L'intervista

giovedì 1 Agosto, 2024

Il vicequestore Ascione va in pensione, dal 1984 al 2019 ha diretto il commissariato di Riva del Garda

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Il dirigente ripercorre la sua carriera: «La percezione della sicurezza è cambiata». Tanti ricordi e il dispiacere per il collega e amico Stefano Lombardi, scomparso qualche mese fa

Il dirigente del commissariato della polizia di Stato a Riva del Garda, Salvatore Ascione, oggi va in pensione. Originario di Torre del Greco Ascione è entrato in polizia poco meno che ventenne, dedicando più di quarant’anni della sua vita al servizio dei cittadini. Una professione impegnativa, difficile. Ma di tutti questi anni come spiega, «rimane un bel ricordo, senza alcun rimpianto».
Vice questore, ha sempre voluto lavorare in polizia?
«No in realtà. Tutto è iniziato molti anni fa quando c’era ancora il servizio militare. In quell’occasione ho scelto di entrare in polizia. Sono entrato nella amministrazione. Era un servizio diverso dagli altri. Non pensavo fosse quello il mio obiettivo. Ero appena uscito dalle superiori, non sapevo cosa fare nel futuro, poi è andata così»
Cosa l’ha spinta a continuare su quella strada?
«La mia voglia di stare al servizio dei cittadini. Una volta compresi i valori della mia nuova professione, ho capito che mi piaceva aiutare gli altri»
Il suo rapporto con il Trentino è di lunga durata. Da quanti anni vive qui?
«Sono arrivato che ero un ragazzino, nel 1979, con la mia famiglia. Ho frequentato le scuole superiori e l’università di giurisprudenza a Trento. Poi mi sono spostato tante volte. Dall’84 quando sono diventato agente sono andato prima a Bolzano, poi un paio di anni dopo a Mantova. Dall’86 al 93 ho lavorato a Mantova. Nel 93 sono stato sovrintendente a Trento. Nel 95 sono diventato ispettore. Nel 2007 sono diventato dirigente delle volanti come commissario capo. Per cinque anni sono anche stato vice questore. Nel 2012 sono diventato il capo della squadra mobile. Infine, il mio ultimo incarico. Nel 2019 sono diventato il dirigente del commissariato di polizia di Stato di Riva del Garda, in tutto questo periodo sono stato vice questore»
Immagino siano stati anni molto impegnativi. Qual è stata l’operazione o l’indagine che le è rimasta impressa?
«Sono state tante. Non saprei darle una risposta sola. Mi viene in mente nel 2015, ero già vice questore, quando abbiamo fatto la prima operazione contro la banda dei lituani. Un gruppo di delinquenti che aveva messo a soqquadro mezza Europa, eravamo riusciti a arrestarne nove. Ma in generale se rifletto sulle operazioni più significative penso che di tutti gli omicidi che ci sono stati abbiamo scoperto sempre l’autore»
Com’è cambiato il Trentino in questi anni?
«Il Trentino è diverso da com’era all’inizio della mia carriera. Dopo Genova, le Torri Gemelle e il terrorismo internazionale, la percezione della sicurezza è cambiata molto. I crimini sono diminuiti ma è aumentata la sensibilità verso le manifestazioni e l’ordine pubblico in generale. Ora ci sono molti più stranieri quindi si deve anche tenere presente la loro gestione. Il tema predominante però rimane quello dello spaccio. Questi problemi ci sono sempre stati, la situazione però non è grave come poteva essere qualche anno fa»
Cosa la rende più orgoglioso di tutti questi anni?
«Senza dubbio l’aver creato negli anni delle volanti uno strumento per le persone sorde. Un sistema per chiamare il 113, per metterli in comunicazione con gli agenti in caso di bisogno con una linea di contatto. Lo abbiamo creato quasi 20 anni fa. Eravamo i primi in Italia»
Tanti ricordi. Non ha nostalgia?
«No nessuna. Non ho rimpianti, non è il mio modo di essere vivere con nostalgia. Forse un grande dispiacere lo ho. La morte del mio amico Stefano Lombardi, scomparso qualche mese fa in un incidente stradale sulla Ss47 all’altezza di Tenna. Ci conoscevamo da anni, già prima di entrare in polizia. Mi sarebbe piaciuto che ci fosse stato con me in questo momento, come io c’ero alla sua pensione. La sua morte è stata un gran dolore, ma a volte la vita fa questi brutti scherzi»
Ora cosa farà? Come cambierà la sua vita?
«Non cambierà, ho già metabolizzato quello che sta accadendo. Non è escluso che ci possa ancora essere occasione di dare il mio contributo e la mia esperienza professionale alla polizia. Sicuramente avrò più tempo libero. Sono sempre stato un uomo fortunato e sono felice di questo, potrò gestire la mia vita in un modo diverso ora che sono in pensione. Ho un bimbo piccolo, di un anno. Farò il papà mi godrò mio figlio, penserò al suo futuro».