l'intervista
sabato 27 Luglio, 2024
di Marta Ottaviani
Una decisione drastica, fatta in primo luogo per garantire il diritto alla casa, in una città dove il massiccio afflusso turistico in alcuni quartieri ha costretto la popolazione ad abbandonare il centro abitato. Laia Bonet Rull, vicesindaca di Barcellona e con la delega all’ Urbanistica, Transizione Ecologica, Servizi Urbani e Abitazione ha spiegato perché la tolleranza zero verso gli affitti brevi non vuole disincentivare il turismo, ma dare vita a una città più godibile e giusta per chi la visita e chi ci vive. Un’azione resa possibile anche dalle ampie autonomie regionali di cui Barcellona gode, a differenza di città italiane come Venezia e Firenze e i cui esiti possono rappresentare un modello per le città interessante dal tema del overtourism.
Vicesindaca Laia Bonet Rull, avete deciso di applicare una politica rigorosa contro gli affitti brevi. Come mai questa scelta?
«La misura che abbiamo annunciato in relazione agli affitti di breve durata risponde alla priorità di questa amministrazione comunale di lavorare per garantire l’accesso alla casa. In un contesto segnato dalla carenza di offerta abitativa, chi amministra la città deve utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire che i barcellonesi e le barcellonesi possano restare qui per sviluppare il loro progetto di vita»
Diritto alla casa, dunque, più che lotta all’overtourism. Ma, in concreto, quali sono le vostre azioni?
«Il Comune sta destinando tutte le risorse possibili alla produzione di alloggi a prezzi accessibili. Attualmente, abbiamo 5.000 abitazioni in corso di realizzazione in varie fasi di esecuzione, che si tradurranno in oltre 3.300 appartamenti consegnati in questo mandato. Queste abitazioni sono frutto sia della promozione diretta dell’Istituto Municipale dell’Abitazione e Riabilitazione (Imhab) sia dell’alleanza con terzi come le organizzazioni non profit, l’operatore metropolitano Hmb o l’Incasòl. Inoltre, Barcellona è l’unica grande città dello Stato che applica la regolamentazione dei prezzi degli affitti, una misura chiave per frenare l’aumento dei prezzi degli affitti, che negli ultimi anni sono aumentati del 68%»
E poi c’è la tolleranza zero nei confronti degli appartamenti turistici…
«A oggi, Barcellona ha 10.101 abitazioni destinate agli affitti a breve termine. Si tratta di appartamenti in cui nessuno vive e che quindi sono esclusi dal parco residenziale. La città non può permettersi di avere un tale numero di appartamenti dedicati all’attività turistica. Non troviamo giusto e sostenibile che il turismo prevalga sul diritto alla casa»
E quindi?
«E quindi, nell’ambito del Decreto legge di regolamentazione degli appartamenti turistici approvato dalla Generalitat de Catalunya lo scorso novembre, Barcellona eliminerà tutte le abitazioni ad uso turistico in tutta la città entro 5 anni. Nel novembre del 2028, Barcellona non avrà più abitazioni ad uso turistico e avremo recuperato fino a 10.101 appartamenti per uso residenziale. Questo è un ottimo modo per aumentare l’offerta abitativa nella città. Da ora in poi, a Barcellona, l’offerta turistica sarà subordinata alla protezione della casa.
Converrà che da fuori può apparire un po’ drastica…
«Non facciamo nulla di non conforme alla legge. Stiamo applicando al massimo delle sue potenzialità un quadro normativo stabilito dalla Generalitat, il Decreto Legge 3/2023, che è approvato e pienamente vigente ad oggi. Si tratta di uno strumento giuridico che abbiamo sul tavolo e che non possiamo non applicare considerando il contesto di emergenza abitativa che viviamo. È una decisione che prendiamo con tutta la responsabilità di sapere che garantire l’accesso alla casa è la prima sfida che abbiamo come città»
Come pensate di operare per controllare che i proprietari degli appartamenti rispettino le normative?
«Per quanto riguarda il controllo dell’attività illegale, a Barcellona abbiamo un’esperienza ampiamente consolidata nella persecuzione degli appartamenti turistici senza licenza. Rimarremo altrettanto severi una volta eliminati tutti gli appartamenti turistici. Negli ultimi anni, l’ispezione comunale ha permesso di frenare l’attività irregolare: dal 2016 sono state imposte circa 10.500 sanzioni e 9.700 ordini di cessazione, e da circa 6.000 appartamenti illegali siamo passati a solo tra i 300 e i 400 annunci mensili. Il team di ispezione comunale rileva e richiede alle piattaforme la loro immediata disattivazione. Inoltre, sono stati recuperati per uso di residenza abituale fino a 3.473 appartamenti che svolgevano attività turistica illegale. Come comune continuiamo a lavorare, ma per impedire la proliferazione e il mantenimento necessaria anche la massima collaborazione delle piattaforme di affitto turistico. Queste aziende devono impegnarsi nella lotta contro l’attività illegale e devono incorporare meccanismi di controllo efficaci nei loro siti web per impedire la pubblicazione di annunci di attività illegali. Questa è una richiesta costante del Comune verso piattaforme come Airbnb o Booking, poiché è imprescindibile la collaborazione assoluta per escludere dal mercato gli infrattori».