Il caso

sabato 10 Agosto, 2024

Minacce verbali al vicino, pensionato non può più cacciare

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L’uomo, 76 anni, è a processo. Gli è stato sequestrato il fucile, e dopo la sospensione arriva la revoca del porto d’armi

Denunciato dal vicino di casa per una frase intimidatoria che gli avrebbe rivolto dalla finestra, qualcosa tipo «Se vengo lì ti spacco la faccia», un pensionato di 76 anni non solo si ritrova a processo, a difendersi dall’accusa di minacce gravi, ma potrebbe non tornare più ad imbracciare la sua doppietta. Già senza il suo fucile, che gli è stato sequestrato, e presto definitivamente anche senza licenza. Se, in seguito all’apertura del procedimento penale a suo carico, si era visto sospendere la licenza per il porto d’armi con riferimento appunto al fucile per uso caccia, ora è stato avviato il procedimento amministrativo per la revoca.
«Cacciare era la mia passione, non ho mai fatto del male a nessuno, tanto meno al vicino che mi ha denunciato: c’era stato uno scambio di battute dopo che se l’era presa con mia moglie e stava aggredendo mio figlio ma non gli ho mai detto che gli avrei fatto del male» respinge le accuse l’uomo, per una vita al lavoro in strutture sanitarie, assistito dagli avvocati Katia Finotti e Stefano Bevilacqua.
Il procedimento
Le contestazioni rivolte al pensionato di 76 anni sono riferite a fatti che sarebbero avvenuti a marzo 2022 in un Comune della Valsugana dove risiedono il cacciatore e il suo accusatore, vicino di casa di due anni più giovane, classe 1950. Quest’ultimo avrebbe preso a male parole e insultato la moglie dell’imputato che avrebbe portato a passeggio il cane di famiglia in un’area verde incolta e abbandonata (non di proprietà) senza raccogliere le deiezioni dell’animale. In seguito, proprio in merito a questo episodio, c’era stato un alterco tra il vicino di casa e il figlio della coppia che aveva preso le difese della madre (figlio che nel frattempo ha raggiunto un accordo transattivo con il 74enne).
La difesa
In quel contesto l’anziano genitore si era affacciato alla finestra di casa per cercare di capire cosa stava succedendo ma «non c’è stata alcuna minaccia» respinge l’accusa, così come cercheranno di chiarire i suoi legali nel corso del processo che si è aperto in tribunale a Trento.
Sta di fatto che l’ipotesi di reato ha innescato ulteriori conseguenze per l’uomo: da due anni non può più andare a caccia con il suo cane, la sua passione. Di recente gli è infatti stato notificato l’avvio
del procedimento per la revoca,
da parte del questore, del porto d’armi (già sospeso) che detiene da ben 53 anni e i suoi avvocati hanno già provveduto a depositare le dovute osservazioni per
impedirlo.