Il caso

venerdì 5 Luglio, 2024

Diga del Vanoi: il Veneto ci riprova nonostante la Provincia di Trento sia contraria

di

Il Consorzio del Brenta presenta il progetto per il bacino che sorgerebbe in buona parte in Trentino. L'assessora Zanotelli: «La Provincia contraria»

Come i guerrieri protagonisti del film culto anni ’80 Highlander – L’ultimo immortale, il progetto della diga del Vanoi sembra non morire mai. Eppure si pensava l’opera a lungo contestata fosse arrivata al capolinea quando, mesi fa, la diga era stata stralciata dall’elenco delle opere prioritarie del Veneto contro la siccità. Invece non è così perché il Consorzio di bonifica del Brenta ha concluso la fase progettuale dell’opera, che era stata finanziata con un milione di euro dal Ministero dell’Agricoltura, e ha inviato la documentazione agli enti interessati: Comuni, Provincia e Regione Veneto. In allegato ai documenti anche una lettera con cui il Consorzio avvisa gli enti di aver avviato le procedure per il dibattito pubblico, invitandoli a partecipare dopo aver preso visione del documento di fattibilità dell’opera: centinaia di pagine tra reazione, mappe e approfondimenti tecnici. Tra i materiali prodotti ci sono i due potenziali siti di costruzione della diga, valutazioni e indagini per le due localizzazioni e ben quattro alternative progettuali con tanti di analisi di impatto per ogni opzione. Una mole di lavoro ancora non pervenuta a nessuno in Trentino, strano visto che la diga sorgerebbe in Veneto, ma creando un invaso che andrebbe ad allagare un’intera valle del Trentino. Contro l’opera da tempo si esprimono i comitati locali, preoccupati sia per gli aspetti ambientali sia per la sicurezza, vista la friabilità della roccia in loco, ma anche la stessa Provincia, tanto che un anno fa fu approvata all’unanimità in Consiglio provinciale una mozione di opposizione all’opera e anche l’allora assessore all’ambiente Tonina e il presidente Fugatti avevano ribadito più volte il “no” del Trentino alla diga del Vanoi. Inevitabile quindi che questa accelerazione non potesse portare ad una scossa anche in Consiglio provinciale, riunitosi ieri mattina. Il consigliere Manica del Pd ha quindi chiesto un’informativa urgente sulla questione. A prendere la parola è stata l’assessora provinciale all’ambiente Giulia Zanotelli. «L’avvio del confronto pubblico da parte del Consorzio è un atto dovuto a conclusione della progettazione – ha spiegato Zanotelli – Al momento non siamo in possesso di ulteriori informazioni». L’assessora ha però voluto rimarcare che «la Provincia rimane nettamente contraria all’opera come già era stato manifestato con la mozione di un anno fa, emendata in maniera anche più netta dall’esecutivo». Zanotelli ha concluso spiegando che la Provincia «continuerà a vigilare, acquisendo tutte le informazioni necessarie». Troppo poco e troppo tardi secondo il capogruppo del Pd Alessio Manica. «Il Consorzio del Brenta ha notificato gli enti il 2 luglio, davvero la Provincia non sa nulla?». Manica ha poi ricordato che «ad aprile il Consiglio regionale veneto ha respinto una mozione simile a quella che si è votata in Consiglio a Trento. Ci sono due dati: uno politico e uno tecnico, bisogna quindi essere rapidi nel valutare le contromosse». Di fronte a questa accelerazione secondo Manica «non basta più sentirsi dire che l’assessore Tonina ha scritto una lettera. Vogliamo sapere quali azioni formali la giunta intende intraprendere». Da qui una serie di domande puntuali: «La posizione trentina è stata ufficialmente trasmessa al Veneto o c’è stata solo un’interlocuzione con Zaia? Si sono approfonditi gli aspetti formali riguardo alle norme del Pnrr per escludere deroghe che permettano di scavalcare la Provincia?». Secondo Manica, in sintesi, «gli enti pubblici si muovono per atti formali, è tempo di alzare la scala dello scontro con la Regione Veneto».