emergenza casa

mercoledì 21 Agosto, 2024

Famiglia costretta a vivere in tenda al parco delle Albere, ora il racconto di tre profughi: «Abbiamo vissuto qui per due mesi»

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Sono molte le persone senza un tetto che devono accontentarsi di una coperta tra i cespugli o di una panchina. È il caso di Hakim, Abdel e Karim, tre giovani richiedenti asilo di origini marocchine, rispettivamente di 25, 27 e 28 anni

Cresce il numero dei senzatetto e l’emergenza casa in Trentino. Molti sono soprattutto gli stranieri che arrivano in Trentino, in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita ma si ritrovano poi a fare i conti con una realtà spesso più dura del previsto. Nei giorni scorsi ha destato scalpore la notizia di una famiglia stabilitasi in una tenda all’interno del parco delle Albere.
Ci dormiva (la tenda è stata spostata) una donna tunisina di 36 anni anni, in compagnia dei suoi tre figli di 13, 14 e 18 anni.
Giunti in Italia nel 2022 si sono trasferiti ad Agrigento e poi da qui a Trento, mentre il marito della donna ha trovato lavoro a Venezia.
Anche la donna ha trovato un impiego per una ditta di pulizie all’ospedale Santa Chiara. Manca però una casa in cui la famiglia possa abitare.
Sembra inoltre, che l’amministrazione comunale si è messa in moto per cercare una soluzione, nonostante i tre siano residenti ad Agrigento e questo complichi un po’ le cose. La notizia è però che la famiglia non sarebbe l’unica a trovarsi in questa situazione. La tenda è una sola ma facendo un giro del parco si trovano coperte e diverse altre persone che spiegano di dormire o aver dormito all’addiaccio, su una panchina o sul prato. È il caso di Hakim, Abdel e Karim (nomi di fantasia a loro tutela), tre giovani richiedenti asilo di origini marocchine, rispettivamente di 25, 27 e 28 anni.
«Abbiamo dormito qui per due mesi – racconta Hakim – ora io e Khalid stiamo al dormitorio Lavisotto, mentre Abdel al San Giovanni, però entro fine mese scadrà il temrine e dovremmo andarcene». Per Karim si parla 25 agosto, mentre Hakim non ha ancora una data precisa. «Sono venuto dal Marocco tre anni fa e sono passato prima da Las Palmas in Spagna dove non mi sono trovato bene e poi finalmente in Italia, prima a Verona e poi qui.
Ci sono delle lungaggini giudiziarie per ottenere i permessi ma spero si risolvano presto», spiega Hakim. Gli fa eco Karim: «Prima di arrivare qui sono astato in Sicilia ad Alcamo e poi a Milano».
Nel frattempo i giovani cercano lavoro: «Abbiamo molta voglia di darci da fare e costruirci un futuro. Ci interessa lavorare, va bene qualsiasi ambito, ma è difficile trovare un impiego e una sistemazione. Gli italiani sono un grande popolo e siamo grati che ci abbiano accolto, l’unico problema è il lavoro», dicono. A volte, però, c’è anche una certa diffidenza: «Molti quando ci vedevano qui pensavano volessimo rubare o spacciare ma noi siamo brave persone. Anche quando chiediamo una sigaretta o qualcosa da mangiare, la gente pensa male ma noi non vogliamo avere nulla a che fare con la criminalità, solo vivere una vita normale», chiosa Abdel. Cosa faranno una volta scaduto il termine di permanenza al dormitorio Lavisotto, i ragazzi ancora non lo sanno ma qualunque cosa, dicono è meglio della situazione che affrontavano nel loro paese di origine: «Può essere un bel posto per fare una vacanza ma viverci è difficile. Non vogliamo tornarci. Io ho perso i genitori, quindi non ho più legami col Marocco. La vita che facevo lì era una brutta vita», spiega Hakim.
E sulla situazione dei senzatetto al parco delle Albere aggiunge: «La famiglia che vive nella tenda probabilmente si è spostata per il maltempo, forse tornerà verso sera. Li abbiamo conosciuti e anche loro sono brave persone. Non sono gli unici a vivere qui, in mezzo ai cespugli poco più avanti c’è un uomo che dorme su una coperta e si è fatto un piccolo giaciglio tra le foglie. Ora è andato via per cercare da mangiare. Nei mesi scorsi c’erano altri ragazzi che dormivano sul prato».