La situazione
mercoledì 21 Agosto, 2024
di Gabriele Stanga
«Signore fa di me uno strumento della tua pace». Così recita la preghiera per la pace di San Francesco, con cui comincia ogni giornata nelle 18 scuole della Custodia di Terra Santa e della Casa Nova di Gerusalemme. E così è cominciata anche il 7 ottobre, alla vigilia dell’attacco terroristico di Hamas. «Abbiamo visto i missili passare mentre facevamo la preghiera. Dopo quel giorno siamo rimasti chiusi per 15 giorni, poi i bambini sono tornati ma tutti erano cambiati, avevano paura. Una bambina voleva chiamare il padre in continuazione, perché temeva venisse ucciso», racconta padre Ibrahim Faltas, vicario della custodia in Terra santa e ospite ieri mattina alla biblioteca di San Bernardino a Trento. Ieri sera, inoltre, padre Faltas ha guidato la fiaccolata per la pace a San Martino di Castrozza. «Da 11 mesi contiamo morti e feriti. Sono stati più di 150 mila solo a Gaza. I bambini morti sono 17 mila e più di 20 mila quelli rimasti orfani. Poi ci sono i 10 mila arrestati e le 700 perone uccise in Cisgiordania», ha spiegato.
Pericolo escalation
Di fronte all’aggravarsi del conflitto saranno cruciali i prossimi giorni: «Speriamo in un accordo entro questa settimana — afferma il vicario — Tutti abbiamo paura che l’alternativa sia la terza guerra mondiale». Un’alternativa che secondo il francescano incombe come piuttosto concreta: «Da tre settimane c’è la paura che l’Iran risponda all’uccisione di Hanyeh, leader di Hamas. Lo stesso vale per Ezbollah dopo l’uccisione del numero due Fuad Shukr. Se questa settimana non si arriva a un cessate il fuoco, risponderanno, poi interverranno anche gli stati Uniti e si arriverà alla terza guerra mondiale. Tutto dipende da questi sette giorni», le sue parole.
Due stati per due popoli
La soluzione del conflitto, secondo padre Faltas rimane quella mai attuata da settant’anni a questa parte: «Prima di tutto bisogna pensare al cessate il fuoco e a far rilasciare gli ostaggi. Poi la soluzione è creare due stati per due popoli. Tutti sono d’accordo su questa soluzione ma non viene messa in pratica. Bisogna dare un termine e dire, ad esempio, che entro dieci anni si deve costituire uno stato palestinese». Anche la popolazione, dice il vicario, appoggia questa soluzione: «La maggior parte vuole la pace, poi c’è chi non la vuole da entrambe le parti. Purtroppo molti sono in balia dei capi di governo. C’è un massacro di molte persone che non si conoscono nell’interesse di pochi che si conoscono ma non si colpiscono direttamente». Se però la soluzione appare chiara in principio, non è così semplice metterla in pratica.
Il problema Gerusalemme
«Quanto vale Gerusalemme? Tutto», diceva un vecchio film di Ridley Scott. E ancora una volta al centro sembra esserci la città santa. «Il cuore di tutto è Gerusalemme, anche in passato le trattative si sono sempre arenate quando si parlava della città. Le colonie sono un altro problema. Gli insediamenti a macchia di leopardo sono tantissimi e sono aumentati in questi giorni ma un leader forte potrebbe farli ritirare. Lo stesso Sharon lo aveva fatto. Ora è più difficile perché c’è un ministro (Nethanyau, ndr) che ha distribuito armi ai coloni».
L’emergenza umanitaria
Accanto ai tantissimi morti, c’è poi la questione sanitaria, con il dilagare della poliomielite: «Circa 600 mila bambini hanno bisogno del vaccino. Gli americani hanno detto che lo porteranno ma oltre ai vaccini mancano l’acqua, il cibo, l’elettricità», incalza padre Faltas. E il malessere si estende a tutte le etnie e religioni, anche oltre Gaza: «I cristiani di Betlemme hanno lasciato il paese e non torneranno. Oggi temiamo che i luoghi sacri diventino musei. Anche gli israeliani affrontano una situazione terribile con i familiari ostaggi, di cui non si sa quanti vivi e quanti morti. Ogni giorno fanno manifestazioni e non sanno se rivedranno i loro cari. Non c’è lavoro, non ci sono turisti, le famiglie sono molto numerose e non hanno salario. Come custodia non abbiamo mai vissuto un momento così difficile», chiosa il vicario. Questo pomeriggio alle 17, padre Faltas sarà a Verla di Giovo, dove i bambini consegneranno dei disegni per i bambini di Gaza, mentre alle ore 21 farà visita alla biblioteca di Cavalese per portare il proprio messaggio di pace. Domani mattina, invece tappa a Bolzanoper finire la sera a Pera di Fassa.