la polemica
venerdì 21 Giugno, 2024
di Redazione
L’arcivescovo Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Stati Uniti, è sotto processo per scisma da parte del Dicastero per la Dottrina della Fede. È stato lui stesso a darne notizia pubblicando sul suo account X il decreto di citazione del Dicastero vaticano. Sul documento si specifica che Viganò si sarebbe dovuto presentare ieri pomeriggio alle 15:30 per ‘prendere nota delle accuse e delle prove circa il delitto di scisma di cui è accusato’, facendo riferimento ad ‘affermazioni pubbliche dalle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica: negazione della legittimità di Papa Francesco, rottura della comunione con Lui e rifiuto del Concilio Vaticano II’. Nel caso di mancata comparizione o di una difesa scritta presentata entro il 28 giugno l’arcivescovo ‘sarà giudicato in sua assenza’.
Il presule – accusato quindi di non riconoscere né la legittimità di Papa Francesco né quella dell’ultimo Concilio – sul profilo X rilancia: “considero le accuse nei miei confronti un onore” e definisce il Concilio Vaticano II un “cancro ideologico, teologico, morale e liturgico” e la Chiesa sinodale una “metastasi”.
Sulla vicenda il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, ha commentato: “monsignor Viganò ha assunto alcuni atteggiamenti e alcuni gesti di cui deve rispondere”, ha affermato a margine di un convegno alla Pontificia Università Urbaniana, spiegando che è “normale che la Dottrina della Fede abbia preso in mano la situazione e stia svolgendo quelle indagini necessarie per approfondire la situazione stessa. Ha dato a lui la possibilità di difendersi”. A livello personale, prosegue Parolin, “mi dispiace tantissimo proprio perché io l’ho sempre apprezzato come un grande lavoratore, molto fedele alla Santa Sede. In un certo senso era di esempio. Anche quando è stato Nunzio apostolico ha lavorato estremamente bene. Cosa sia successo non lo so”.