In quattro, studenti trentini tra i sedici e i diciassette anni, avrebbero preso di mira una ragazza della loro età da cui pretendere, sotto continue e pressanti minacce, sue immagini senza veli, ma anche soldi. Per cifre che arrivavano ad oltre 500 euro per singolo estorsore. Un quinto studente invece, di quindici anni, avrebbe condiviso con la giovane e altri amici un file pedopornografico tra quelli che aveva nel cellulare.
Amici, i suoi, bulletti: per raggiungere il loro obiettivo, per ottenere ulteriore denaro, non si sarebbero fatti scrupolo di terrorizzare la vittima facendole credere che rischiava anche la vita. Vittima che, preoccupata per la sua incolumità, è stata così costretta a rubare il contante in casa, ai suoi, di nascosto. «Dai i soldi a quello o giuro che ti ammazzo io» e «Se non glieli porti ti farà qualcosa» sarebbe stato il tono dei messaggi all’adolescente. E una volta che il giovane ricattatore otteneva il denaro, lo avrebbe speso per acquistare anche scarpe e abbigliamento griffato all’ultima moda. E in alcuni casi, tra i quattro, ci sarebbe stato anche chi avrebbe accettato prestazioni sessuali al posto del contante. «Se vuoi lo facciamo e ti tieni i soldi» sarebbe stato il contenuto di un messaggio. Ma sono diversi i messaggi che, a quanto trapela, proverebbero le minacce, l’estorsione, anche solo tentata.
File pedoporno nei cellulari
Nei telefoni dei quattro presunti ricattatori, ad eccezione di uno di loro, sarebbe stato trovato dagli inquirenti anche materiale compromettente: foto, video e sticker dal contenuto pedopornografico, file questi anche inviati via WhatsApp che hanno fatto finire nei guai con la giustizia anche un quinto giovane, un quindicenne collegato al gruppetto. Almeno questo è il quadro accusatorio delineato dalla Procura per i minorenni di Trento in merito a cinque trentini under 18 a cui vengono contestati, a vario titolo, i reati di estorsione, tentata o consumata, quello di detenzione di materiale pedopornografico e di pornografia minorile. Fatti, questi, che sarebbero avvenuti nel 2023, nell’arco di alcuni mesi.
L’esposto della famiglia
A far scattare l’inchiesta, allora, era stata la querela presentata dalla famiglia della studentessa. In particolare era stato il papà della giovane ad insospettirsi dopo aver letto alcuni messaggi nel telefono della figlia. Chat WhatsApp in cui la sollecitavano a rimediare soldi, imponendo scadenze e fissando i luoghi della consegna, come la stazione dei bus, non senza gravi minacce se non si fosse attenuta alle consegne. Ed è così venuta a galla la brutta vicenda. Quella su cui è andata a fondo appunto la Procura per i minori che di recente ha chiuso le indagini preliminari nei confronti dei cinque ragazzi, che ora potranno farsi interrogare o depositare memorie difensive attraverso i rispettivi legali.
Le intimidazioni
Due degli adolescenti rispondono di tentata estorsione, altri due di estorsione consumata, di essere riusciti ad ottenere, con ricatti e minacce, a più riprese, un totale di oltre 500 euro dalla vittima. Il più grande del gruppo in particolare avrebbe cercato di ottenere foto osé della giovane. «Manda o domani mi trovi davanti a scuola, e non provare a bloccarmi di nuovo» uno dei messaggi. Ma le intimidazioni, dai toni ben più pesanti, da parte degli altri, erano appunto per ottenere soldi dall’adolescente: le richieste variavano dai 20 agli addirittura 400 euro. «A me 200, a lui 150», «Procuramene altri 70» i messaggi. Denaro che la vittima, disperata, sottraeva ai genitori. E per essere più persuasivo tra i quattro c’era chi arrivava anche a farle credere che rischiava la pelle, che sarebbe finita male per lei, che l’avrebbero uccisa. «Trova i soldi per domani, questi ti ammazzano, non scherzo» le scriveva uno di loro, per convincerla ad accontentarli, facendo intendere che il denaro veniva anche spartito tra di loro.