Tribunale

mercoledì 17 Luglio, 2024

Assalto ai bancomat, la banda condannata a quasi trent’anni di carcere

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La sentenza per 4 trentini: «associazione a delinquere». Facevano esplodere le casse

Ventotto anni e mezzo di carcere per quattro trentini, parenti tra loro e soci in affari illegali: tanto vale, per il giudice Marco Tamburrino, l’associazione a delinquere che, per l’accusa, ha messo a segno una serie di colpi ai danni di istituti di credito del Trentino usando le marmotte esplosive per far saltare gli sportelli bancomat. Una banda che non avrebbe disdegnato nemmeno le spaccate in esercizi commerciali, ben accorta a spostarsi per mettere a segno i colpi con auto e moto rubate in strada dove erano parcheggiate, in garage di privati o in concessionaria. Un’associazione a delinquere che avrebbe anche fabbricato e portato in luogo pubblico gli esplosivi che poi usava per saltare le casse e mettere le mani sui contanti. Sei in tutto le filiali prese di mira tra gennaio e marzo 2023, racimolando però un unico bottino di 57.200 euro.
I fermi più di un anno fa
Una sequenza criminale terminata a fine marzo dell’anno scorso, quando i poliziotti della squadra mobile avevano dato esecuzione ai decreti di fermo firmati dal pm Davide Ognibene. A finire nei guai, in arresto, in carcere a Spini, uno a Venezia dove era scappato e dove era stato rintracciato, erano stati quattro uomini residenti a Trento, già con alcuni precedenti contro il patrimonio, tre di questi imparentati tra loro. Gli stessi per i quali il magistrato titolare dell’inchiesta, considerato il chiaro quadro probatorio, aveva poi firmato la richiesta di giudizio immediato, mandandoli subito a processo. Il quartetto al quale ieri il giudice per l’udienza preliminare Marco Tamburrino ha inflitto quasi 29 anni di reclusione totali, al termine del processo con rito abbreviato che ha concesso loro lo sconto di un terzo delle pene. Si tratta di Sebastiano Reichast, 39 anni, considerato il promotore dell’associazione e condannato a sette anni di carcere e 4mila euro di multa, del figlio Braian Reichast di 21, anche lui con una residenza in città, a cui sono stati inflitti otto anni e 6mila euro di multa. Sei anni e 3mila euro sono andati invece al loro parente, Thomas Mancosu, 39 anni, sette anni e mezzo infine a Pasquale Farfallino di 34.
Raffica di colpi
La banda, per l’accusa, aveva consumato una serie di colpi: agli sportelli atm di filiali bancarie, fatti appunto saltare; furti di auto e moto, usati per muoversi durante gli assalti, e ancora furti nelle auto in sosta e ai danni di esercizi commerciali. Presa di mira la farmacia di Bedollo, da cui la sera del 19 febbraio 2023 avevano arraffato 454 euro, e quattro giorni dopo la cassaforte automatica del distributore di carburanti «Esso» di Trento da cui però erano fuggiti a mani vuote a causa dell’intervento della polizia. Ma soprattutto c’erano gli assalti ai bancomat con le «marmotte», dispositivo metallico alla cui estremità posizionavano del materiale esplodente. L’unico colpo che aveva fruttato un bottino, la bellezza di 57.200 euro, era quello messo a segno ai danni della Cassa di Trento di via Argentario, a Cognola, l’8 gennaio 2023. Riuscito, ma allora i malviventi fuggirono a mani vuote, anche quello alla Cassa di Trento di via della Posta a Cadine, del 4 febbraio 2023. Solo tentati invece quelli alla filiale della Cassa di Trento di Volano, il 27 gennaio 2023, alla Cassa Rurale Alta Valsugana di Bosentino, il primo febbraio, e ancora alla Cassa Rurale Alto Garda e Rovereto, filiale di Pomarolo, dell’11 febbraio 2023.
L’arresto a Mori
La banda ci aveva provato, ma il piano era poi saltato, anche la sera del 9 marzo dell’anno scorso, obiettivo la filiale della Cassa Rurale Alto Garda e Rovereto di Besagno, in territorio di Mori. Allora i poliziotti sventarono l’assalto e arrestarono uno di loro, in flagranza di reato: era pronto ad usare una «marmotta» per far esplodere la cassa, come accerteranno poi gli artificieri della questura di Bolzano. Gli altri due complici, allora, erano riusciti a fuggire su una motocicletta. Ieri per tutti i quattro sono scattate le condanne, ritenuti colpevoli di tutte le contestazioni, assolti solo per quella relativa alle armi da guerra. Il giudice li ha anche dichiarati in stato di interdizione legale durante l’espiazione della pena, disponendo anche la perdita della responsabilità genitoriale in capo agli stessi.