L'epilogo
sabato 10 Agosto, 2024
di Ottilia Morandelli
Era scappato in Veneto, ma i carabinieri di Trento sono riusciti a rintracciarlo. Un paio di giorni fa i militari l’arresto con l’ausilio della Stazione di Cologna Veneta, in Provincia di Verona. I militari fermato un cittadino marocchino di 23 anni, pregiudicato.
L’arresto
Un individuo noto alle forze dell’ordine perché resosi responsabile insieme a un altro connazionale, lo scorso 5 giugno, di un tentato omicidio alla Residenza Fersina di Trento. Il centro di accoglienza di via al Desert. All’epoca l’uomo, con il complice, aveva prima litigato, per futili motivi con la vittima, un ragazzo marocchino di 29 anni. Poi l’aveva aggredito, ferendolo al collo, provocando ferite particolarmente profonde. Trasportato al Santa Chiara era stato operato d’urgenza. Dopo tutto questo, il ventitreenne, mentre il suo complice veniva arrestato, era fuggito, facendo perdere le sue tracce. Dopo due mesi di indagini, particolarmente complesse perché il ricercato è una persona senza fissa dimora, i militari sono riusciti a identificarlo nel veronese. L’uomo è stato catturato dopo un lungo appostamento, mentre stava passeggiando per le vie del comune di Pressana. Ora si trova in arresto al carcere di Verona.
Lo scorso giugno
La lite per un cappellino, una violenza fuori dai limiti per un motivo così futile, una accoltellata alla gola, sangue e paura. Quello che è successo nei mesi scorsi alla residenza Fersina di via al Desert aveva creato non poco scompiglio in città. Una storia che adesso è arrivata al colpo di scena finale. Sì perché in un primo momento, dopo la lite, era stato fermato solo un uomo di 32 anni, marocchino, residente nella Fersina, con l’accusa di aver cercato di uccidere il ventinovenne. Ma ad accoltellare il ventinovenne non era stato lui. Rilasciato dopo alcuni giorni, gli investigatori si erano messi sulle tracce del vero colpevole, rintracciato due mesi dopo appunto in provincia di Verona. Una storia complicata, fra colpi di scena e violenza. Una vicenda che aveva acceso i riflettori sul centro di accoglienza, sulle condizioni in cui vivevano i richiedenti asilo, in una situazione di fragilità. Quella volta il confronto politico era stato molto acceso.
Il giorno dopo l’aggressione il ferito se ne era anche andato dall’ospedale, nonostante il delicato intervento chirurgico al quale era stato sottoposto. Una decisione presa contro il volere dei medici, per presentarsi alla residenza Fersina accompagnato da un gruppo di suoi connazionali per farsi giustizia da solo, contro quello che diceva essere il suo vero aggressore, che non aveva però più trovato. Un regolamento di conti in piena regola, contro il colpevole del tentato omicidio che secondo il giovane marocchino era ancora fra le mura del centro di accoglienza. Era già in fuga. Il ferito lo sapeva fin da subito chi era il vero aggressore, ma non aveva voluto dire niente alle forze dell’ordine. L’accusato era stato scarcerato dopo un paio di giorni, un testimone confermava la versione. Scagionato quindi, ma non completamente estraneo ai fatti. Sarebbe stato infatti coinvolto in qualche modo anche lui nella lite, pare che stesse litigando animatamente con il ventinovenne, mentre poi il ragazzo di 23 anni avrebbe sferrato le pugnalate.
L’aggredito nel frattempo è stato espulso. Viveva ormai da alcuni mesi nel centro di accoglienza di via al Desert senza regolare permesso. Era arrivato a piedi dalla Turchia dopo un viaggio dal Marocco per arrivare in Europa. Si era poi stabilito a Trento, alla Fersina, senza potervi però risiedere legalmente. Anche lui ha alcuni precedenti penali.
I precedenti
Liti e aggressioni all’interno della struttura non sono una novità. A fine aprile un blitz delle forze dell’ordine nella residenza aveva portato al sequestro di coltelli, manganelli e spray urticanti.