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martedì 2 Luglio, 2024

«I mancini? Più forti nelle competizioni»

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Il Cimec (Centro interdipartimentale Mente e Cervello) di Rovereto, con l'aiuto della Federazione italiana bocce , vuole indagare le differenze con i destrimani partendo dallo sport

L’idea che ci siano delle differenze sostanziali fra mancini e destrimani non è nuova nell’immaginario comune, ma la scienza sta cercando di capire, in particolare nel mondo dello sport, se ci sono delle ragioni evolutive dietro alla ragione per cui una parte della popolazione mondiale favorisce la mano sinistra rispetto alla destra. E il Centro interdipartimentale Mente e Cervello di Rovereto entra in questo campo di ricerca occupandosi delle prestazioni sportive. Negli scorsi giorni ha sottoscritto un accordo con la Federazione italiana bocce per studiare quella che, tecnicamente, si chiama lateralità manuale e cerebrale. Ad occuparsi della ricerca la dottoressa Elisa Frasnelli che spiega: «Nel caso riuscissimo a dimostrare che l’utilizzo di una mano rispetto all’altra influenza le prestazioni dei giocatori di bocce e che le differenze di prestazioni tra mancini e destrimani sono legate, ad esempio, alle abilità visuo-spaziali o ai movimenti motori fini della mano, i risultati della ricerca potrebbero aiutare a sviluppare allenamenti specifici per migliorare determinate abilità. In questo modo si potrebbero compensare le potenziali differenze di prestazione tra atleti mancini e destrorsi e parificare le capacità agonistiche». Questi gli obiettivi dello studio che partirà nei prossimi mesi sugli atleti di eccellenza della disciplina, ma si amplierà poi anche a giocatori più amatorali per capire se le differenze si rispecchiano a tutti i livelli. «È un fatto piuttosto consolidato – spiega Frasnelli – che ci siano più mancini maschi che femmine: l’ipotesi teorica dietro a questo fatto consiste nel sostenere che il mancinismo sia un vantaggio nelle interazioni di tipo antagonistico. Un’ipotesi abbastanza nota in questo campo è appunto la “fighting hypotesis” e cioè che il mancino adottando una strategia diversa rispetto al destrimane riesca a sorprendere l’opponente durante l’interazione su sport di natura antagonistica e a trarne quindi un vantaggio. Colleghi hanno svolto questo tipo di ricerca, per dare supporto empirico a queta ipotesi, analizzando sport come il tennis, il ping pong, la scherma, e si è visto che a tutti gli effetti ci sono a livello di classifiche mondiali più atleti mancini di quanti ce ne siano nella popolazione naturale. A conferma che potrebbero avere un vantaggio in questi sport. Non è stato però ancora studiato se questa differenza esista anche negli sport di natura non antagonistica che comunque prevedono l’uso di una mano, ecco perché le bocce, il lancio del giavellotto, del disco, del peso: e da quanto abbiamo studiato fino ad ora, non c’è questa presenza più massiccia di atleti mancini e vogliamo capire se in questo caso c’è uno svantaggio nelle prestazioni dal fatto di essere mancini».