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mercoledì 11 Settembre, 2024

Migranti, il report di Astalli: in Trentino rifiutata l’accoglienza a 1.500 migranti

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La risposta per l’ingresso in un progetto di protezione internazionale è passata da 32 a 236 giorni. Secondo i dati la maggioranza viene dal Pakistan e cerca lavoro

Se un servizio dà risposta a meno di un quinto delle domande presentate, non sembra stia facendo il suo lavoro. Eppure, sono proprio queste le prestazioni del sistema di accoglienza trentino secondo i dati presentati da Astalli nel suo «Report sull’Accoglienza». Sono state 1.805 le persone che hanno fatto domanda di protezione internazionale in Trentino nel 2023, di queste solo 319 sono state accolte. Non perché non avessero diritto all’accoglienza, è bene ricordare che in attesa che la commissione si esprima sulla loro domanda infatti tutti i richiedenti protezione internazionale (Rpi) hanno diritto ad essere accolti, ma perché il numero massimo, stabilito dalla Provincia in 734 posti, non permetteva loro l’ingresso nel sistema di accoglienza. Fatto sta che solo al 17% dei richiedenti asilo è stato garantito quello che è un loro diritto, mentre gli altri hanno dovuto trovare accoglienza nei dormitori per migranti, istituiti da Astalli e altre realtà grazie all’impegno, anche economico, del Comune di Trento, oppure cercare fortuna in altre regioni d’Italia o in altri paesi europei. Ma quel dato degli arrivi, più di 1.800, dice anche un’altra cosa: che i flussi sono indipendenti dalle politiche di accoglienza applicate e dipendono invece da situazioni geopolitiche, guerra, sconvolgimenti climatici e miseria, che spingeranno sempre persone e famiglie a partire in cerca di una vita migliore.

I dati del report di Astalli

Crescono i tempi d’attesa
Le politiche di accoglienza hanno invece un effetto sulla loro efficienza. Il report di Astalli racconta anche questo. In particolare sono letteralmente esplosi i tempi di attesa negli ultimi anni. Secondo l’analisi di Astalli il tempo per entrare in un progetto di accoglienza, dal momento in cui un migrante presenta domanda di protezione internazionale, durante l’inverno 2021/2022 era di 32 giorni, due anni dopo l’attesa è sette volte più alta e arriva a 236 giorni, quasi 8 mesi. Di conseguenza aumenta la pressione sui dormitori, unica alternativa per queste persone a dormire al freddo e al gelo durante l’inverno e non solo (basti pensare a quanto piovosa è stata l’ultima primavera trentina). Il tempo di attesa per entrare in un dormitorio è passato da 21 giorni a più di tre mesi, ossia 99 giorni. Cresce enormemente anche il tempo trascorso dalle persone in queste strutture, che ci passavano circa 89 giorni un anno fa e invece nell’inverno 2023/2024 sono rimasti nei dormitori per 141 giorni, circa 5 mesi. Questo da una parte è un dato positivo, che racconta l’impegno delle realtà del territorio, e spesso anche del Comune di Trento, per garantire che le persone non rimangano in mezzo a una strada, ma dall’altra mostra anche le carenze del sistema provinciale. I richiedenti protezione internazionale hanno diritto ad un’accoglienza vera e propria, fatta di una casa, ma anche di corsi di lingua e integrazione. Il dormitorio è un tampone, non la risposta al problema.
La popolazione migrante
L’indagine di Astalli racconta anche qualcosa della storia e della composizione di questo fiume di vita passato per Trento e che qui sta cercando, o ha cercato, di costruire una sua vita. Innanzitutto la provenienza: il 28,9% delle persone incontrare arriva dal Pakistan, poi c’è il Marocco (23,9%) e più staccate Nigeria (10,8%), Egitto (3,8%) e Tunisia (3%). Quasi la metà, il 48%, ha tra i 18 e i 30 anni, mentre il 33,3% tra i 31 e i 40. Un terzo di loro, quando Astalli li ha incontrati, erano in attesa di progetto. Interessante anche scoprire qual è la richiesta che hanno presentato più volte agli operatori di Astalli: supporto per il lavoro o formazione per esso in 307 casi, prima ancora che una richiesta di casa (118) o un supporto legale per la richiesta di asilo (253).
Zanella: «Situazione drammatica»
A denunciare un contesto che a suo dire «fa acqua da tutte le parti» è stato anche il consigliere provinciale del Partito Democratico Paolo Zanella, durante il «question time» in Consiglio provinciale. Il consigliere è partito da due fatti di cronaca: la denuncia degli attivisti dello Sportello Casa per tutti che una decina di minori, figli di persone migranti in emergenza abitativa, non riuscivano a perfezionare l’iscrizione a scuola e poi l’allarme, del Punto d’approdo di Rovereto e della Casa della giovane di Trento, che ci sono donne costrette a vivere per strada perché non si riesce a trovare loro un alloggio, solo a Trento sarebbero 10 in lista d’attesa. «Il continuo rimpallo di responsabilità attuato dalla Provincia non ha nulla a che fare con un’accoglienza stabile e dignitosa – dice Zanella – La situazione è drammatica, siamo di fronte a una violazione dei diritti umani». Motivo per cui il consigliere ha presentato una nuova interrogazione chiedendo alla Provincia se trova accettabile l’attuale situazione o se pensa di dare una risposta più organica al fenomeno.