la sentenza

venerdì 21 Giugno, 2024

Ex consiglieri regionali dovranno restituire i vitalizi: sconfitti davanti al giudice

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Altri tre big avevano chiesto di vedersi rimborsate le tasse pagate. Intanto, dopo 10 anni, ancora devono essere restituiti 10 milioni al Consiglio

E non se ne vogliono andare. Era un filmetto leggero per la tv del 1988 con Virna Lisi sui figli che non riescono a staccarsi dalla mangiatoia rappresentata dal desco familiare. E come loro anche gli ex consiglieri provinciali trentini e altoatesini non se ne vogliono andare. O meglio non vogliono proprio mollare il maxiassegno vitalizio che gli era stato riconosciuto dalla finta riforma firmata nel 2012 dall’allora presidente del consiglio regionale Rosa Thaler Ausserhofer e dal consulente Gottfried Tappeiner che abbondava con generosi tassi di attualizzazione. Come si ricorderà, una legge, la 4 del 2014, voluta dai presidenti delle deu province autonome Ugo Rossi e Arno Kompatscher aveva, sia pure solo in parte, ridotto i privilegi degli ex consiglieri che però non si diedero per vinti e presentarono subito una raffica di ricorsi sostenendo sostanzialmente che la legge era incostituzionale perché aveva un effetto retroattivo. I ricorsi vennero affidati a tre diversi giudici due dei quali sollevarono la questione di costituzionalità e mandarono tutto alla Consulta che, però, diede ragione alla Regione e osservò che i privilegi dei politici erano talmente generosi da stridere con i sacrifici chiesti ai comuni mortali in quei tempi di crisi nera. Oltre a una serie di tagli sugli assegni vitalizi, sul tasso di attualizzazione e sui requisiti per ottenere il trattamento la legge Rossi-Kompatscher prevedeva, e prevede, anche la restituzione dei cosiddetti anticipi, ovvero della quota dell’attualizzazione che era stata pagata subito. In tutto gli anticipi ammontavano a circa 30 milioni di euro, ma ancora oggi, a dieci anni da quella legge, 10 milioni non sono stati restituiti alle casse del Consiglio regionale. Non solo, molti degli ex consiglieri che si sono visti sconfitti in tribunale dopo la sentenza della Corte Costituzionale hanno presentato appello e qualcun altro ha cercato, in base a una consulenza fiscale, di rifarsi su un altro campo. In particolare su consiglio del consulente scelto per questa lunga guerra molti ex consiglieri stanno cercando di recuperare gran parte del tesoretto a rischio sotto forma di tasse che, a dir loro, sarebbero state applicate erroneamente dal Consiglio. Ma su questo fronte ieri è arrivata una prima grossa sconfitta. Infatti, la giudice del Tribunale di Trento Renata Fermanelli ha dato torto all’ex presidente del Consiglio regionale e poi ex senatore Oskar Peterlini che aveva intentato causa nel 2021 contestando la tassazione applicata dal Consiglio regionale sul vitalizio e chiedendo che il 65% fosse esentasse. Si tratta della prima causa in materia, ma Peterlini è già stato imitato da altri 10 ex consiglieri, tra i quali molti big. In particolare tre ex consiglieri hanno già avanzato la richiesta di modificare l’oggetto della causa d’appello intentata contro le sentenze che applicavano la sentenza della Corte Costituzionale spostando il focus della causa sull’aspetto fiscale. Il valore totale di queste tre cause e di quella di Peterlini è di 4 milioni di euro. Gli uffici hanno calcolato che se la richiesta fosse passata il Consiglio avrebbe rischiato di dover pagare 20 milioni di euro agli ex consiglieri. Ora, dopo la sentenza della giudice Fermanelli, quella che poteva diventare un’ondata di ricorsi e cause è stata fermata. Con la sentenza dell’altro ieri, notificata alle parti, il Tribunale di Trento ha pienamente riconosciuto la correttezza dell’operato del Consiglio Regionale ed ha rigettato per intero le domande formulate al giudice da Peterlini, cui sono state anche accollate le spese del giudizio. In particolare, sono state respinte tutte le tesi sostenute dal ricorrente con l’avvallo del consulente di parte Giovanni Zaccagna, questioni che il giudice ha ritenuto interamente infondate. Per questo il presidente del Consiglio regionale Roberto Paccher, che ha sempre cercato di tenere dritta la barra sulla rotta del rispetto della legge e delle sentenze, mostra tutta la sua soddisfazione: «Mi occupo di questa questione dal 2018 e ho sempre tenuto fede al principio del rispetto della nostra legge regionale e anche dell’equità, nonostante le tante pressioni. La sentenza della giudice Fermanelli conferma che la nostra posizione è quella giusta. Già la Consulta aveva riconosciuto la validità della legge regionale e ora il Tribunale di Trento spiega che anche il tentativo di trasferire sul piano fiscale una recriminazione già sconfitta su quello costituzionale è privo di fondamento. Se fosse andata diversamente il Consiglio avrebbe dovuto versare una forte somma. Ma i giudici hanno riconosciuto che tutto è stato fatto correttamente e la mia soddisfazione sta proprio nel fatto che si è evitato un forte esborso di denaro pubblico».