L'opera

venerdì 2 Agosto, 2024

Bypass di Trento: Appa insiste per la bonifica delle aree più critiche

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Nuove tecniche nel progetto esecutivo. Cgil: grave il no del governo all’esproprio Sloi. Piano al vaglio dell’Appa, nessun lavoro sulle zone sequestrate e da risanare. Negriolli: sull’acqua di falda procedure già previste ma dipendono dalla quantità

Al cantiere sud del bypass ferroviario di Trento, a Mattarello, sono stati realizzati finora 20 dei 90 diaframmi previsti. Sul versante nord, invece, nell’ultima riunione del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio bypass è stato precisato che allo stato attuale le aree del Sito di interesse nazionale (Sin) Trento nord e quelle poste sotto sequestro probatorio da parte della Procura di Trento non sono interessate da lavori di movimentazione terra connessi all’opera, né da qualsiasi altra attività eccetto quelle di monitoraggio e di analisi, condotte da parte dell’Appa, l’Agenzia provinciale per l’ambiente, in raccordo con il Noe e l’autorità giudiziaria. Anche in merito alla falda, l’Appa ricorda che il progetto prevede una gestione delle acque come rifiuto e il loro trattamento presso ditte autorizzate. «è sempre stato previsto che le acque potessero essere inquinate – spiega l’ingegner Massimo Negriolli, presidente del Comitato – Le acque di aggrottamento (quelle del prosciugamento della falda durante gli scavi ndr) sono trattate come rifiuto. Certo, la quantità può cambiare, ma che dovessero essere trattate era previsto». Tuttavia il progetto esecutivo del bypass, attualmente in fase di confronto con l’Appa, prevede «per le aree più critiche, tecniche inizialmente non ipotizzate». Insomma, la partita delle bonifiche è aperta e resta preliminare all’avvio del cantiere in direzione nord.
E la questione ormai si intreccia con l’ipotesi di esproprio e bonifica dell’intera area inquinata ex Sloi e Carbochimica. Dei 2 milioni di euro stanziati da Roma l’anno scorso, in base ad una proposta delle deputate trentine Sara Ferrari (nella foto) e Vanessa Cattoi, 1 milione è finito nell’assestamento di bilancio della Provincia. Sull’altro, Ferrari ha proposto un emendamento al decreto Infrastrutture in discussione in Parlamento per utilizzarlo per lo studio tecnico giuridico sull’esproprio e la bonifica del Sin. Ma il governo l’ha respinto.
A questo proposito, per la Cgil del Trentino è «grave e incomprensibile la scelta del governo Meloni di non sostenere il processo di verifica tecnico giuridica dei meccanismi di esproprio dei siti di interesse nazionale ex Sloi ed ex Carbochimica con risorse, peraltro già stanziate nel 2023 per le analisi geologiche del sito». Il sindacato «ribadisce la scelta assunta dalla propria assemblea generale un anno fa sull’opportunità strategica creata dalla realizzazione del bypass ferroviario per realizzare finalmente la bonifica integrale dei due siti industriali contaminati con piombo tetraetile e idrocarburi. Bonifica che chiaramente non può prescindere dall’esproprio dei terreni. Gli interessi privati che gravano su essi rendono, come dimostrato in questi anni, impossibile immaginare l’avvio di una bonifica se non tramite, appunto, l’intervento impositivo pubblico. In tal senso non si comprende lo stop del governo che di fatto negando il sostegno economico alla valutazione dei meccanismi di esproprio e all’analisi dei modelli di bonifica rischia di allungare i tempi di intervento sui due siti. Così come resta prioritaria la bonifica dei terreni dello scalo Filzi e dei terreni di falda. Al primo posto – conclude la Cgil – non può che esserci massima garanzia della salute dei cittadini che vivono nelle aree limitrofe al cantiere e di tutti i lavoratori che saranno impegnati nella realizzazione dell’opera. Su questo tema non si possono fare sconti a nessuno. Pretendiamo quindi che Comune, Provincia e Rfi si adoperino affinché sull’area di sbocco delle gallerie del bypass ferroviario sia rapidamente messo in atto un piano di bonifica».