mercoledì 26 Giugno, 2024

Per l’arcivescovo emerito Bressan sono 60 gli anni da prete, la storia del «don»

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Ordinato sacerdote il 28 giugno 1964, il «don» come si fa chiamare, a 84 anni (35 dei quali trascorsi come vescovo) ora fa il «parroco-jolly». Ecco la sua storia

Della ventina di seminaristi ordinati preti, il 28 giugno 1964, gli ultraottantenni ancora vivi sono una decina. E tra coloro che celebrano i 60 anni di messa c’è anche l’arcivescovo emerito di Trento, Luigi Bressan, vescovo da 35 anni. Il quale sarà festeggiato oggi in cattedrale a Trento dove presiederà la concelebrazione per il patrono della città e della diocesi, San Vigilio. Con lui, attorno all’altare, gli arcivescovi Lauro Tisi (1962), Ivan Maffeis (1963), e due vescovi emeriti: il francescano Adriano Tomasi (1939), già ausiliare di Lima (Perù) ordinato prete pure lui 60 anni fa e Mariano Manzana (1947), missionario a Mossorò (Brasile) consacrato vescovo 20 anni fa. La storia personale dell’arcivescovo Luigi Bressan è quella del servo diventato padrone. Del figlio dei mezzadri della mensa vescovile, alle Sarche, divenuto – anche se i tempi erano ormai cambiati – «proprietario» di quelle terre. «Emerito» (cioè non più titolare della diocesi poiché costretto a rassegnare le dimissioni al compimento dei 75 anni), a 84 anni, compiuti il 9 febbraio, «don» Luigi, come si fa chiamare, oggi fa il parroco-jolly. Va a dir messa il sabato e la domenica nelle parrocchie senza preti.
Luigi, il quarto dei dodici figli di Anna Carlini e di Felice Bressan, venne al mondo alle 7 di mattina del 9 febbraio 1940. La famiglia abitava nel «Ghetto», di là della Sarca, sulla strada per le Zette. Il papà lavorava la terra della mensa vescovile. Luigi andò alle elementari nel 1946. Bravo in aritmetica, non gli piacevano la storia e l’italiano. Intanto faceva il chierichetto in chiesa. Finita la quarta elementare, fu avviato per la «preparatoria» (il quinto anno) al seminario minore vescovile di Trento. Non che avesse intenzione di diventare prete, anzi. Fu alla fine del liceo che Luigi Bressan decise di entrare in teologia. Disse la prima messa, alle Sarche. Lo chiamò l’arcivescovo per dirgli che lo avrebbe mandato a Roma a studiare alla «Gregoriana». Conseguita la laurea in Diritto Canonico, Luigi Bressan fu inviato a farsi le ossa in Corea, addetto alla Nunziatura di Seul. Poi fu trasferito in Africa, ad Abidjan, in Costa d’Avorio. Nel 1976 fu richiamato in Vaticano, presso la segreteria di Stato, quale «africanista», esperto cioè di problemi panafricani. Da Roma, due anni dopo volò a Ginevra per occuparsi di libertà religiosa nel Diritto. Lasciata la Svizzera fu inviato in Brasile dove per otto mesi sostituì il Nunzio. Poi tanti incarichi in giro per il mondo. La nomina a nuovo arcivescovo di Trento, il Nunzio Bressan la ricevette alle 23.30, con un messaggio cifrato della Segreteria di Stato vaticana, nella sede della Nunziatura a Bangkok. Era il mese di marzo del 1999. Sono passati 25 anni. Un lampo.