L'analisi

domenica 1 Settembre, 2024

La popolazione dal 2027 crescerà solo con i migranti: i dati

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Secondo le proiezioni Istat, il Trentino nel 2050 perderà quasi 30mila lavoratori. Il saldo migratorio interno e le nascite non saranno più sufficienti a compensare

I numeri spazzano via ogni malinteso e, al di là delle interpretazioni, dicono due cose chiaramente: che la popolazione trentina sta invecchiando e che solo grazie alle migrazioni dall’estero riuscirà a mantenere un tasso di crescita attivo nei prossimi anni. E quello che sembrava una previsione su un futuro lontano diventerà invece realtà già nel 2027. Sono questi i dati che emergono dalle più recenti analisi e proiezioni di Istat sugli andamenti demografici del Trentino. Il quadro che esce è quello di un inverno demografico che sarà contrastato solo in parte dalla primavera delle migrazioni, ma che, senza un intervento strutturale, è destinato comunque a peggiorare.

Sorpasso nel 2027

Nel 2023 il dato certificato da Istat parla di un saldo naturale per il Trentino, ossia il totale dei nati meno il totale dei morti, pari a -1.361 a cui però vanno aggiunte 2.126 persone del saldo migratorio estero e 1.519 di quello interno per un saldo totale positivo per 2.284 persone, per un tasso di crescita della popolazione di 4.2. Analizzando le proiezioni Istat un anno significativo risulta essere il 2027. Storicamente infatti, e fino a quell’anno, per compensare il saldo naturale negativo del Trentino bastava il saldo migratorio interno, ossia le persone che si spostavano in Provincia da altre parti d’Italia. A partire dal 2027 non sarà più così: il saldo naturale per quell’anno è infatti previsto a -1.453, mentre quello migratorio interno si attesterebbe a 1.444. La somma è quindi -9, il primo dato negativo tra i due registrato. Sarà quindi solo il saldo migratorio dall’estero, pari a 1.761, a portare una crescita della popolazione calcolata in 1.752 individui. Secondo le proiezioni di Istat questo rapporto non farà che aumentare in futuro, con un tasso di migrazione interna più basso anno dopo anno, arrivando a essere di circa 200 unità inferiore ad oggi nel 2040 ed il ruolo dell’immigrazione dall’estero che diventerà quindi sempre più cruciale. Non basterà però da sola: pur permettendo di mantenere un tasso di crescita della popolazione ancora positivo per oltre un ventennio infatti, secondo le proiezioni di Istat il Trentino nel 2050 avrà un tasso negativo dello 0,1. Il risultato del -2.548 del tasso naturale che non sarà completamente compensato dai 1.510 migranti previsti in arrivo dall’estero e dalle 993 persone della migrazione interna.

La scomparsa dei lavoratori

Sono le proiezioni sul mercato del lavoro a rendere evidente come l’inverno demografico si traduce anche in un problema economico. Un problema che la Camera di Commercio di Bolzano, in uno studio recente, ha stimato porterà a una riduzione del Pil pro capite della popolazione alto atesina del 13% da qui al 2050 senza azioni mirate. Questo in parte perché si ridurrà drasticamente il totale della popolazione attiva, quella tra i 15 e i 65 anni, già di per sé un dato spurio visto che, naturalmente, molti giovani tra i 15 e i 30 anni non si trovano attivamente nel mercato del lavoro, dedicandosi invece allo studio. La popolazione attiva in Trentino era pari al 67% del totale nel 2000, pari a 320mila persone. Un dato sceso percentualmente oggi al 63%, per un totale però più alto ossia 343mila persone (questo perché è cresciuto il totale della popolazione). Si tratta però di una forza lavoro destinata a calare. Nel 2030 la popolazione attiva sarà il 61% circa e si perderanno quasi 4mila lavoratori potenziali rispetto al 2020. Guardare le proiezioni al 2040 e al 2050 diventa una vertigine negativa. Tra 26 anni la popolazione attiva, rispetto al totale, sarà del 56% e si saranno persi più di 23mila lavoratori rispetto al 2020. Nel 2050 i punti percentuali persi rispetto ad oggi saranno quasi 10, con una popolazione attiva che si attesta sul 54% e i lavoratori in meno quasi 30mila, per un totale di circa 316mila. Si tratta di numeri al netto del tasso stimato di ingresso di popolazione dalle altre regioni d’Italia e dall’estero. Sarà necessario quindi trovare nuove risorse anche all’interno della popolazione. Fondamentale quindi garantire alle donne un accesso paritario al mondo del lavoro, con il welfare necessario a farsi carico dei compiti di cura affinché questo sia possibile. Anche questo però non basterà, gli indicatori recenti dicono che ormai, ed è un dato positivo, l’occupazione femminile in Italia under 45 ha tassi simili a quelli di altri paesi europei. Si può crescere quindi, ma fino ad un certo punto. Servono strategia di più ampio respiro affinché, dopo l’inverno demografico, possa sbocciare una nuova primavera.