Il caso

venerdì 5 Luglio, 2024

Trento, furto al Caffè Nettuno con scuse: «Perdonami, ho bisogno di soldi»

di

Colpito il locale in piazza Duomo: bottino di 400 euro. Il ladro ha lasciato tre bigliettini: «Ho un problema, la tossicodipendenza». Il titolare: «Mi dispiace per la sua situazione, sono convinto che avrebbe voluto evitarlo»

Tre bigliettini. Scritti a mano, di fretta, sulla carta «per le comande», quella per prendere le ordinazioni e che reca il il marchio di un noto birrificio. Un messaggio, lasciato nella cassa, per chiedere scusa: «Mi servivano, per favore perdonami». Spiegando, anche, di avere un problema, la tossicodipendenza. Un ladro gentiluomo? Amedeo Gaudio, titolare del caffè Nettuno di via Cavour, pensa di sì. «Al netto del furto, mi ha fatto quasi piacere: ci ha messo tempo e si è preso un rischio».
Un passo indietro: quello che è avvenuto nel locale del centro storico la scorsa notte ha tutti i crismi del classico «furto con scasso». Il malintenzionato, a volto rigorosamente coperto, che forza la finestra, si cala dentro e svuota la cassa. Poi si dilegua. Amedeo Gaudio ha scoperto il tutto, naturalmente, la mattina. «Quando abbiamo tentato di aprire il locale, ci siamo accorti che la porta era bloccata: la finestra, infatti si era staccata ed era finita davanti all’entrata. Sulle prime ho temuto che ci fossero danni ingenti, con una spaccata. Fortunatamente non è stato così e la perdita è limitata al contante in cassa». Circa 400 euro, secondo i conteggi che hanno effettuato gli agenti della polizia di Stato, giunti sul luogo. Il ladro è stato immortalato dalle telecamere di un altro esercizio presente in zona: in questo modo è stato possibile risalire esattamente all’ora dell’effrazione. Le immagini, inoltre, saranno utili per le indagini.
Si tratta solo dell’ultimo episodio in locali del centro: un furto simile era avvenuto, un paio di mesi fa, al bar del Teatro Sociale, a pochi metri di distanza. Le riprese mostrano anche come il ladro sia riuscito a introdursi: ha usato come leva il sellino di una bici, riuscendo a forzare la finestra.
Nella cassa, vuota, i bigliettini con le richieste di scusa. «Non credo sia una presa in giro — dice il titolare — ma credo che siano davvero parole sentite. Mi spiego: uno che entra a rubare ha ben altro a cui pensare. La priorità è quella di farla franca, di scappare senza essere notato. Ecco, questa persona, chiunque sia, si è messo a scrivere, perdendo secondo preziosi. Mi dispiace per la sua situazione e sono convinto che avrebbe voluto evitare di commettere un furto». Insomma, un Robin Hood che ha agito, dice lui, solo per bisogno.