L'opera

mercoledì 11 Settembre, 2024

Diga del Vanoi, ora Zaia tira il freno: «Senza certezze siamo contrari»

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Il governatore veneto: «Rischi geologici». Zanotelli: «Non cambia, vie legali»

Ora il governatore veneto Luca Zaia tira il freno a mano sul progetto di realizzazione della diga del Vanoi. «Finché non sarà risolto fino in fondo l’ultimo micrometrico dubbio, la nostra è una posizione di chiusura all’opera», ha dichiarato ieri da Palazzo Balbi, sede della giunta regionale a Venezia. Non cambia di una virgola la posizione della Provincia di Trento: «Rischi o non rischi, l’opera è illegittima», ribatte l’assessora Giulia Zanotelli.
Il progetto
Lunedì, a Canal San Bovo, la tappa del dibattito pubblico ha raccolto oltre 200 «no», tanti sono stati i partecipanti alla serata organizzata dal Consorzio di bonifica del Brenta, promotore dell’opera. In Primiero è partita anche una raccolta firme nelle scorse settimane: si contano già oltre 6mila adesioni. Le strade dei paesi interessati dal progetto, in primis Canal San Bovo, sono tappezzate di striscioni contro l’opera. La popolazione, insomma, si è schierata.
Il progetto prevede la realizzazione di una diga nel territorio comunale di Lamon (Belluno), ma con bacino artificiale in Trentino. L’invaso ricoprirebbe l’intera Val Cortella, attraversata dal torrente Vanoi, fino alle porte di Canal San Bovo. Una valle incontaminata, racchiusa tra verdi pendii montuosi: tredici anni fa è stata liberata anche dagli ultimi ronzii di auto che passavano per l’omonima strada centenaria, chiusa al traffico dopo il crollo di una parte del monte Totoga e mai riaperta. Ora il bacino potrebbe ricoprire la valle con 33 milioni di metri cubi d’acqua. L’obiettivo principale del consorzio di bonifica è quello di dare ossigeno alla pianura venuta nei periodi di siccità.
La posizione del Veneto
La giunta regionale del Veneto, a novembre 2020, inserì l’opera nella lista dei progetti per cui si chiedevano i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dopodiché, a luglio 2022, il ministero delle Politiche agricole stanziò 1,5 milioni di euro a carico del Consorzio di bonifica del Brenta per la progettazione definitiva del serbatoio del Vanoi.
Ma ora la Regione Veneto sembra fare un passo indietro. «Noi non siamo innamorati né di una posizione né di un’altra — ha spiegato ieri il governatore Zaia rispondendo a una domanda in conferenza stampa — Nessuno può permettersi di dire che la Regione sostiene o non sostiene questa infrastruttura. La regola aurea vale per tutti progetti: serve chiarezza sugli aspetti tecnici. L’opera non è proposta dalla Regione, ma dal consorzio. Detto questo — ha aggiunto — c’è una fase di audizione pubblica, che coinvolge tutti gli stakeholder. Nei giorni scorsi la Regione ha inviato una nota sintetica al consorzio in cui abbiamo sottolineato perplessità sulla fragilità geologica del territorio. La nota sarà più corposa nel momento dell’audizione».
Il governatore leghista ha quindi sottolineato la necessità di ulteriori indagini. «Ci vuole una campagna di verifiche geologiche e campionamenti perché non possiamo evitare assolutamente un nuovo disastro del Vajont — ha proseguito Zaia — È giusto che si facciano tutte le verifiche: finché non sarà risolto fino in fondo l’ultimo micrometrico dubbio la nostra posizione è una posizione di chiusura. Vogliamo che le carte siano chiare. Qualcuno può dire che i tecnici c’erano anche nel Vajont? Infatti avevano detto che franava la montagna», ha concluso.
Zanotelli ferma 
Le parole di Zaia non hanno fatto breccia nella giunta provinciale di Trento. «Non cambia nulla. Il presidente Fugatti aveva già avuto modo di parlare con Zaia. La nostra posizione non cambia — dice l’assessora provinciale all’ambiente Zanotelli — Per noi, già soltanto l’avvio del dibattito pubblico viola l’articolo 36 del Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche perché non c’è nessun accordo preventivo tra Provincia autonoma di Trento e Regione Veneto. Non si può andare a casa di un altro e alzare un’opera senza avergli chiesto nemmeno le autorizzazioni. La vedo dura». La Provincia procederà, dunque, nel solco già tracciato, quello delle vie legali. Nella delibera approvata nella scorsa seduta si entra nel dettaglio: «Ai sensi dell’articolo 36 per fronteggiare le emergenze dovute a fenomeni di siccità, nonché la tutela dell’ambiente, la corretta modalità di azione avrebbe dovuto essere preceduta da un accordo tra la Provincia e la Regione Veneto, con riguardo a un ventaglio di possibili soluzioni operative per fronteggiare le crisi idriche che, evidentemente, per tutto quanto già segnalato in passato sulle criticità territoriali ed idrogeologiche, possono e devono essere ben diverse da quella ipotizzata dal Consorzio».