe essere una qualsiasi da Gela al Brennero, troviamo il «Cetto La Qualunque» di turno di una malapolitica che predica bene e razzola male, e che dai lauti incassi elettorali della fabbrica del consenso elargisce gli utili agli amici. Il tipico voto di scambio, roba sempre attuale. Il personaggio in questione si chiama Renato Cutrone e al termine della sua giornata di propaganda a sostegno del fedele candidato sindaco lo trovano morto, ammazzato. Suo malgrado (sostituisce alla cronaca tal Guglielminetti, penna parecchio paraculata, che si è rotto una gamba scivolando sulla cacca del suo alano), a indagare e a scoprire la verità sul delitto, è un giornalista dell’unico giornale locale, un precario sia nella professione che nella vita, che in sella alla sua motocicletta, «la poderosa», sarà il nostro eroe per caso: l’esito sarà sorprendente fino a togliere il mantello della meschinità e della menzogna. «L’onorevole ed io» (Edizioni 2000diciassette, con la prefazione del giornalista trentino Andrea Tomasi) è un bel giallo, scritto con ironia e cura dei dettagli in uno stile scorrevole che cattura il lettore pagina dopo pagina. Un giallo molto «italiano». L’autore, Antonello Cerulo è un sessantenne esordiente che dal Sannio, dove è nato e cresciuto, si è trasferito con moglie e figli a Trento; nella vita fa il dentista per professione e ora anche lo scrittore per passione: «Sono nato in un paese nella provincia di Benevento: nel 1996 mia moglie è salita come ufficiale giudiziario a Trento e ci siamo quindi trasferiti qui; all’inizio non è stato facile, ma piano piano ci siamo costruiti il nostro tessuto di amicizie e oggi Trento, sebbene il mio luogo del cuore sia Santa Teresa di Gallura in Sardegna, è la nostra città», racconta. È onnivoro di letture, tra le quali i gialli di Agatha Christie; se li è letti tutti, e forse è proprio da lì che il suo talento di giallista è sbocciato: «Qualche anno fa ho cominciato a scrivere, fermando su carta, frasi apparentemente scollegate le une dalle altre, pensieri in libertà che ho cominciato poi a collegare. Le ho messe da parte fino a che, furtiva, è arrivata la figura del protagonista che mi ha preso per mano; a questo punto doveva esserci una trama, un filo che tenesse tutto insieme ed allora ho pensato ad un giallo, ad uno svolgimento che prevedesse un enigma da sciogliere, un problema da risolvere». Scrive il sabato mattina, quando moglie e i due figli son fuori, ma solo dopo aver portato a spasso il cane: «Quello del dentista è un lavoro stressante – spiega- La scrittura è per me una terapia che mi aiuta a rilassarmi, a staccare, e mi fa entrare in un altro mondo e in un altro tempo». Ad agosto di un anno fa Antonello, grazie alla cognata insegnante di Lettere, è entrato in contatto con la casa editrice; ha inviato i suoi appunti, «Bello, ci piace, ora ci mandi il resto e noi pubblichiamo – gli han risposto- È stato in quel momento che ho attraversato il mio Rubicone. Ho consegnato il manoscritto a ottobre, a dicembre il libro è stato pubblicato, ho fatto una presentazione a Telese Terme (la località dove è cresciuto in provincia di Benevento, ndr) ed è stato presente al Salone del Libro a Torino. L’editore mi ha commissionato il secondo libro, che sto ora scrivendo con gli stessi personaggi». Solo chi ha una spiccata sensibilità può scrivere un libro come questo che denuncia con ironia e leggerezza un malcostume diffuso nel modo di concepire e fare politica in Italia: «Cutrone è il prototipo del politico al servizio di se stesso e non del Paese; se qualcuno mi dice di aver scritto un libro «politico», ne sarò contento. L’ambientazione è la somma di tute le città brutte e anonime che ho visto. Una buona politica determina una bella città, mentre da una brutta politica non può che scaturire una città brutta con nefandezze architettoniche». Un’ultima precisazione Cerulo la vuol fare sui personaggi protagonisti della storia: «Li ho conosciuti tutti. Qualcuno è l’unione di più caratteri, di qualcuno ho evidenziato un aspetto, ma potrei fare un appello e chiamarli per nome uno per uno: d’altronde si scrive di ciò che si conosce. Almeno così dovrebbe essere». E quel cognome, Cutrone? Come è saltato fuori? «Beh, io sono tifosissimo dell’Inter: Patrick Cutrone, ora al Como, era un centravanti del Milan». Eh sì, è proprio un giallo molto «italiano».
L'intervista
di Benedetta Centin
L'11 gennaio scorso l'operatrice olistica fu uccisa dall'ex compagno Igor Moser, padre dei suoi figli. «Non ci disse nulla per proteggerci. L'omicida? Rabbia»