Il documentario

mercoledì 26 Giugno, 2024

Mattia Dallapiccola e un film per ricordare Tommaso Mattivi, il giovane scomparso nel 2020

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«A fleeting glimpse» è dedicato al giovane perginese morto in un incidente stradale. Mattia Dallapiccola, classe 1998, è un regista originario di Civezzano. Le sue opere raccontano il territorio e i modi di elaborare il lutto

È stato uno dei protagonisti della 72° edizione del Trentino Film Festival dove, con il suo cortometraggio «A Fleeting Glimpse», letteralmente «Uno sguardo fugace», ha portato il ricordo di Tommaso Mattivi sul grande schermo. È ancora incredulo Mattia Dallapiccola, giovane regista classe 1998, che con il suo primo lavoro a stampo cinematografico ha attirato l’attenzione su di sé grazie a una risposta molto positiva da parte del pubblico. Dopo essersi laureato in Economia decide di seguire la propria vocazione da fotografo e videomaker ottenendo in breve tempo già le prime soddisfazioni. La passione lo spinge a realizzare contenuti a carattere sportivo per i social, in particolare nel mondo delle motocross dove ha avuto modo collaborare con realtà come Ktm, Red Bull, GasGas Motos e altri brand internazionali.
È grazie a questo aggancio che ha avuto modo di farsi conoscere anche da Ruggero Samaden e Gabriele Andreatta già gestori del rifugio “Sette Selle” e organizzatori della Lagorai Mountain Race. «Ruggero e Gabriele hanno visto i miei lavori sui social network», spiega il regista. «Il nostro rapporto è cominciato come una collaborazione lavorativa per poi diventare amicizia. In quasi un anno di riprese abbiamo condiviso le nostre esperienze e il legame che si è creato tra noi ha contribuito a rendere il lavoro facile».
Se è vero che il corto diretto dal giovane regista di Civezzano parla della corsa montana, in realtà è un film sull’elaborazione del lutto che mette in relazione lo stare a stretto contatto con la natura in una situazione di cordoglio. Se inizialmente, infatti, l’interesse degli spettatori è attirato dagli scenari spettacolari piuttosto che dai personaggi, nella seconda parte si condensano le interviste che riportano alla memoria il vero obiettivo del documentario. «È il mio primo progetto a cui ho riservato un occhio più cinematografico. Il documentario è una cosa che mi ha sempre appassionato, ho sempre cercato di dare questo tipo di visione anche agli altri miei lavori. È stato molto stimolante», racconta Dallapiccola. Un progetto che ha visto Mattia impegnato anche su un lato emotivo, avendo anch’egli perso un amico precocemente. «Questa storia è stata molto coinvolgente perché credo non sia facile ritrovarsi a 25 anni a condividere la stessa esperienza di lutto con dei coetanei. Con questo documentario siamo riusciti a creare una memoria che durerà nel tempo».
La speranza dunque è che il film lasci allo spettatore qualcosa in più che gli splendidi panorami degli altopiani di Pinè ma che sia veicolo di un messaggio. Il futuro è ancora tutto da scrivere per Mattia che vorrebbe proseguire l’impegno in ambito della comunicazione video e magari lavorare ad un altro corto. «Come tante persone della mia età sto cercando il mio posto nel mondo. Credo che la fortuna di nascere con una vocazione professionale non capiti a molti, quanto meno io sono riuscito a capire cosa non mi piace fare. Il resto lo scoprirò», conclude serenamente il giovane regista.