La tragedia

domenica 23 Giugno, 2024

Precipitano sulla Presanella: muore l’istruttore Cai Marco Massera, aveva 34 anni

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Alle 7.15 è stato il sopravvissuto, Giuseppe Bossi, 36 anni di Verona, a chiamare il 112

Due alpinisti esperti, due istruttori del Cai del Veronese. Addosso e al seguito tutta l’attrezzatura adeguata per affrontare l’impegnativa parete nord del ghiacciaio della Presanella. Un’ascesa programmata nei dettagli, studiata. Eppure la montagna non li ha risparmiati, uccidendone uno e ferendo in modo serio l’altro, ricoverato ora al Santa Chiara.
Poco dopo le 7 di ieri i due trentenni arrivati da fuori regione erano già arrivati attorno ai 3mila metri di quota sul ghiacciaio, avanzando in cordata lungo la ripida via alpinistica Faustinelli, quando sono precipitati. Il primo dei due avrebbe trascinato di sotto il compagno di cordata. Un volo di circa trecento metri sul percorso di roccia, neve e ghiaccio. I violenti traumi non hanno dato chance di sopravvivenza a Marco Massera, 34 anni da compiere a dicembre, originario di Fidenza, in Emilia Romagna, e residente a San Giorgio Bigarello (Mantova) con la moglie. Di formazione biologo e agrotecnico, era consulente in ambito di sicurezza sul lavoro per un’azienda del Mantovano, provincia in cui si era trasferito nel 2018 dalla provincia di Piacenza. Ferito in modo serio l’amico, Giuseppe Bossi, 36 anni, residente a Verona.
L’sos del sopravvissuto
È stato proprio lui, pur in condizioni critiche dopo la rovinosa caduta, a trovare le forze per chiamare il Numero Unico per le Emergenze 112. Erano le 7.15 quando è scattato l’allarme che ha mobilitato la macchina dei soccorsi. Mentre si alzava in volo l’elicottero di Trentino Emergenza, si attivavano gli operatori della stazione di Vermiglio del Soccorso Alpino e Speleologico Trentino assieme ai militari del Soccorso alpino della Guardia di Finanzia di Tione di Trento. L’elicottero ha raggiunto subito il target, a 3mila metri circa di quota, e calato con il verricello il tecnico di elisoccorso e l’equipe medica, che ha constatato il decesso di Massera, la cui salma è stata recuperata da un secondo elicottero dopo il nullaosta del pubblico ministero di turno Alessandro Clemente. Il primo velivolo ha invece trasferito il compagno di cordata infortunato all’ospedale Santa Chiara di Trento, in gravi condizioni ma non in pericolo di vita. Sarà lui stesso, appena sarà in grado di farlo, a raccontare cosa è accaduto a lui e al compagno di cordata mentre erano in quota.
La ricostruzione
I due amici si erano incamminati di notte per riuscire a raggiungere in giornata la vetta della Presanella, a 3.558 metri di altitudine. Avevano lasciato l’auto sopra Vermiglio, all’ex-Forte Pozzi Alti, a quota 1.880, sotto il rifugio Denza, che è a quasi 2300 metri. Rifugio in cui si sarebbero fermati per un caffè prima di proseguire.
Attorno alle 3 di notte sono saliti verso l’attacco della via con l’obiettivo di arrivarci all’alba. Picche, ramponi e caschetto, procedevano in cordata, legati tra loro, probabilmente avanzando in conserva, e cioè in simultanea, sulla parete nord del ghiacciaio. Cosa sia successo in quel tracciato assai ripido e impegnativo, in quel tratto di neve misto a roccia, si può solo ipotizzare. I soccorritori non escludono che gli alpinisti possano essere stati travolti da materiale franato improvvisamente dall’alto, da sopra la loro testa. Un distacco — si suppone — che li avrebbe fatti precipitare trecento metri più sotto. Durante i sorvoli con l’elicottero sarebbe stato chiaramente visibile un solco, una frattura proprio in quel tratto di percorso. E anche durante le operazioni si sarebbero registrati alcuni smottamenti. Motivati probabilmente dal violento temporale che si era registrato nella notte e che avrebbe compromesso la stabilità di alcuni punti della via.
Amici con la stessa passione
I due trentenni erano accomunati dalla stessa grande passione: quella per la montagna. Alpinisti esperti, con alle spalle diverse e impegnative esperienze in quota, risultano entrambi iscritti al Cai (Club Alpino Italiano) di San Pietro in Cariano, in Valpolicella, nel Veronese, dove avevano frequentato dei corsi e un lungo percorso di affiancamento e formazione tanto da diventare a pieno titolo istruttori sezionali, insomma istruttori qualificati capaci di gestire dei gruppi. A quanto pare era stato proprio Giuseppe Bossi a far iscrivere l’amico a quella sezione del Cai veronese. Dove ieri è piombato un grande dolore, assieme a un muro di silenzio. Quella, per loro, alpinisti preparati, doveva essere l’ennesima avventura in quota, respirando a pieni polmoni la montagna, l’altitudine, e quel panorama mozzafiato. Ma il destino ha sconvolto tutti i piani.