Il caso

domenica 1 Settembre, 2024

Pasticcera costretta a chiudere per maternità, si alza un coro di protesta

di

Gasperetti: «Al Tavolo per l’occupazione femminile porteremo il caso di Alice Serafini». La vicesindaca Bozzarelli: «Vorrei incontrarla»
Alice Serafini

«Mi ha amareggiato la storia di Alice Serafini costretta a chiudere la sua pasticceria Speculoos di Martignano per fare la mamma a tempo pieno, spiegando che non aveva alternative visto che l’artigiana partita Iva non ha le stesse tutele di una lavoratrice dipendente. Porteremo il suo caso al “Tavolo permanente per l’occupazione femminile” con la Provincia e l’agenzia del lavoro, tornando a chiedere misure di sostegno all’imprenditoria femminile che sta vivendo un periodo difficile e che è in calo stando ai dati del primo trimestre. Sono dieci anni che ci battiamo per questo. Il caso di Alice è emblematico: così si perdono opportunità, talenti importanti, necessari per la società». Claudia Gasperetti, professione artigiana, già presidente del movimento Donne Impresa dell’Associazione Artigiani Trentino, da dodici anni presidente del Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile istituito presso la Camera di Commercio di Trento, fa sapere di voler incontrare quanto prima la talentuosa pasticcera Serafini, con esperienze in locali stellati esteri, «per capire le difficoltà che ha incontrato» e che l’hanno portata a chiudere la sua attività di prodotti gluten free per dedicarsi al figlio Luca, nato a giugno.

«Sono stata obbligata — ha spiegato al nostro giornale la neo mamma di 32 anni— con la maternità – e da artigiana mi spetta un’indennità di cinque mesi – mi sarei pagata a malapena l’affitto dei locali. Senza considerare tasse, bollette e ulteriori spese. Lo Stato tutela maggiormente le lavoratrici dipendenti. Nel nostro caso, di donne con partita Iva, se ci si ferma tutti i costi sono sulle nostre spalle, per questo molte cercano di rientrare quanto prima, ma il mio è un lavoro fisico: non posso fare smart working, devo essere in laboratorio, produrre dolci. A chi lo lasciavo il bimbo? Come facevo ad allattarlo? Ho dato priorità alla famiglia: voglio veder crescere il mio Luca», le parole di Serafini.

Claudia Gasperetti fa sapere che una soluzione per conciliare impresa e maternità c’è, o meglio un progetto, «per quanto di difficile attuazione». Quello della co-manager, figura professionale che si incarica di portare avanti l’attività svolta dalla neo-mamma per il tempo necessario, anche fino al dodicesimo anno di vita del bimbo. «Purtroppo è un progetto poco conosciuto e per quanto vi siano fondi provinciali ed europei a coprire circa il 70% dei costi, per l’imprenditrice di turno può risultare comunque troppo oneroso, senza contare paletti e restrizioni — riferisce Gasperetti —. Un progetto insomma da snellire in modo favorevole, e anche questa è una richiesta che avanzeremo al prossimo Tavolo per l’occupazione femminile, all’assessore Achille Spinelli che nell’ultimo incontro aveva evidenziato l’importanza di riportare le donne nel mondo del lavoro».

Intende conoscere di persona la pasticcera neo mamma anche la vicesindaca di Trento, Elisabetta Bozzarelli. «Spiace che abbia chiuso un’attività molto apprezzata del territorio. Nei prossimi giorni cercherò di incontrare Alice per riuscire a confrontarsi — fa sapere l’assessora — : mi interessa approfondire le ragioni che l’hanno portata a prendere questa decisione, verificare se sia stata dovuta magari all’eventuale carenza di servizi. Il lavoro dell’amministrazione è per una Trento accogliente, l’impegno è anche sulle conciliazioni, perché le donne possano fare tutte le scelte possibili e per far crescere i figli: i servizi di prima infanzia sono potenzialità importanti. Penso che la denatalità sia legata anche a una fiducia rispetto alla prospettiva di futuro che è del singolo ma anche della collettività e il Trentino e l’Italia devono lavorare appunto su questo. Se chi sospende il lavoro per dedicarsi ai figli lo fa di sua iniziativa, come sua scelta, va bene. Non va bene invece se è una necessità forzata dal non avere alternative e capita spesso che il peso sia sulle spalle delle donne».