La mostra

venerdì 30 Agosto, 2024

L’Heimat in mostra tra Bolzano e Nomi. Arte e figure per analizzare un concetto sfuggente

di

25 artisti e artiste, tra Bolzano e Nomi, si interrogano sulla complessità del tema

«Heimat» è una parola tedesca che racchiude in sé un mondo complesso e sfaccettato di significati, un concetto che sfida le semplici traduzioni. Spesso tradotto con «patria» o «luogo natale», «Heimat» rappresenta molto di più: è un senso di appartenenza, un legame profondo con il luogo d’origine, con la terra, le tradizioni e la cultura, ma è anche una riflessione sul senso di casa in un mondo in continua trasformazione. È da queste premesse che prende avvio un progetto espositivo regionale (che coinvolge in maniera sinergica il Trentino e l’Alto Adige e che quindi si sviluppa su due sedi) sul concetto ambivalente di «Heimat», in collaborazione tra l’Heimatpflegeverband Südtirol, il Südtiroler Künstlerbund e il Granaio di Nomi, organizzato in occasione del 75° anniversario dell’Heimatpflegeverband Südtirol. Curatrici del progetto sono Eleonora Klauser Soldá e Lisa Trockner mentre i co-curatori sono Remo Forchini e Valentine Kostner.
«Heimat», come un filo d’oro intrecciato nella trama della vita, accompagna l’essere umano sin dall’infanzia, intrecciandosi con l’identità e lasciando il segno su intere generazioni. È un abbraccio di memorie, a volte dolce e familiare, altre volte sfuggente e perduto, un sogno utopico che pulsa di emozioni vere, vive. «Heimat» è un caleidoscopio di sentimenti, un mondo interiore ricco di sfumature e significati. Tuttavia, la storia e il presente ci insegnano come questo stesso ideale possa essere distorto, trasformandosi in un’arma di esclusione, capace di seminare divisione, violenza e guerra. In un mondo dove le condizioni di vita sono radicalmente mutate, il concetto di «Heimat» si evolve, assumendo significati nuovi e inaspettati. Di fronte alle migrazioni, diventa un’interfaccia complessa, che solleva domande profonde sull’appartenenza, il radicamento culturale e la capacità di adattamento. Chi lascia la propria Heimat per cercare una nuova dimora si trova a camminare su un filo sottile tra passato e presente, cercando di ridefinire la propria identità. A tutto ciò si aggiunge l’ombra del cambiamento climatico, che non solo trasforma i paesaggi fisici, ma scuote anche l’anima. Nasce così la solastalgia, una nostalgia di casa che fiorisce senza che ci si sia mai mossi, un dolore silenzioso provocato dai cambiamenti che colpiscono la terra amata. Questa grande mostra esplora quindi «Heimat» non solo come un concetto geografico, ma anche come uno spazio emotivo e culturale, una rete di memorie e identità che si intrecciano e si evolvono. Tra le sedi Skb Artes, l’area esterna del Noi Techpark e il Granaio di Nomi, 25 artisti e artiste della regione esplorano il concetto di «Heimat» attraverso diversi mezzi espressivi e su vari livelli di contenuto. Essi decostruiscono il termine e indagano quali dimensioni il concetto complesso e stratificato di «Heimat» possa comprendere a livello culturale, geografico, sociale, politico ed emotivo, sia nel presente che in futuro. L’inaugurazione al Skb Artes di Bolzano è prevista per il 7 settembre alle 17, mentre quella al Granaio di Nomi il 13 settembre alle 18.30. Entrambe le esposizioni saranno visitabili fino al 25 ottobre 2024. In mostra troveremo i lavori di Leonhard Angerer, Walter Blaas, Italo Bressan, Susanne Burchia, Stefano Cagol, Hannes Egger, Ulrich Egger, Karolina Gacke, Werner Gasser, Elisabeth Hölzl, Elias Jocher, Wil-ma Kammerer, Kira Kessler, Angelo Demitri Morandini, Manuel Oberkalmsteiner, Elisabeth Oberrauch, Laura Pan, Lissy Pernthaler, Christian Piffrader, Leonora Prugger, Paula Prugger, Sylvie Riant, Ariel Trettel, Gustav Willeit, Andreas Zingerle.
«Questa mostra di arte contemporanea è nata grazie al 75esimo compleanno dell’Heimatpflegeverband Südtirol. Abbiamo istituito un bando dove sono stati invitati artisti e artiste altoatesine per partecipare al progetto “Heimat”, una parola complessa ma che l’arte è riuscita a rendere comprensibile e visibile. Abbiamo selezionato 22 artisti e artiste altoatesini e poi esteso a Nomi la proposta di collaborare, così da creare un dialogo, una condivisione, perché era riduttivo parlare di “Heimat” senza il Trentino. Siamo una cosa unica, apparteniamo alla stessa regione anche se quest’unione spesso non viene praticata. Sono così arrivati i tre artisti trentini (Italo Bressan, Stefano Cagol, Angelo Demitri Morandini, ndr) che verranno esposti in Alto Adige» racconta Lisa Trockner. «Abbiamo individuato opere molto interessanti. Penso al lavoro di Walter Blaas, che ha realizzato un’installazione specifica della mostra dal titolo “Shelter”: l’opera stampata su cartone, rappresenta il tema dei senzatetto in fuga o alla ricerca di una casa. L’installazione è composta da tre coppie di immagini disposte a formare una tenda, liberamente posizionate nella stanza. Le immagini mostrano primi piani di sacchetti di polipropilene, con una trama di strisce di plastica intrecciate che allude a un mondo familiare, forse evocando ricordi di una tovaglia da cucina. Solo a un’osservazione più attenta si rivela il vero significato: i sacchetti diventano metafora della mancanza di una casa, simbolo dei beni personali e delle speranze trasportate dagli esuli e dagli immigrati. Invece l’opera “Glacier 2022” di Wil-ma Kammerer esplora il drammatico ritiro dei ghiacciai, simbolo della crisi ambientale globale. La scultura, inizialmente alta 1700 mm, si riduce a 200 mm durante la mostra, rappresentando la perdita di massa glaciale e il suo impatto devastante. I ghiacciai, metafora di casa e appartenenza, ospitano la vita e incarnano un legame profondo con la natura. Lo scioglimento dei ghiacciai, con l’innalzamento del livello del mare e l’aumento di disastri naturali, rappresenta una perdita significativa, costringendo molte persone ad abbandonare le loro case e mettendo in pericolo l’equilibrio del pianeta» specifica Eleonora Klauser Soldá. «Questo progetto di mostra vuole essere un incontro fra due territori, tant’è che è stato portato avanti in maniera unitaria. Questa è la terza mostra che sto curando con l’intento di creare contaminazione, contatto e integrazione culturale fra due Province che spesso non dialogano tra loro. Credo che sia significativo sottolineare il fatto che un piccolo paese come Nomi è stato in grado di mettersi in dialogo con partner notevoli come il Südtiroler Künstlerbund» conclude Remo Forchini.