L'INTERVISTA
venerdì 23 Agosto, 2024
di Francesco Barana
Quel quantitativo di Clostebol è insignificante, non potrebbe mai dopare nessuno. Non si può collegare in nessun modo Sinner al doping» , dice Sandro Donati, negli anni 80 allenatore della nazionale di atletica, da più di quarant’anni simbolo vivente delle battaglie contro il doping e per la legalità nello sport, uno che ha pagato in prima persona la sua dirittura morale e le sue denunce. Donati, che è stato allenatore di Alex Schwazer dopo la prima squalifica (da reo-confesso) per doping del marciatore altoatesino – che invece ha sempre difeso invece dopo il secondo stop inflittogli dalla Wada («Alex nel 2012 sbagliò e giustamente pagò, mentre la seconda squalifica è stata un complotto, come ha confermato anche il Tribunale di Bolzano») – spiega che «il clostebol si può trasmettere anche con una stretta di mano». Sinner infatti è stato assolto perché contaminato dopo i trattamenti ricevuti dal suo fisioterapista, Giacomo Naldi, che aveva utilizzato uno spray a base di Clostebol (datogli dal preparatore atletico Umberto Ferrara) per curarsi una ferita al dito.
Donati, la vicenda Sinner pare surreale, non crede?
«Sì, è una storia che non ha senso, di cui di per sé non si dovrebbe nemmeno star qui a parlare Data la concentrazione così bassa di Clostebol, era chiaro fin da subito che le ragioni di Sinner erano convincenti. La riflessione da fare piuttosto è un’altra».
Sarebbe?
«Il caso Sinner può essere utile per fare delle riflessioni su tutto il sistema antidoping, che evidentemente ha delle falle e non funziona. Innanzitutto, è assodato che la lunghissima lista di sostanze proibite contiene, oltre a quelle davvero dopanti, anche altre che sono solo un riempitivo, non si sa bene perché siano lì. Anche il Clostebol non ci dovrebbe essere, ma solo se in quantità irrilevanti».
È il caso di questo steroide, il Clostebol…
«Uno steroide da doping apparente, un finto doping. E i primi a sapere che si tratta di una sostanza innocua se in piccole e irrilevanti quantità come nel caso di Sinner, e facilmente trasmissibile, sono i responsabili dell’antidoping. Le racconto questa…».
Prego
«Un giorno un direttore di un laboratorio internazionale, di cui non farò il nome, mi confidò, vantandosi, che una sua chimica, dopo aver spalmato una crema al figlioletto per lenire una ferita, si era sottoposta su sua richiesta, a titolo di esperimento interno, al test antidoping ed era risultata positiva. Questo direttore mi rivelò anche che immediatamente dopo chiese alla donna di stringere la mano a un altro collega del laboratorio, che risultò a sua volta positivo. Io gli dissi che questo genere di positività sono immorali da dare. Pensi a un atleta amatoriale: gli trovano tracce di Clostebol nelle urine e magari non sa nemmeno perché, dovrebbe star lì a ricordarsi di quante mani ha stretto».
Eppure, si possono rischiare fino a 4 anni di squalifica…
«Solo in Italia sono stati rilevati 28 casi di positività a questa sostanza. Figuriamoci nel mondo. Mi chiedo: in quelle situazioni c’è stato il garantismo e la delicatezza avuti giustamente, e sottolineo giustamente, con Sinner? Non vorrei che molti atleti ci fossero andati di mezzo solo perché non di grande nome, o perché magari privi delle possibilità economiche di un campione che può ingaggiare chimici e avvocati adeguati. Lottare per ottenere verità e giustizia è parecchio oneroso. Sa quanto costa fare ricorso al Tas di Losanna? 50 mila euro tra avvocati specializzati eccetera. E sostenere ogni altro grado di giudizio ti costa altre decine di migliaia di euro al colpo».
Lei ci è passato in questi anni con Schwazer…
«Lui si è pagato tutto di tasca propria e a fatica. Ed era Schwazer. Il sistema antidoping vive una stortura e un enorme contraddizione: da un lato è inefficace quando servirebbe davvero, dall’altro stranamente funziona su casi irrilevanti come questo del Clostebol, e spesso ai danni dei poveri cristi che non hanno i mezzi per difendersi. Quasi che si volesse fare statistica, mostrare che il sistema comunque lavora. Sì, ma contro i deboli».
Poi però capita che ci vada di mezzo, suo malgrado, il tennista più forte del mondo, una macchina da 40-50 milioni di euro l’anno…
«E allora emergono le storture di un sistema fallace. Sinner, avendo possibilità economiche, è riuscito a farle emergere nell’ottenere verità. Per questo spero si apra una riflessione generale…».
Lei è un decano degli allenatori e preparatori di campioni. Come valuta l’errore di Ferrara e Naldi, preparatore atletico e fisioterapista di Sinner?
Un errore grave e inammissibile. Trovo normale che questi due debbano lasciare ed essere sollevati dall’incarico.