Emozioni
martedì 13 Agosto, 2024
di Nicolò Bortolotti
Emozione e gratitudine: parole magiche di un lunedì pomeriggio in Trentino che ha visto il rientro di Nadia Battocletti dalle Olimpiadi di Parigi appena concluse. A farle compagnia, oltre agli immancabili genitori, anche la medaglia d’argento ottenuta nella specialità dei 10mila metri e un sorriso capace di catturare le attenzioni di tutta Sala Rusconi del Coni Trentino.
Assente giustificato, Ruggero Tita, oro olimpico a Parigi nel Nacra 17 con Caterina Banti, dopo quello ottenuto a Tokyo 2021, volato direttamente a Barcellona per proseguire la preparazione in vista della prossima America’s Cup da correre con Luna Rossa. A fare da padrona di casa non poteva che esserci Paola Mora, presidente del Coni Trentino, visibilmente emozionata nel presentare i due campioni che hanno saputo tenere alto il nome del Trentino nella rassegna più importante al mondo. Presenti, tra le massime cariche della provincia, anche Maurizio Fugatti e Francesca Gerosa, rispettivamente presidente e vice presidente della Provincia di Trento. Momenti di grande gioia, quelli che hanno accompagnato le immagini video delle imprese di Tita e Battocletti, sottolineate dai tanti applausi dei presenti. Il dispiacere per non essere potuto intervenire di persona, parlando proprio di Ruggero Tita, è stato palpabile dalle stesse parole rilasciate dal velista roveretano in un video: «Dispiace non essere lì per festeggiare tutti assieme. L’accoglienza che mi avete riservato tre anni fa di ritorno da Tokyo è stata incredibile, non la posso dimenticare facilmente. Spero che Nadia se la possa godere appieno». Il sorriso, comunque, non manca sul volto sereno di Tita, e vorremmo ben vedere: nel suo discorso ci tiene a complimentarsi sia con la stessa Battocletti, sia con tutti gli atleti trentini che hanno inseguito il sogno di salire sul podio olimpico: «Le mie congratulazioni vanno in primis a Nadia per l’argento conquistato nei 10mila metri. Non ho vissuto molto l’atmosfera di Parigi, in quanto purtroppo gareggiavo a Marsiglia, ma sono comunque riuscito a vivere e vedere la sua gara da casa Italia: è stata un’emozione unica. Ci sono stati altri atleti trentini che ci hanno fatto vivere grandi emozioni e i miei complimenti vanno anche a loro perché già essere alle Olimpiadi non è cosa da poco». Per lui è arrivato un altro oro, conquistato a distanza di tre anni dall’edizione di Tokyo, sempre in coppia con Caterina Banti: i due, infatti, sono riusciti a confermarsi campioni olimpici per la seconda volta consecutiva, fatto storico che nella vela italiana non si era mai verificato. Ora però, mettendo da parte i festeggiamenti, è tempo di aprire un nuovo capitolo: «Adesso sono volato a Barcellona perché amo il mio sport: c’è l’America’s Cup da correre con Luna Rossa e sarò nell’equipaggio che si giocherà la possibilità di vincere lo storico trofeo. Abbiamo una grande occasione per scrivere la storia e portare per la prima volta in Italia la Coppa America». Da un campione a una campionessa, il salto è veramente molto breve: Ruggero Tita e Nadia Battocletti sembrano così diversi, ma altrettanto simili per certi versi. L’umiltà e la semplicità sono le cose che li accomuna e li rende così speciali. Tornare a casa, lei per davvero, ha un sapore particolare specialmente se si indossa un metallo prezioso al collo: «È davvero molto emozionante tornare a casa, soprattutto dopo due settimane belle intense come quelle di Parigi. Passare da una capitale come quella francese, sotto le Olimpiadi, al Trentino è un salto bello grosso. Devo ringraziare tutti per questa calorosa accoglienza, non me l’aspettavo. Sono tre giorni che fatico a dormire, mi sembra di continuare a sognare. Sono molto fiera di quanto fatto: devo ringraziare in primis la mia famiglia, il mio gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre e tutti i tifosi perché ho avuto una vicinanza molto forte da parte di tutti, ancor più dopo i 5mila metri».
Da una potenziale delusione al trionfo sfiorato, che però sa di vittoria: «Non mi aspettavo nemmeno io l’epilogo dei 10mila, ancora adesso faccio fatica a realizzarlo. L’unica cosa che mi viene da dire è ancora quella di ringraziare tutti. Ammetto che nella gara più corta, quando sono arrivata quarta, ero comunque felice. Anche dalle foto si riesce a vedere quanto lo fossi. Ero molto soddisfatta di come avevo corso: ho abbassato il record italiano in tutti i parziali e questo fa capire quanto il livello fosse elevato e con avversarie fortissime. Sapevo di valere determinati tempi, ma riuscirci è un’altra cosa. Sì, c’è stata la mezzora dei ricorsi, ma io mi sentivo da quarto posto: c’è stato un motivo se non sono riuscita ad ottenere il bronzo. E penso che se invece l’avessi raggiunto non sarei stata in grado di buttarmi così a capofitto nei 10mila, con dolori e allenamenti annessi per affrontare una gara così dura». È sempre apparsa concentrata e lucida, e anche lei si è definita così all’interno della propria gara, eppure ci sarà stato un momento nel quale in quei famosi 10mila metri si è resa conto di ciò che stava accadendo? Ebbene sì, pensieri ed emozioni scorrono nelle vene di questa campionessa che a poco più di un giro dal termine ha capito di poter scrivere un pezzo di storia importante: «A 600 metri dalla fine ho iniziato a capire che ci sarebbe stata la possibilità di fare una bella prestazione: mi son resa conto, ma ho subito accantonato l’idea. Volevo concentrarmi esclusivamente su ciò che stavo facendo. A 300 metri dal traguardo sentivo la gamba che spingeva ancora e mi sentivo bene ed ho raggiunto questo argento: la scelta tattica che ho fatto ha pagato e ne sono davvero fiera». Ora l’attende una Cavareno in festa e qualche ora di sonno da recuperare: «Mi dicono che a Cavareno siano due giorni che non si dorme molto, hanno fatto mattina come me. In tre giorni ho dormito poco: dopo la mia gara non son riuscita a chiudere occhio e poi nemmeno dopo la cerimonia di chiusura. Poi c’è stata la partenza per tornare in Italia e avrò dormito sì e no nove ore in tre giorni. Urgono dei riposini pomeridiani». Bentornati a casa Nadia e Ruggero.
Il personaggio
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