Salute
domenica 4 Agosto, 2024
di Gabriele Stanga
Quasi quattromila bambini trentini sono attualmente senza pediatra. Per essere più precisi, sono ben 3838 i pazienti di età inferiore ai 14 anni che, in provincia di Trento, risultano assistiti dai medici di medicina generale. Di questi bambini 706 si trovano tra Trento e la Valle dei Laghi, 795 in Vallagarina e 477 nell’Alto Garda e a Ledro, territori dove più si avverte la carenza di pediatri. Il problema è stato sollevato da un’interrogazione del consigliere provinciale Filippo Degasperi (nella foto) : «La Fondazione Gimbe stima per la Provincia di Trento una mancanza di otto pediatri al gennaio del 2023 e l’attuale numero di borse di studio per le specializzazioni in Pediatria resta ben al di sotto delle necessità del SSN», spiega il fondatore di Onda. Questi dati vanno considerati alla luce dei limiti stabiliti dall’Accordo collettivo nazionale per la pediatria di libera scelta: il numero massimo di assistiti per ogni pediatra di 1000 unità, con la possibilità di deroghe in caso di particolari esigenze. Ed è qui che Degasperi solleva un ulteriore problema: «La normativa in vigore è stata applicata in Trentino solo in alcuni ambiti del Distretto Trento centro-nord, mentre nei Distretti Sud ed Est si continua a consentire ai pediatri di acquisire assistiti anche fino a 1200 bambini». Vi sarebbe, quindi una disparità tra le diverse aree del territorio, di cui l’interrogazione chiede conto. Ma le criticità, secondo il consigliere, non finiscono qui, estendendosi ai pediatri in attesa di collocazione definitiva: «Non si capisce come mai ai pediatri in servizio con incarichi provvisori non si dia la possibilità di accedere a sedi definitive, con il rischio di vedere questi professionisti scegliere altre destinazioni», il commento. Inoltre, Degasperi si interroga sui criteri adottati dalla Pat nella scelta delle zone carenti: «A Cles è stata pubblicata una seconda carenza dopo una prima a pazienti zero nello scorso autunno. Al contrario, a Rovereto, dove almeno trecento bambini risulterebbero privi del pediatra di libera scelta, non è stata individuata alcuna zona carente ma si è chiesto ai pediatri di aumentare il loro massimale di scelte, in violazione di quanto previsto dall’accordo». Stessa situazione viene rilevata a Lavis, dove, si legge nell’interrogazione, «un pediatra è andato in pensione ed è stato sostituito da una pediatra con incarico provvisorio, uno è prossimo alla pensione, ma la carenza in questa zone non è stata individuata. È stata invece riconosciuta la carenza ad Albiano, che però appartiene ad altro distretto (Distretto Est) e quindi il pediatra che andrà a collocarsi in quella zona non potrà accogliere i bambini di Lavis, cosa che sta spingendo alcune famiglie della zona a scegliere il medico di medicina generale per i loro bambini». A Degasperi ha così risposto l’assessore provinciale alla salute, Mario Tonina: «le zone carenti sono individuate dall’Azienda sanitaria sulla base di un sistema di previsione della saturazione delle scelte disponibili nei diversi ambiti, previsto nell’Accordo provinciale.
Sulla proposta di zone carenti è necessario acquisire il parere, obbligatorio ma non vincolante, del Comitato paritetico provinciale, presieduto dall’Assessore alla salute e cui partecipano rappresentanti della Provincia e dell’Azienda e i rappresentanti sindacali della categoria». Il parere tiene conto delle caratteristiche geografiche e dei bisogni assistenziali dei vari territori. Tonina precisa poi, anche rispetto agli incarichi provvisori, che «la situazione assistenziale è costantemente monitorata dall’Azienda sanitaria».