Immigrazione

lunedì 24 Giugno, 2024

Lavoro e integrazione, Fondazione Nord Est: «Necessari in Trentino 5.000 lavoratori stranieri entro il 2040»

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Graiff (Astalli): «In cento sono senza tetto. Positiva la proposta di De Zordo»

La Giornata mondiale del rifugiato, caduta giovedì 20 giugno ma celebrata a Trento sabato sera negli spazi della Bookique, è caduta in un momento quantomai particolare. Da una parte la realizzazione di un costoso e discusso Cpr italiano in Albania è stato l’apice delle politiche di estromissione dei migranti portati avanti dal governo Meloni e dalle amministrazioni di centrodestra un po’ in tutta Italia. Dall’altra mai come in questo momento è evidente quanto anche la migrazione sia una delle risposte essenziali al problema dell’inverno demografico e della mancanza di manodopera. A certificarlo proprio in questi giorni è stato uno studio della Fondazione Nordest, che per il Trentino stima necessario l’arrivo di migliaia di lavoratori stranieri.
Il report
«La glaciazione demografica ridurrà il numero degli occupati nel Nord Italia di 2,4 milioni entro il 2040» è l’allarme lanciato nel suo report dall’istituto di ricerca. Certo, riconosce la Fondazione, tra le contromosse da mettere in atto ci sono l’attrazione di giovani, la più alta occupazione femminile e l’allungamento della vita lavorativa ma «non basteranno a compensare il calo», né tantomeno «saranno sufficienti gli afflussi dal resto d’Italia, che tenderanno a ridursi perché anche là opera la riduzione delle nascite». Secondo le stime della Fondazione Nordest, quindi, sarà necessario al Nord Italia l’arrivo di «quasi un milione di lavoratori stranieri aggiuntivi; con le loro famiglie assommano a due milioni di persone estere in più». Lombardia (264mila lavoratori) e Veneto (228mila) le regioni dove il bisogno è più pressante, ma stringendo il campo la Fondazione stima il fabbisogno del Trentino entro il 2040 in 5mila lavoratori stranieri, come valore tra il minimo e il massimo necessario, per un totale di 11mila persone da accogliere in provincia contando i familiari. Per l’Alto Adige la stima è di 13mila lavoratori e di 26mila persone.
Graiff: «Fare rete»
Si tratta di un trend ormai comune alle categorie economiche ed espresso un paio di giorni fa anche dal presidente dell’Associazione Artigiani del Trentino Andrea De Zordo che, intervenuto al Forum de Il T, aveva lanciato il progetto di un ente che si occupasse della formazione e del reclutamento dei lavoratori stranieri per poi portarli in Trentino. Una proposta a cui ha aperto l’assessore provinciale Achille Spinelli (Il T di venerdì 21 giugno) e che vede favorevole il presidente del Centro Astalli Stefano Graiff, che però rilancia: «Prima prendiamoci cura delle persone che sono qui». Si perché un anno fa furono 1.800 i migranti, prevalentemente provenienti dalla rotta dei Balcani, che avevano fatto richiesta di asilo in Trentino. Solo 300 di questi sono però stati accolti ed è stato poi permesso loro di presentare domanda d’asilo ufficiale, mentre a 1.500 è stato negato il loro diritto perché nel sistema di accoglienza, ridotto a 700 posti dalla giunta Fugatti ancora nel 2018, non c’era spazio. «E anche quest’anno i numeri sono simili. A fine anno conteremo circa 1.800 migranti passati sul territorio – stima Graiff – E al momento più di un centinaio si trovano per strada, senza un tetto perché estromessi da un sistema di accoglienza a cui avrebbero diritto». Queste le prime persone di cui ci si dovrebbe prendere cura, facendole entrare nel sistema di accoglienza e accompagnandole in un percorso di integrazione culturale e lavorativa, e che invece vengono lasciate ai margini della società. Secondo Graiff serve un cambio di mentalità. «Innanzitutto queste persone vanno accolte per ragioni di diritto, dignità e giustizia. Però è anche innegabile che possano essere una risorsa per il territorio». Un cambio culturale che si traduca in cambio di passo della politica. «Vanno lasciate da parte strumentalizzazioni e la caccia al consenso facile sul fenomeno migratorio. La politica dovrebbe invece avere l’ambizione di gestire al meglio il fenomeno. E quindi rilanciare l’accoglienza e poi a quel punto costruire una rete tra terzo settore, formazione professionale, categorie economiche per un vero inserimento dei lavoratori. Mettere insieme accoglienza, integrazione e lavoro sfruttando le potenzialità del Trentino, facendo rete invece che dividendo».
Soini: «Nel ricordo di Singh»
E un messaggio dalla politica è arrivata in occasione dell’evento celebrato alla bookique: quello del presidente del Consiglio provinciale Claudio Soini. «Il tema del diritto d’asilo e dell’accoglienza delle persone rifugiate è prioritario. Vorrei ricordare le recenti e tragiche morti in mare ma anche la vicenda di Satnam Singh, mutilato durante il lavoro e poi abbandonato di fronte a casa sua, ennesima vittima della cosiddetta tratta degli schiavi e del caporalato. Occorre favorire opportunità di scambio, di incontro e di riflessione, perché un tema così complesso deve trovare una soluzione condivisa e orientata alla valorizzazione del dato umano – ha detto Soini nel suo messaggio – Vorrei concludere con una nota positiva. Il rifugiato è un migrante particolarmente importante: egli scappa dal proprio paese, temendo di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche. La fuga del rifugiato è quindi ribellione rispetto ai regimi oppressivi, discriminatori e dittatoriali; non è resa. La vita del rifugiato è una fiammella di luce. La sua stessa esistenza dimostra che un’altra vita è possibile; anzi, che una vita fatta di pace, diritti e doveri, non solo è possibile ma già esiste, non ancora ovunque. Il rifugiato ci dice che, di fronte ai mali del nostro mondo, non siamo ancora condannati».