l'avventura
venerdì 2 Agosto, 2024
di Alberto Folgheraiter
Sono partiti all’alba, ieri mattina, dall’interporto di Trento. Inseguiti dal solleone del Belpaese verso il sole di mezzanotte di Capo Nord. Un viaggio di diecimila chilometri al volante di tre Renault 4, la più giovane delle quali ha «appena» 38 anni. I tre equipaggi: Dino Oss Emer e Teresa Nones da Sover; Alessandro Giovannini ed Elisa Campolongo da Baselga di Piné; Alberto Nibrini e Lorenza Nichelatti da Povo. Con loro, alla guida di una motocicletta d’epoca, Marcello Bei Angeloni da Gubbio. Nessun fine promozionale, umanitario o altro. Solo avventura e una vacanza insolita. Eppure, l’altra sera a Piscine di Sover, il gruppo degli alpini in congedo ha fatto loro festa. Spiega Giorgio Todeschi, il capogruppo Ana: «Dino è uno dei nostri e così ci siamo detti: organizziamo un incontro prima della partenza». Neanche andassero alla conquista del vello d’oro. Ma da queste parti, nei villaggi dell’alta val di Cembra, ogni occasione è buona per fare comunità. Perché qui si sa tutto di tutti («La privacy la lasciamo ai zitadini») e tutti partecipano alle soddisfazioni e alle tristezze di ciascuno.
Le campane suonano tre volte al giorno: all’alba, alla sera e a mezzogiorno. Come un tempo, nel mondo contadino non ancora inquinato dalla modernità. E così, anche una trasferta fuori programma, benché non sia l’emigrazione tardo ottocentesca nordamericana, fornisce spunti per un commiato comunitario. Proprio da qui se n’erano andati i Bazzanella e i Nones, destinazione le miniere del Colorado. A Silverton, a 2800 metri sulle montagne «rosse», il cimitero sparso e semiabbandonato sul pendio della montagna porta qua e là i cognomi dell’emigrazione cembrano-pinetana: Nones, Mattivi, Bazzanella, Franchini, Antonelli, Avi, Casagranda, Dalla Valle e Dallapiccola.
Pietro Dallapiccola (Peter Dalla) che era nato a Bedollo il 2 febbraio 1880, fu assassinato a Silverton, la notte del 15 settembre 1904 da un rivale in amore che lo fece saltare per aria, mentre dormiva, con una carica di dinamite collocata sotto il letto dove il minatore, dopo l’addio al celibato, era andato a dormire. L’indomani avrebbe dovuto sposare Katie Sartori, la bella figlia di una vedova che aveva un Saloon.
Stefania Stella Nones, sposata da quattro mesi con Beniamino (Ben) Bazzanella, entrambi da Sover, morì uccisa da un compaesano dopo una lite nel Saloon di John Dalla(piccola). Accadde una notte di metà giugno 1906. Stella Nones aveva cercato di frapporsi fra due litiganti ma fu disgraziatamente colpita da Thomas (Tommaso) Franchini, pure da Sover, il quale aveva sparato in direzione del suo rivale.
Codesti tragici episodi furono ripresi dal «Silverton Standard», il trisettimanale che si stampava per i 2.500 minatori, la maggior parte di origine trentina, impegnati in quel villaggio del distretto di St. Juan.
Noi, più modestamente diamo conto di un’altra «migrazione», della durata di un mese appena. Ma le vetture che si sono avviate ieri mattinata erano cariche come una trasferta oltreoceano. I sette della «R4» impiegheranno una ventina di giorni per raggiungere il villaggio di Babbo Natale.
Intanto, Manuel Ceolan, da Grauno, appassionato di auto d’epoca sta organizzando una manifestazione della «Compagnia dei ferri veci” della quale fanno parte 113 possessori di automobili, motociclette e trattori con più di trent’anni di vita. Tutti residenti nelle tre valli dell’Avisio (Cembra, Fiemme e Fassa) e sull’altipiano di Pinè. Il 25 agosto ci sarà un raduno a Predazzo al quale seguirà una sfilata (alla velocità di 30 chilometri l’ora) lungo le strade dei paesi delle tre valli. Sarà un lungo serpentone, un ritorno agli anni Ottanta. Chi ha fretta di correre dovrà pazientare. E va già bene che i trattori si accontenteranno di un giro per le vie di Predazzo.
In attesa che le tre «R4» tornino in valle. Per un’altra occasione di festa. «Perché a Capo Nord si va una volta nella vita», sentenzia Alessandro Giovannini. Passata la curiosità di vedere il villaggio di Babbo Natale, l’equipaggio della spedizione a nord guarderà a sud. «La prossima impresa la faremo in Africa».
L'intervista
di Benedetta Centin
L'11 gennaio scorso l'operatrice olistica fu uccisa dall'ex compagno Igor Moser, padre dei suoi figli. «Non ci disse nulla per proteggerci. L'omicida? Rabbia»